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Crimini e misfatti: la crisi li incentiva

Con la crisi non si registra solo un aumento dei reati contro il patrimonio. Crescono anche altri settori dell’economia criminale, come la contraffazione o l’usura. Perché se diminuisce il potere di acquisto, il consumatore delle fasce meno agiate cerca beni e servizi sui mercati illegali
CRISI E AUMENTO DEI REATI

Uno dei temi della campagna elettorale, trattato con evidenti fini propagandistici, è la possibile correlazione tra la crisi economica in atto e l’aumento della criminalità. Ad esempio, un recente articolo di Guido De Blasio e Carlo Menon apparso su lavoce.info mostra una correlazione tra il rallentamento dell’attività economica e l’aumento di alcune tipologie di attività criminose, come i furti, negli anni 2008-09.
In questo contributo ci proponiamo di analizzare la dinamica di alcune fenomenologie criminose, ponendo in luce alcune ipotesi di correlazioni tra crisi e variazione positiva dell’economia criminale, fondate sull’emergere di mercati paralleli di beni e servizi di natura illegale.

L’ANDAMENTO DELLA MICROECONOMIA CRIMINALE

I dati che emergono dalla relazione semestrale del Viminale (aggiornati al 30/6/2012) ci dicono che, durante la crisi, ad aumentare sono stati principalmente i furti in abitazione (+25,8 per cento, operati da piccole bande italiane, o in alcuni casi da ladri solitari). Stessa considerazione per i furti con destrezza (+10,1 per cento) e gli scippi (+6,2 per cento). Mentre diminuiscono i furti in banca (-22,1 per cento), quelli dove agisce spesso la criminalità organizzata. (1)
La crisi inoltre conferma quanto supposto nella teoria economica: quando le imposte dirette, oltre a quelle indirette, sui beni di consumo con domanda poco elastica sono ritenute indistintamente elevate in rapporto ai redditi, con conseguente abbassamento del potere d’acquisto, la domanda di tali beni o diminuisce o comincia a spostarsi dal mercato legale a quelli paralleli (illegali) che offrono sostituti di quei beni a prezzi notevolmente più bassi. E lo stretto rapporto di causa-effetto tra gli aumenti di prezzo e il comportamento di una parte dei consumatori (quelli che, oltre certi livelli di rincari, hanno preferito rivolgersi ai mercati paralleli) è stato confermato anche dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione nello scorso settembre. (2) Che annota: “sembra acclarato il fatto che, avendo i consumatori piena consapevolezza delle proprie scelte, si rivolgano volontariamente al mercato illegale”. E si tratta proprio del mercato “secondario” della contraffazione, nel quale l’acquirente è pienamente consapevole della qualità inferiore del bene. (3)
All’effetto di sostituzione contribuisce la diminuzione del reddito reale che, secondo le stime del recente studio di Rete Imprese Italia, nel 2013 scenderà a un livello pari a quello di 27 anni fa.
Anche i dati del Viminale registrano negli ultimi anni questa tendenza, soprattutto con i prodotti non ritenuti voluttuari come sigarette, alcolici, benzina, ma anche abbigliamento e alimentari. Tutti beni che ora vengono in parte acquistati sui mercati paralleli a un prezzo più basso rispetto al mercato regolare. Nell’ultimo anno, come riportato nella relazione, le denunce per contrabbando sono aumentate del 28,9 per cento. E sono aumentati anche i sequestri di beni alimentari contraffatti, arrivati nel 2011 a 24 mila chili, per un valore di circa 850 milioni di euro. (4)
Uno studio del Censis insieme al ministero dello Sviluppo economico quantifica il peso della contraffazione in Italia in 4,6 miliardi di euro di imposte evase, in 13,7 miliardi di produzione legale in meno e in 110mila lavoratori regolari in meno. (5) La ricerca afferma che a sostenere i mercati paralleli è una domanda “consistente” da parte di consumatori “indifferenti al fatto di compiere un atto illecito e convinti di fare un affare”.

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AUMENTANO GLI USURAI

Secondo un’elaborazione della Confesercenti, dal 2008 al 2011 sono state oltre 245 mila le attività commerciali al dettaglio, della ristorazione e dei piccoli artigiani costrette a chiudere i battenti. (6) Di queste, circa il 40 per cento deve la cessazione all’aggravarsi di problemi finanziari, a un forte indebitamento, all’usura. In base alle informazioni di Sos Impresa e alle telefonate che giungono agli sportelli di aiuto presenti su quasi tutto il territorio nazionale, è possibile stimare il numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurari in non meno di 200 mila unità, con oltre 600 mila posizioni debitorie. Se agli inizi del Duemila le stime indicavano in circa 25 mila il numero degli usurai in attività, oggi si è arrivati a oltre 40 mila soggetti, molto spesso noti all’autorità giudiziaria, ma irraggiungibili da procedimenti giudiziari per vistose lacune della legge su questo reato, oltre che per mancate denunzie, giustificabili con la paura di subire ritorsioni, ma soprattutto con il timore di non poter in futuro ricorrere ancora al mercato parallelo del credito. Inoltre, sempre il Viminale segnala che in un anno le denunce per usura sono cresciute del 3,6 per cento.
Cosa suggeriscono le dinamiche qui riportate in estrema sintesi? Nel corso di una crisi economica non si rileva solo un aumento dei reati contro il patrimonio. C’è da registrare anche un altro effetto legato alla riduzione dei redditi: la domanda di beni e servizi da parte di soggetti in fasce di reddito meno agiate, nelle fasi di crisi, si rivolge a mercati paralleli (informali, sommersi, gestiti dalla criminalità). Una sorta di effetto di sostituzione, come descritto nella teoria del consumatore, dove però i beni e i servizi considerati come perfetti sostituti sono di produzione illegale. Si tratta di una sorta di circolo vizioso, con una crisi economica che determina una diminuzione di domanda di beni e servizi (con conseguente contrazione dell’offerta) e uno spostamento della domanda stessa verso beni e servizi illegali, la cui produzione innesca un allargamento dell’economia invisibile a danno di quella reale, aggravando ulteriormente la crisi economica.

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(1) Dati confermati dall’Ossif, il Centro di ricerca Abi in materia di sicurezza: a livello nazionale, le rapine allo sportello sono passate da 766 nei primi otto mesi del 2011 a 624 nello stesso periodo del 2012 (-18,5 per cento). Si conferma pertanto il trend positivo degli ultimi anni: dal 2007 a oggi le rapine in banca si sono più che dimezzate (-59 per cento). Influisce sul dato, probabilmente, un rafforzamento dei sistemi di sicurezza superabile solo con forme sofisticate di impiego di specialisti e di mezzi, adottabili solo da organizzazioni criminali.
(2) Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale (Doc. XXII-bis N. 6), pag. 12. Approvata dalla Commissione nella seduta del 12 settembre 2012.
(3) Come riportato nel rapporto “Gli investimenti delle mafie”, finanziato dal “Programma operativo nazionale sicurezza per lo sviluppo – Obiettivo convergenza 2007-2013” e redatto da Transcrime, il mercato della contraffazione è convenzionalmente diviso in un mercato primario, nel quale i falsi sono venduti a consumatori ignari (che sono dunque ingannati) e in un mercato secondario, nel quale l’acquisto del bene contraffatto è assolutamente consapevole e la qualità inferiore del bene è accettata a fronte di un minor prezzo pagato. Tra gli altri, sul tema, cfr. M. Centorrino, F. Ofria, L’economia della contraffazione, Rubbettino Ed., 2004.
(4) Movimento difesa del cittadino e Legambiente, Italia a tavola 2012, Rapporto sulla sicurezza alimentare, presentato a Roma il 5 novembre 2012.
(5) Ministero dello Sviluppo economico-Censis, L’impatto della contraffazione sul sistema-paese: dimensioni, caratteristiche e approfondimenti, Roma 22 ottobre 2012.
(6) Confesercenti nazionale, Relazione per la III edizione del No Usura Day, Roma 21 novembre 2011.

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  1. lina arena

    Anche il buon Centorrino dovrebbe conoscere le vicende degli usurai e dovrebbe sapere quanta corresponsabilità grava sulle banche e sui politici. Le leggi antiusura sono state uno stupido paravento perchè invece di bloccare gli usurai li hanno solo fatto proliferare..E poi la volgare inerzia degli organi antimafia: fanno solo ridere e dimostrano di essere predelline di lancio per i capi posti a presiederli. Grasso insegni anche per la vacuità del suo operato.

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