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Dall’emergenza spunta il bonus per figli fino a 14 anni*

La proposta del ministro Bonetti di allargare a tutti i figli fino a 14 anni l’assegno di natalità mira a riunire in un’unica misura tutti gli interventi previsti a favore delle famiglie. Richiede risorse ingenti, ma ridurrebbe povertà e disuguaglianze.

Dall’assegno di natalità alle misure di emergenza

Istituito nel 2015 dal governo Renzi come contributo economico offerto alle famiglie con un indicatore della situazione economica equivalente (Isee) inferiore a 25 mila euro per ogni figlio nato o adottato, l’assegno di natalità (o bonus bebè) è diventato, da gennaio 2020, un contributo economico ad accesso universale. L’assegno, di durata annuale, è offerto dallo stato alle famiglie per ogni figlio nato, adottato o in affidamento preadottivo nell’anno in corso ed è modulato a seconda di tre scaglioni Isee: 160 euro mensili per Isee fino a 7 mila euro, 120 euro mensili per Isee da 7 mila a 40 mila euro, 80 euro mensili per Isee oltre 40 mila euro.

Ora, la crisi di liquidità indotta dall’emergenza Covid-19 spinge il governo a prevedere interventi straordinari per sostenere le famiglie con figli. Il 19 aprile 2020 il ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha proposto di estendere la platea dei beneficiari dell’assegno di natalità anche a tutte le famiglie con figli in età 1-14 anni. Si tratta di un intervento straordinario ancora al vaglio del governo che interesserebbe 5,4 milioni di famiglie (circa 5 milioni di famiglie in più rispetto a quelle già attualmente destinatarie).

Sulla misura vale la pena fare alcune considerazioni.

Costi ed effetti

In primo luogo, qual è l’onere per la finanza pubblica di questo che, di fatto, si configura come un assegno straordinario per i figli fino a 14 anni? E quali effetti può avere sul reddito disponibile delle famiglie e in generale sui livelli di disuguaglianza e povertà?

Per rispondere a queste domande, abbiamo fatto ricorso al modulo italiano del modello di microsimulazione fiscale statico dell’Unione Europea, Euromod, aggiornato al 2019. Sulla base degli ultimi dati It-Silc rappresentativi della popolazione italiana, abbiamo simulato sia l’assegno di natalità 2020, previsto dalla legge di bilancio per il 2020 per i figli nati nel 2020, sia l’estensione dell’assegno anche per i figli da 1 a 14 anni come misura di sostegno alle famiglie per l’emergenza Covid-19.

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La spesa totale massima dell’assegno di natalità per il 2020 è stimata in circa 490 milioni di euro, quasi 46 milioni in più rispetto a quanto era stato stanziato per i nati nel 2019. L’aumento nei costi è dovuto principalmente al fatto che, per la prima volta, l’assegno diventa un contributo universale che comprende tutte le fasce Isee, seppur sempre rivolto a famiglie con figli nati o adottati nel 2020.

L’estensione dell’assegno di natalità alle famiglie con figli tra 1 e 14 anni amplia evidentemente l’onere per la finanza pubblica. La stima del costo massimo con la platea di potenziali beneficiari allargata sale a circa 7,8 miliardi di euro per una annualità (quindi 7,3 miliardi in più di quanto già stanziato). Va detto che il costo scenderebbe a 5,2 miliardi se la misura fosse attuata a partire da maggio 2020.

È innegabile che l’assegno, così potenziato, avrebbe un impatto significativo sulla disponibilità di reddito delle famiglie con figli di 0-14 anni. La distribuzione dei 7,8 miliardi è rappresentata nel grafico 1 per decili di reddito equivalente: la metà delle risorse aggiuntive andrebbe a sostegno delle famiglie dei primi quattro decili.

Va detto però che, poiché non sono previsti vincoli di reddito, circa un miliardo sarebbe a disposizione di famiglie appartenenti ai due decili più elevati della distribuzione dei redditi (figura 1).

Dal punto di vista redistributivo, l’assegno straordinario risulta molto efficace. Infatti, diminuiscono sia l’indice di Gini sia l’incidenza della povertà complessiva e quella sui minori (tabella 1). Il risultato è coerente con le aspettative legate a un investimento così sostanzioso da parte dello stato, mai previsto prima d’ora per una misura straordinaria.

Verso l’assegno unico per figlio

La proposta del ministro Bonetti ha il merito di non moltiplicare la frammentazione ed eterogeneità degli interventi che ha finora caratterizzato il sistema di protezione sociale italiano. Ed è certo un intervento di risposta all’emergenza Covid-19: un sostegno al reddito delle famiglie con figli come riconoscimento dello sforzo aggiuntivo richiesto per fronteggiare il sovrappiù di responsabilità educative e organizzative che devono sopportare nella situazione attuale.

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Come dichiarato dal ministro, la proposta rappresenta però anche il preludio di una più ampia rivisitazione dei già esistenti contributi economici alle famiglie con figli, delle detrazioni per figli a carico e degli assegni per i nuclei familiari, per introdurre il cosiddetto assegno unico per ogni figlio a carico o assegno figlio. In altre parole, al di là della logica dell’emergenza, si riconosce la necessità di procedere in breve tempo al riordino dell’insieme dei trasferimenti destinati ai minorenni e alle loro famiglie, in direzione dell’equità e dell’universalismo, come in più occasioni sostenuto anche da Chiara Saraceno. L’auspicio è che qualsiasi futuro intervento, che abbia l’ambizione di raggruppare tutte le precedenti misure in un unico strumento, sia accompagnato da un’attenta attività di valutazione in grado di quantificarne i costi e misurarne l’efficacia.

* Le opinioni espresse dagli autori sono esclusivamente personali e non coinvolgono le istituzioni per cui lavorano.

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  1. Carlo

    L’assegno unico sarebbe una rivoluzione copernicana per due motivi.
    Primo: gli assegni familiari sono gestiti dall’Inps e le detrazioni fiscali sono gestite dall’Agenzia delle Entrate: convogliare tutto in un ente dimezza la burocrazia e fa risparmiare le imprese (basti pensare alle gestione delle detrazioni, percentuali e mesi nelle buste paghe e di riflesso nelle Certificazioni Uniche e versamento ritenute).
    Secondo: passare da un sistema di detrazione fiscale ad un sussidio basato sull’Isee fa aumentare l’efficienza del sistema. A fronte di sanzioni penali, molti evasori/elusori o con redditi/beni esteri saranno posti davanti al dilemma se dichiarare o rinunciare. Così ci saranno più risorse per le famiglie o per chi paga le tasse.
    Inoltre l’irpef non intercetta redditi esenti o a tassazione sostitutiva: ad esempio il calcolo della detrazione fiscale nel caso di un padre agricoltore ed una madre dipendente è totalmente sballata perché i redditi agricoli oggi sono esenti e quindi l’Isee ridurrà i benefici a chi avendo redditi esenti, ha accumulato risparmi o proprietà.

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