Una banca dati che utilizza i chilometraggi di scatole nere e telepass consente di seguire la ripresa giorno per giorno. Sarà difficile tornare ai livelli di Pil e di consumi del passato. Ma la voglia di lasciarsi alle spalle la pandemia sembra forte.

La banca dati sul traffico

I disastri che la pandemia ha inflitto all’economia italiana li patiremo ben oltre il 2020, in ragione di debolezze strutturali che con l’emergenza nulla c’entrano. Probabilmente, tra cinque anni saremo ancora a valutare quanti euro mancano per tornare ai consumi o al Pil pro capite del 2019 (quando ancora non avevamo recuperato rispetto al 2007). La triste prospettiva non è però una buona ragione per non vedere che l’economia italiana è già in ripresa. Debole quanto si vuole, ma c’è, e la si può misurare attraverso l’analisi dei dati sulle percorrenze di veicoli leggeri e pesanti forniti su base giornaliera da Mobility data lab su piattaforma Infoblu e Octo telematics per un campione (autoselezionato) di circa 4 milioni di veicoli, di cui oltre 200mila sono camion con peso a vuoto superiore a 3,5 tonnellate. Gli spostamenti sono rilevati sull’intera rete stradale attraverso i dati telematicamente inviati dalle scatole nere installate sui veicoli, integrati con le informazioni dei telepass. Esiste infatti una correlazione tra percorrenze di veicoli leggeri e consumi da una parte, e spostamenti di veicoli pesanti e il Pil dall’altra.

Auto: breve racconto giorno per giorno

Per quanto riguarda i veicoli leggeri, il giorno migliore del 2020 (finora) è stato il 16 febbraio (figura 1). Il giorno peggiore è il 12 aprile, la domenica di Pasqua (praticamente con zero spostamenti), ma già il 29 marzo la perdita di chilometraggio giornaliero rispetto al 16 febbraio era del 94 per cento.

Le oscillazioni infrasettimanali si invertono rispetto al “mondo normale” (25 febbraio – 22 maggio): il week-end diventa il periodo a traffico meno intenso, anche per i veicoli leggeri. Dall’ultima settimana di aprile le cose cominciano a migliorare.

Per escludere che il traffico di veicoli leggeri risenta (troppo) dell’eventuale effetto di ritorno al lavoro tradizionale, cioè che l’incremento degli spostamenti sia dovuto al pendolarismo legato al lavoro in presenza presso gli uffici, è sufficiente osservare che nelle prime quattro settimane di maggio la variazione media delle percorrenze giornaliere, settimana su settimana, è dell’81 per cento nelle domeniche, del 63 per cento nei sabati e tra il 20 e il 30 per cento nei giorni da lunedì a venerdì (salvo il “tendenziale” sul primo maggio, che era un venerdì). Il ritorno alla mobilità leggera è genuinamente di tipo leisure, con impatto sui consumi.

I dati giornalieri hanno grande fascino, ma per evidenziare con maggiore chiarezza le tendenze del traffico bisogna almeno eliminare le oscillazioni dovute ai diversi giorni della settimana (mentre è molto difficile l’utilizzo di filtri per eliminare la stagionalità perché le serie storiche sono cortissime).

Leggi anche:  Un Ponte che impoverisce l’Italia

La figura 2 si riferisce alle percorrenze dei veicoli leggeri, aggregando i dati su base settimanale. La caduta dell’82 per cento circa tra la settimana del 17-23 febbraio e l’ultima di marzo è un buon indice della perdita della spesa per consumi nei settori vincolati dal lockdown, dall’abbigliamento alla ristorazione per fare solo due esempi. Più importante è quantificare il “dopo”: dal 4 maggio, l’inizio della “fase 2”, la ripartenza si vede a occhio. La settimana 4-10 maggio segna un incremento delle percorrenze del 100 per cento rispetto alla precedente, ma su un livello comunque sotto del 52 per cento rispetto alle settimane normali precedenti il lockdown. Nelle ultime due settimane, dall’11 al 24 maggio (avendo imputato i dati per l’ultimo giorno con il tasso di crescita dei precedenti sei), vi è un ulteriore incremento, esattamente a cavallo del giorno della ripartenza (18 maggio).

Come si muovono i veicoli pesanti

La figura 3 mostra le percorrenze dei veicoli pesanti. Si vede bene che la produzione si è adeguata con ritardo al calo della domanda o, in alternativa, che i consumi si sono fermati prima. I veicoli pesanti raggiungono il minimo settimanale, infatti, solo nel periodo immediatamente successivo alla Pasqua e ancora nella settimana precedente al 4 maggio (inizio “fase 2”) stazionano su quel livello, inferiore del 47 per cento rispetto alla settimana “normale” del 10-16 febbraio.

Nelle due settimane seguenti la crescita delle percorrenze è attorno al 30 per cento rispetto alla media settimanale osservata nel mese precedente. È troppo presto per dire che la vigoria della ripresa dell’attività produttiva è già calante, come sembrerebbe dalla riduzione della pendenza della curva già a partire dalla terza settimana di maggio.

La tabella 1 è un tentativo di trarre qualche conclusione confrontando traffico e indici macroeconomici. Riassume le stime disponibili neutralizzando gli effetti della diversa numerosità dei giorni presenti nell’aggregazione mensile per i dati di traffico, ma restano tutte le limitazioni derivanti dal confronto tra dati grezzi e destagionalizzati. In altre parole, una frazione delle variazioni del chilometraggio è imputabile alla stagionalità, soprattutto per i veicoli leggeri (banalmente: si esce di più ad aprile e maggio rispetto, per esempio, a febbraio). Detto questo, la tabella 1 rimane piuttosto interessante.

Leggi anche:  Lo spalma-detrazioni? Un emendamento di scarsa rilevanza finanziaria

Su base mensile, si apprezza l’eccezionale variabilità degli spostamenti dei veicoli leggeri con qualche interessante suggestione sull’aritmetica dei tassi di crescita. Non basta crescere del 137,7 per cento per recuperare i livelli iniziali dopo due periodi con variazioni negative attorno al 50 per cento ciascuna: è qui tutto il problema italiano. Ripartiamo da livelli – di traffico, ma anche di attività economica e di consumi – talmente esigui che c’è poco da festeggiare: alla fine di maggio il traffico ha perso il 48,6 per cento rispetto alla media giornaliera di febbraio.

Sono meno pronunciate le oscillazioni del traffico pesante, ma ingenti le perdite. Appare chiara, soprattutto per il traffico di merci, la correlazione positiva con il Pil (secondo le misurazioni del Pil mensile Confcommercio). Gli eventuali effetti della riduzione del lavoro agile verso un ritorno al lavoro tradizionale sono nulli per gli spostamenti dei veicoli pesanti.

In ogni caso, la nuova banca dati ci pare molto utile per seguire l’evoluzione dello scenario macroeconomico. Resta parecchio da fare, certo, per estrarre con sufficiente nitidezza i segnali contenuti nei dati giornalieri di traffico, soprattutto per definire precise relazioni con gli aggregati macroeconomici.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Alle merci per via aerea manca una compagnia di bandiera