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Non è tutto oro Colao, ma quasi

La commissione Colao ha prodotto una dettagliata serie di raccomandazioni che disegnano una possibile Italia del futuro. Alla politica il compito di selezionare le indicazioni facendo prevalere il buonsenso sulle divisioni ideologiche.

Arrivano le raccomandazioni della commissione Colao

La commissione di ventuno esperti presieduta da Vittorio Colao ha consegnato un rapporto di 120 pagine di iniziative per il rilancio, organizzate in schede sintetiche relative a 19 materie economiche e sociali. Ecco la lista: Occupazione e ripartenza delle imprese, Liquidità alle imprese, Riduzione impatto contenziosi post-crisi, Rafforzamento capitalizzazione delle imprese, Incentivo alle misure di presidio del rischio fiscale, Emersione lavoro nero, Emersione e regolarizzazione contante derivante da redditi non dichiarati, Regolarizzazione e rientro dei capitali esteri (niente scheda), Passaggio a pagamenti elettronici, Innovazione tecnologica e proprietà intellettuale, Innovazione energetica e sostenibilità (niente scheda), Sostegno a start-up innovative, Competenze gestionali e assunzioni specialistiche, Riqualificazione disoccupati/CIG, Piattaforme formative pubblico-private per filiere produttive, Reti, filiere e aggregazioni, Sostegno export, Reshoring, Terzo settore.

Tante schede sintetiche ma dense

Va detto che la lettura del rapporto è impegnativa perché le schede sono sintetiche (tra 400 e 500 parole ciascuna) ma anche tante e dense. Si potrebbe obiettare che tante schede lasciano molta, forse troppa, libertà di scelta alla politica, ma in fondo, a pensarci, l’idea di formulare un ventaglio di ipotesi è proprio quello che ci si aspetta dagli esperti. Ognuna delle schede include una descrizione del contesto che denota un’accurata comprensione del problema e una serie di azioni specifiche da tradurre in provvedimenti di legge. In fondo alla pagina sono anche utilmente indicate le fonti di finanziamento (pubblico, privato, costo zero; in basso a sinistra) e le tempistiche di attuazione (“da attuare subito”, “da finalizzare” cioè che richiedono un po’ di lavoro preparatorio, “da strutturare” cioè che richiedono molto lavoro preparatorio; in basso a destra).

Nell’insieme, prima ancora di guardare ai contenuti di dettaglio (che potranno essere discussi in modo approfondito raggruppando le schede per argomento), dal semplice esame della struttura di ogni scheda viene comunque fuori una distanza quasi antropologica rispetto agli schemi concettuali della politica. Politica che – per fare un esempio relativo agli ultimi mesi di questi crisi – ha prodotto un Dl Liquidità incapace di far arrivare la liquidità alle aziende che avevano bisogno e un Dl Rilancio fatto di 269 articoli e 329 pagine che richiederà un’infinità di decreti attuativi per provare a rilanciare l’attività economica di anche uno solo dei destinatari, con articoli di legge scritti con rimandi impossibili da interpretare per i cittadini e a volte difficili da leggere e comunque soggetti a mille interpretazioni anche per gli addetti ai lavori.

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La prima scheda del rapporto, la più importante per ripartire

Il rapporto Colao elenca un ampio insieme di iniziative che individuano – come si legge a pagina 2 del rapporto – nelle imprese e nel lavoro il “motore dell’economia”, nelle infrastrutture e nell’ambiente il “volano del rilancio”, in turismo, arte e cultura il “brand del paese”, nella pubblica amministrazione l’”alleata di cittadini e imprese”, in istruzione, ricerca e competenze i “fattori chiave per lo sviluppo” e – da ultimi ma non in ordine di importanza – in individui e famiglie gli elementi fondanti di una “società più inclusiva ed equa”. Messe in fila, sono le parole d’ordine di una società italiana che nel ripartire mira ad essere più moderna e meno squilibrata, si potrebbe dire.

E infatti non a caso la lista di proposte comincia presentando a pagina 4 le misure volte a escludere il contagio Covid dalle cause di responsabilità penale. Il problema è noto. Da un lato c’è da garantire una giusta tutela al lavoratore esposto al rischio di contagio sui mezzi pubblici mentre si reca al lavoro e sul posto di lavoro (specie se a contatto con il pubblico): l’articolo 42 del cosiddetto decreto Cura Italia lo fa classificando il contagio come un infortunio sul lavoro, in tal modo estendendo la tutela oltre il trattamento della semplice malattia. Dall’altro lato, però, il possibile riconoscimento del contagio da Covid come infortunio pone un problema di eventuale responsabilità del datore di lavoro (privato e pubblico) che, in molti casi, frenerebbe la ripresa delle attività.

L’iniziativa proposta è quella di offrire uno scudo penale e civile ai datori di lavoro, stabilendo per legge (nazionale, per garantire uniformità di trattamento) che “l’adozione e l’osservanza dei protocolli di sicurezza predisposti dalle parti sociali costituisce adempimento integrale dell’obbligo di sicurezza di cui all’art. 2087 del codice civile”. Il datore che adempie all’obbligo di sicurezza come sopra non andrebbe così incontro né a responsabilità civile né penale, anche in presenza del riconoscimento da parte dell’Inail dell’infortunio su lavoro da contagio Covid.

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Sempre secondo la commissione, lo scudo per i datori di lavoro potrebbe essere accompagnato da sgravi temporanei del costo del lavoro per le imprese che – a causa dell’adozione di misure volte a rispettare i protocolli di sicurezza e il principio del distanziamento – si trovino a fronteggiare un aumentato costo del lavoro. In questo caso si tratterebbe di defiscalizzare le maggiorazioni previste dai contratti collettivi per le maggiori indennità per turni di lavoro flessibili per il lavoro festivi o per gli straordinari necessari per recuperare le perdite di produzione dei mesi precedenti. Sarebbe un intervento fiscale temporaneo che non inciderebbe sulle maggiorazioni di trattamento spettanti ai lavoratori.

Sia con lo scudo penale e civile che con la defiscalizzazione degli oneri derivanti dalla necessità di garantire la sicurezza, si tratta sempre di trovare un compromesso tra le ragioni dell’economia e quelle della salute. È venuto il momento di usare il buonsenso per mettere in pratica le parole d’ordine di cui si è parlato molto in astratto durante il lockdown.

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11 commenti

  1. bob

    se non si riforma con urgenza il Titolo V possiamo avere tutte le buone intenzioni che vogliamo, qualsiasi progetto si infrange con le inutili 21 “signorie” . La campagna elettorale perenne messa in atto quotidianamente, soprattutto da due “governatori” in questa emergenza, oltre che patetica è vergognosa, offende l’intelligenza e il buonsenso di quella Italia che tira la carretta. Uno statista un politico vero si contraddistingue per il coraggio delle proprie idee . Se Winston Churchill fosse stato in Italia al Suo celebre discorso alla Nazione avrebbe ricevuto pomodori in faccia, il nostro Paese riserva applausi a un comico da operetta. Di cosa vogliamo parlare

    • Thundersquirrel

      E, d’altra parte, il comico da operetta è convinto di essere Churhill

  2. Savino

    Occore, da un lato, il rilancio della vocazione pubblicistica dei settori pubblici o di pubblica utilità con il totale ricambio generazionale, quindi, investimenti in capitale umano, nella sanità, nella scuola, nell’università e ricerca, negli enti della p.a., nella giustizia. Dall’altro, occorre l’introduzione di elementi di flessibilità sana nel mondo del lavoro e di semplificazione della tortuosità nelle procedure, ma sempre restando nei principi di legalità, quindi niente scudi e sconti. Nel mondo del lavoro, bene il jobs act, male il decreto dignità ed ogni forma assistenziale. No ennesimi incentivi ambiente, che costringano la gente a cambiare l’auto o l’elettrodomestico.

  3. toninoc

    Un elenco di ottime intenzioni che i politici dovranno valutare e scegliere per rimettere in moto quanto prima il lavoro e l’economia. Non so se fra le righe delle buone intenzioni c’è anche (spero di si) la sospensione temporanea della burocrazia( ponte di Genova insegna) per consentire l’IMMEDIATA partenza dei tanti lavori pubblici già finanziati ed in attesa di non si sa cosa, e di quelli nuovi da programmare e realizzare senza troppi controlli o verifiche infinite. Lasciamo il ponte sullo stretto nel mondo dei sogni delle prossime 100 generazioni ed occuppiamoci di cose fattibili subito. Il Parlamento dovrebbe rinunciare alle ferie e darsi da fare prima che l’Italia entri in coma irreversibile e l’opposizione dovrebbe smetterla di pensare solo alle elezioni perchè durante le campagne elettorali il governo non lavora e allora le numerose sale di rianimazione attivate per l’epidemia non sarebbero sufficienti a rianimare i moribondi…..per la fame.

  4. daniel

    Se fossi un politico italiano, non dormirei la notte pensando a come poter far fruttare al meglio i fondi EU (MES + Recovery fund) che potrebbero dare una svolta ad alcuni dei problemi in italia (digital divide, riconversioni green, politiche energetiche e di mobilitá, infrastrutture, ricerca, Pubblica Amministrazione, Sanitá, …). Ho un amaro presentimento che ogni proposta “tecnica” verrá come al solito sovrastata dall’endemico vizio di accontentare questo o quel gruppo di elettori privi di una qualunque visione a lungo termine…

  5. Firmin

    Credo che un documento come questo si giudichi in base alle idee veramente “nuove”. Da quel che leggo sembra un copia&incolla da documenti come il DEF, i vari Programmi nazionali di riforma, le “raccomandazioni” di OECD, imf, ec, ecc. Per non parlare del mitico rapporto dei 10 saggi di Napolitano. Un “compitino” che avrebbe potuto svolgere qualsiasi impiegato ministeriale. Incidentslmdnte, molte di queste ricette sono già fallite miseramente in passato.

  6. Henri Schmit

    È giusto insistere sugli aspetti ed elementi positivi. Non conosco i termini esatti del mandato. Come carrellata generica il documento mi sembra valido. Mi domando che cosa il governo saprà farne. Temo che il Presidente del consiglio si consideri un mero intermediario fra le idee elaborate dagli esperti e le misure d’applicazione che dovranno fornire le parti sociali e i rappresentanti della società civile nel successivo consesso. Il paese paga i due errori clamorosi commessi nella formazione dei governi Conte I e II, entrambi creati da Renzi, il primo rifiutando di parlare con i M5S, il secondo facendo fare ad altri (non lui) esattamente quello che aveva escluso 15 mesi prima. Questi governi non sono un fatalità, ma delle scelte politiche, condizionate dagli strumenti istituzionali fabbricati prima, soprattutto la legge elettorale.

  7. Paolo Sbattella

    Il Rapporto Colao individua molti settori dove intervenire ed in sostanza rappresenta una sintesi di cio’ che e’ emerso nel dibattito degli ultimi tempi. Rimango dell’idea che l’azione governativa, per esigenze di tempestivita’ e risorse limitate,si sarebbe dovuta concentrare fin dalla ripartenza dal mese di maggio su 3 settori: 1) Imprese e cittadini 2) Cantieri, edilizia e lavori pubblici 3) Semplificazione amministrativa e sburocratizzazione. Ma cio’ non e’ stato perche’ c’e’ un problema
    di gestione e di adozione di veloci ed efficaci misure.
    Occorreva maggiore esperienza, praticita’ e senso reale della situazione della nazione.
    Il tempo e’ poi una variabile fondamentale in questo momento
    per il bene dell’intera nazione e degli Italiani, che hanno dato prova di compattezza e responsabilita’ durante la fase più acuta dell’emergenza pandemica. Lo Stato abbia più fiducia negli Italiani, non solo per la loro capacita’ di risparmiare, investire in titoli pubblici e sostegno al bilancio pubblico
    ,perche’ ne potra’ solo avere giovamento. Un grande futuro attende l’Italia, perche’ non crederci ?

    • bob

      tutto questo che Lei sostiene potrà avvenire quando la società civile, attiva , propositive riprenderà la predominanza sulla società marcia e del malaffare. Condizione fondamentale per la crescita di un Paese. Cosa che in questo momento non vedo. Quando, come Lei sottolinea, una parte attiva del Paese ha capacità di gestione delle regole, ha capacità di mettere a disposizione ( nonostante tutto) le proprie risorse ha costantemente i piedi nella melma del malaffare e della burocrazia che toglie forze e volontà di fare siamo un Paese che va avanti con il freno tirato

    • Henri Schmit

      Sono d’accordo. Capisco anche che colui che, nel terzultimo paese dell’UE per digitalizzazione, in un momento storico di sviluppo eccezionale dovuto ai fondi e agli indirizzi europei, lavora nella digitalizzazione delle imprese, possa vedere il futuro roseo. Non sbaglia e ha scelto bene! Ma tutto il resto? I milioni di disoccupati senza protezione sociale (la quale per assurdo esiste nei paesi ora chiamati frugali), senza programmi pubblici di formazione di conversione (idem), che cosa ne faremo? Temo che ne riparleremo in autunno.

  8. Henri Schmit

    Le scuole sono chiuse da mesi. Alcune pubbliche rischiano il crollo. Quasi tutte necessitano interventi di restauro o di manutenzione. Altre esigenze di ammodernamento sono probabili. Non avrebbe dovuto il governo al più tardi da marzo programmare questi interventi, fare appalti snelli e iniziare i lavori adesso, almeno quelli più semplici? Sono piccole opere, investimenti che nessuno contesta, che non necessitano grandi pianificazioni, che la sospensione del patto di stabilità vieta di rinviare ulteriormente e che beneficerebbero sia all’istruzione pubblica sia alla ripartenza dell’economia. Poi si penserà alle grandi opere. Altro che CIG!

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