Misurare le diverse dimensioni di sostenibilità, attenzione al sociale e buona governance non è semplice. Si spiegano così le difficoltà delle agenzie di rating sul tema. Ma resta il fatto che milioni di euro di risparmi potrebbero essere mal indirizzati.
Esg: cos’è e perché è importante
Il termine Esg è stato coniato ufficialmente nel 2004 con la pubblicazione del report “Who Cares Wins” da parte della UN Global Compact Initiative. Con il termine si vuole fissare l’ambizioso obiettivo di raggruppare tre dei principali pilastri della finanza etica: ovvero il pilastro ambientale (Environmental), sociale (Social) e di buon governo (Governance).
Non è la prima volta che gli investitori si interessano, oltre che del profitto, anche dell’impatto sociale dei propri risparmi. I primi investimenti socialmente responsabili (Sri) risalgono infatti al 1920, quando un gruppo di investitori ecclesiastici decise di finanziare soltanto progetti ad alto impatto sociale. Nel corso degli anni la pratica si diffuse sempre di più, soprattutto alla luce di alcuni eventi come i disastri ambientali di Santa Barbara nel 1969, di Bhopal nel 1984 e di Exxon Valdez nel 1989.
Negli ultimi anni, le crescenti e oggettive preoccupazioni per il riscaldamento globale e per le implicazioni della crisi finanziaria del 2008 hanno portato gli investimenti sostenibili a registrare un sensibile aumento dell’interesse, diventando ora una preoccupazione generale e non solo una pratica di investimento di nicchia. L’impatto è ancora più rilevante se si pensa all’incidenza che la EU Sustainable Finance Agenda della Commissione europea e il Next Generation EU plan potranno avere sugli investimenti finanziari.
Oggi, la maggior parte dei gestori patrimoniali del mondo sono firmatari dei Principi per l’investimento responsabile (Pri) delle Nazioni Unite, rappresentando circa 100 trilioni di dollari di patrimonio gestito.
Tuttavia, investitori, manager aziendali e politici hanno bisogno di una comprensione più approfondita delle particolarità intrinseche del nuovo settore – non ancora sufficientemente e propriamente regolamentato benché in rapida espansione – e di una più ampia conoscenza dei potenziali impatti delle dimensioni Esg.
Il ruolo delle agenzie di rating Esg
Parallelamente all’interesse degli investitori, si sviluppa il mercato dei dati e dei rating Esg. Nel nostro recente articolo “Inside the Esg Ratings: (Dis)agreement and Performance” abbiamo indagato sulla metodologia di calcolo, sulle metriche utilizzate e sulle differenze principali tra le tante agenzie di rating Esg operanti oggi nel mercato. Ne emerge che la mancanza di una definizione condivisa di ciò che rappresenta correttamente le dimensioni Esg e ciò che non le rappresenta ha portato le agenzie a usare diverse misure di analisi.
Ne consegue che la stessa azienda può avere rating Esg altamente discordanti tra loro a seconda dell’agenzia che l’ha valutata. Questo ha forti implicazioni sia sul lato operativo, quindi sull’identificazione di benchmark affidabili, sia in termini di rendimenti. Il disaccordo sui punteggi forniti dalle agenzie di rating disperde, infatti, l’effetto delle preferenze degli investitori Esg sui prezzi delle attività finanziarie, al punto che anche quando vi è un accordo generale, ciò non ha alcun impatto sulle performance finanziarie.
A contribuire alla confusione sono le stesse agenzie di rating che, seguendo le richieste del mercato, si trovano costrette a cambiare frequentemente la metodologia di calcolo. Gli effetti sono stati evidenziati in un secondo lavoro “The power of Esg ratings on stock markets” dove viene dimostrato come “pseudo” variazioni dei rating Esg indotte dal cambiamento nella metodologia (e non correlate a potenziali cambiamenti fondamentali nella sostenibilità dell’impresa) esercitano una pressione transitoria sui prezzi.
Lo studio mostra che gli investitori al dettaglio sono particolarmente sensibili alle modifiche dei rating Esg e disinvestono da azioni che credono declassate, spostandosi su quelle che vedono accresciute le loro valutazioni. Tuttavia, poiché queste modifiche di Esg rating non hanno nessun fondamento tangibile economicamente, i venditori allo scoperto agiscono come arbitraggisti o investitori informati e, operando come controparti degli investitori al dettaglio, guadagnano letteralmente sulla “confusione” che le agenzie di rating Esg creano.
I manager di domani
Sembra chiaro che orientarsi in un ambiente così eterogeneo e poco trasparente comporta rischi notevoli. Uno su tutti è quello di condurre gli investitori a una inefficiente allocazione delle proprie risorse. In questo contesto, la formazione universitaria ha un ruolo importante. A partire dai corsi in Economia e Finanza, ma non solo, questi temi devono essere affrontati con rigore scientifico. La domanda da parte del mondo del lavoro è molto elevata e si fa spesso portavoce nel promuovere l’integrazione dei criteri Esg nella valutazione dell’affidabilità creditizia e nel valutare i rischi e le opportunità connesse al cambiamento climatico, al fine di accrescere la sensibilità sui temi della finanza sostenibile anche nei manager di domani.
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Mauro L Piracci
L’articolo è molto interessante; sulle agenzie di Rating ho spesso nutrito dubbi circa l’affidabilità delle loro valutazioni, basti pensare a come siano state differenti tra loro quelle relative al rischio Italia di qualche anno fa.
Spesso fanno il gioco di speculatori creando confusione per i piccoli investitori. Ancora una volta servono regole chiare e davvero condivise a livello Globale(per quanto possibile), mi auguro che si faccia chiarezza almeno per ESG.