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Un Superbonus distorsivo e poco sostenibile*

Il Governo sembra aver negato definitivamente ulteriori proroghe al Superbonus. Riproponiamo questo articolo di dicembre scorso, che insieme ad altri, spiega i limiti della misura. Come tutti gli altri bonus edilizi, infatti, anche il 110 per cento ha il difetto di favorire le fasce più abbienti, cui si aggiunge la totale insostenibilità per le finanze pubbliche.

Raramente una misura ha ricevuto il sostegno pressoché unanime delle forze politiche in Parlamento come nel caso del Superbonus – o Ecobonus – 110 per cento. Le motivazioni avanzate sono varie. La più importante sembra essere il rinnovamento del patrimonio edilizio del Paese in funzione della transizione ecologica. In questa ottica, i dati mostrano che il Superbonus è semplicemente non sostenibile e distorsivo. A tutto maggio, una spesa di oltre 30 miliardi ha finanziato circa 170 mila interventi, che corrispondono a poco più dell’1 per cento delle abitazioni unifamiliari e dei condomini. La cifra che occorrerebbe per coprire l’intero patrimonio viaggerebbe così verso i duemila miliardi.  L’eccessiva generosità rende lo schema inefficiente, dal momento che, eliminando ogni conflitto di interesse tra proprietari di immobili e imprese edili, induce un aumento del costo del risparmio energetico – come ha sottolineato il Presidente del Consiglio nella conferenza stampa del 22 dicembre scorso, quando ha ricordato “l’aumento straordinario dei prezzi delle componenti per fare le ristrutturazioni”. Una bella illustrazione delle conseguenze del fenomeno noto agli economisti come terzo pagante.

In parte, l’aumento dei costi dipende anche dal fatto che lo schema è comunque percepito come temporaneo. Un fattore che determina un volume di domanda che supera la capacità dell’offerta. Così, c’è chi invoca un Superbonus permanente, ossia di fatto il virtuale raddoppio del debito pubblico. Un sussidio sovrabbondante, infine, costituisce un potente incentivo a comportamenti illeciti, anche superiore a quanto si poteva immaginare: secondo le ultime notizie, 5,6 miliardi di fatture bloccate per sospette frodi.

Le agevolazioni per l’efficienza energetica rispondono certamente a un interesse pubblico. Dal punto di vista economico, le ristrutturazioni generano due tipi di benefici: uno per il proprietario (bolletta energetica più bassa), l’altro per la collettività (riduzione delle emissioni). Ha senso che lo Stato finanzi solo il costo del secondo tipo di beneficio (l’esternalità positiva). Bene, quindi, un contributo pubblico, ma solo parziale. Una misura come quella del vecchio Ecobonus (65 per cento), pur già molto generosa, sarebbe più accettabile. In ogni caso, il volume delle risorse necessarie rende chiaro come, nell’ottica di una effettiva transizione ecologica, sarebbe fondamentale mobilitare anche il risparmio privato. A questo obiettivo, potrebbe contribuire anche la regolamentazione. Un esempio è lo schema facciate in Francia: a Parigi, i proprietari devono rinnovare le facciate ogni dieci anni, con una detrazione immediata del 30 per cento delle spese per l’efficienza energetica (se non lo fanno, i lavori vengono svolti dalla municipalità, che dovrà poi essere rimborsata).

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Una seconda motivazione è il sostegno al settore dell’edilizia, cui spesso nel dibattito pubblico si accompagna la questione dell’emersione del sommerso. L’impressione è che misure come questa possano, piuttosto, danneggiare il settore favorendo l’ingresso nel mercato di imprese inefficienti. Più in generale, il sostegno attraverso agevolazioni fiscali alle costruzioni è una costante ormai dal 1998 (quando fu introdotta una detrazione temporanea del 41 per cento per le ristrutturazioni). Un sostegno permanente droga il settore e ha ovvi effetti distorsivi (Perché questo settore e non altri? Anzi, rimanendo in tema di transizione ecologica, perché non un bonus 110 per cento per le auto elettriche?). Nei prossimi anni, il sostegno del bilancio pubblico alle costruzioni verrà dallo straordinario volume di investimenti in infrastrutture attivato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rispetto al quale non è chiaro se oggi il settore sia sufficientemente attrezzato. Secondo una recente indagine di Webuild, la ex Salini-Impregilo, per permettere la realizzazione delle opere del Pnrr mancano 100 mila addetti (tra cui 70 mila operai generici).  Riguardo al sommerso, basta osservare che, se si esenta totalmente dall’imposta un tipo di spesa, certamente l’emersione sarà totale, ma naturalmente il costo per il fisco sarebbe ben superiore ai benefici.

Vi è poi la questione degli effetti distributivi. Già le vecchie detrazioni avvantaggiavano in misura sproporzionata i più ricchi: oltre la metà delle detrazioni per ristrutturazioni e risparmio energetico andava al 15 per cento più ricco dei contribuenti (il top 1 per cento otteneva il 10 per cento delle risorse). È probabile che con il Superbonus la situazione peggiori. Le prime evidenze mostrano una concentrazione degli interventi nelle categorie catastali più elevate. A ciò, si aggiunge la dimensione media senza precedenti del sussidio: i 70 mila interventi realizzati fino a novembre 2021 avevano un costo medio di 574 mila euro per i condomini e oltre 100 mila euro per gli edifici unifamiliari (cifre in progressivo aumento nelle rilevazioni mensili). Nei rapporti mensili dell’Enea compare anche un castello in Piemonte, beneficiario di un sussidio di oltre un milione di euro. Insomma, come vincere una lotteria.

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Nel 2019, prima dell’introduzione dei sussidi più generosi (Ecobonus 110 e Facciate 90 per cento), il fisco restituiva ai proprietari di immobili con le detrazioni per ristrutturazioni e risparmio energetico quasi metà del gettito di Imu e Tasi (che vale circa 20 miliardi). È plausibile che con i nuovi schemi la restituzione diventerà completa. Difficile resistere alla tentazione di ricordare come, contemporaneamente, parlare di revisione del catasto sia un tabù.

*Questo articolo è uscito in contemporanea anche su Il Fatto Quotidiano. Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire esclusivamente all’autore e non investono la responsabilità dell’organizzazione di appartenenza.
Aggiornato il 29 giugno 2022, la versione originale dell’articolo è disponibile qui.

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18 commenti

  1. Alberto Vezzali

    E’ il PSP (Partito della spesa pubblica) in azione; del resto rappresenta a occhio e croce almeno i 2/3 del Parlamento italiano.
    Vorrei davvero sbagliarmi, ma il PSP ci manderà a sbattere quando la BCE smetterà di comprare i titoli di debito pubblico italiani; a quel punto nemmeno Draghi ci potrà salvare, ovunque sia.
    La cosa peggiore sarà ascoltare quegli stessi politici che stanno facendo debito senza freni incolpare la “grande finanza internazionale” dei loro misfatti

  2. Massimiliano

    Assolutamente condivisibile. Chiarissima spiegazione. Resto sorpreso e sconcertato dell’inerzia del Presidente Draghi in questa materia.

  3. Mario

    La voglia di superbonus è l’aspetto simmetrico della rendita fondiaria derivante dalla cementificazione del suolo messa in luce su questo sito: se lì c’era la privatizzazione dei profitti derivanti da concessione di diritti pubblici, qui ora c’è la socializzazione di costi privati.
    Poi come in tutte le politiche dal 1946, sono misure improvvisate nel senso che i cittadini non sono stati avvertiti per tempo, non ci sono campagne informative, le carte bisogna farle con un ufficio pubblico (comune) ed il controllo viene svolto da un altro (fisco) ed a distanza di tempo per cui se c’è qualche errore non si può rimediare e quindi i cittadini con meno capacità o sapere tecnico come il sottoscritto o che hanno pochi soldi o che vivono in periferia dove l’offerta è limitata (quanti sono i muratori italiani under 30?), quando decideranno di fare, vedranno la misura abrogata.
    D’altra parte utilizzare la via del fisco con l’utilizzo della sanzione per determinare comportamenti corretti è l’unica possibile per fare politiche nazionali perché le strutture amministrative civili dello stato sono ridotte a fare poche cose (giustizia, interno, pensioni, sussidi ed accertamenti) e concentrate nei capoluoghi di provincia e appoggiarsi agli enti locali o sono troppo piccoli e/o senza competenze oppure le regioni si comportano come 21 repubbliche autonome come si è visto con il rdc e il covid.
    Sulle esternalità includerei il risparmio di materia prima perché a lungo andare ci saranno meno importazioni e quindi tendenzialmente rimarranno più soldi in Italia.

  4. Federico Leva

    Opinioni comprensibili, ma dopo oltre un anno di applicazione ci si aspetterebbe di leggere qualche articolo basato su dei dati reali invece che su meri principi o ipotesi sugli effetti macroeconomici. Grave poi che non si citino minimamente le modifiche ai requisiti nella nuova versione.

  5. Enzo Colombo

    Sicuramente il super bonus avrà alcuni aspetti iniqui,migliorabili e non redistributivi: ma inserire un tetto ISEE relativo alla ristrutturazione delle cosiddette ‘villette’ pari a 25 mila euro,era veramente irrealistico. Vivendo in zona di provincia,,con un mercato immobiliare a prezzi minimi,chi si avventurerebbe nell’acquisto di una ‘villetta’ ( se ne trovano a decine,ormai non più abitate,a prezzi inferiori ai 100mila euro) dovendo poi sobbarcarsi costi ingenti di riqualificazione energetica? Un’occasione per riqualificare aree rurali semiabbandonate,che non sempre favorisce categorie ‘abbienti’( 25 mila euro di Isee!?!). Rimodulare il tetto ISEE sarebbe un’idea,creando contesti di applicabilità differenziati in base all’effettivo valore dell’immobile.

  6. Max

    Tutto molto condivisibile. Un bonus al 110% non si può proprio sentire. La difesa che così è più equo perché anche chi non ha risorse da anticipare ne fruisce non regge, perché la maggiore iniquità è tra chi è proprietario di una casa e chi non lo è (e non può fruirne per definizione, è una misura regressiva (mi fa strano vedere tanti cantieri privati aperti gratis e così tanta gente a dormire per strada). Vorrò poi vedere se l’efficientamento/miglioramento verrà riflesso sugli affitti (al rialzo) visto che i proprietari privatihanno speso zero (in questo caso chi non ha casa ci perderà due volte). Imprese nuove sorte solo grazie al bonus, lavori fatti in fretta e senza sicurezza, e magari fatti anche male (tanto sono gratis, puoi semmai si rifanno), truffe. Detto questo, in un momento
    di incertezza i consumatori non consumano (vedi cancellazioni di Natale/fine anno) ci
    sono poche alternative per stimolare la domanda e garantire l’occupazione. Stimolare il settore
    delle Costruzioni è sicuramente una di queste, visto che sono poco soggetti a concorrenza
    internazionale e vanno tutti a beneficiare occupazione in Italia. Detto questo, avremmo
    potuto investire anche in opere pubbliche, rendendo più efficienti i trasporti, o negli edifici
    pubblici, ecc. Nel complesso il superbonus è una politica “populista”. Ma forse in questo
    momento ci sono così tante risorse che possiamo anche sprecarne. Il conto lo pagheranno
    le generazioni future, come al solito, in termini di maggiore debito pubblico. Meno male
    che l’Europa c’è, il superbonus è l’esempio di ciò che sarebbe avvenuto negli ultimi decenni
    senza i vincoli imposti dall’Europa.

  7. enzo Mistretta

    Purtroppo è condivisibile solo in parte. Come sostiene Pisauro, ridurre gli incentivi al 40 50% , significherebbe bloccare totalmente l’efficientamento energetico degli stabili, con aumenti sensibili dei lavori in nero.
    Prima del covid la detrazione era al 70% e si faceva fatica ad applicare (entrate in una assemblea di condominio proponendo lavori pro capite per migliaia e migliaia di euro, e capirete)

    Una ottima soluzione sarebbe

    1) ridurre al massimo le nuove costruzioni, obbligando a restaurare le vecchie. Altrimenti tra qualche decina di anni ci troveremo i centri abitati con condomini veramente fatiscenti e deprezzati a favore di nuove costruzioni fatte a macchia di leopardo in base ai piani regolatori (assurdi) dei comuni, che consentono di edificare ovunque ci sia spazio
    2) obbligare chiunque costruisca (casa o condominio) di dotare ogni unità immobiliare di almeno (non meno) 5 kw di pannelli solari e batteria di accumulo (oggi non obbligatoria)
    3) ridurre il Superbonus 110% al 85% , creando un paniere delle materie prime coinvolte (isolanti, ponteggi, ecc) in modo da evitare speculazioni.
    Limitare tale misura solo ad edifici in classe F e G , visto che oggi è possibile (PURTROPPO) farla anche su immobili in classe B (questo si è sperperare denaro pubblico)

  8. David

    I numeri sono chiari.
    A beneficare di questo sussidio sono i più abbienti.
    Sono stati regalati 150.000 euro a meno dell’1% della popolazione per i quali in media ogni famiglia Italiana si è accollata un debito di circa 2000 euro.

    Assolutamente iniquo, considerando che quasi il 20% degli italiani vive in affitto.

    E poi si parla di politiche per ridurre le disuguaglianze sociali.

    Ma mi faccia il piacere

  9. Firmin

    Gli incentivi alle imprese hanno performance anche più scandose: la metà dei beneficiari dichiara candidamente che i vari sconti e bonus non hanno cambiato i loro piani di investimento e occupazione. Sarebbe il caso di rivedere profondamente anche quelli. C’è un difetto del superbonus (e di molti altri incentivi) che il prof. Pisauro ha trascurato; stimolare la domanda per un periodo ristretto di tempo, senza dare tempo alle imprese di adeguare l’offerta è un invito esplicito ad aumentare i prezzi. Un vero capolavoro di politica economica.

  10. Prima una domanda polemica: è più grave l’introduzione della misure ormai dichiarata “distorcente” o l’incapacità di modificarla? Più dura, più distorce, più pesa sui conti pubblici, più problemi sempre nuovi crea e … più difficile diviene correggere gli errori senza ulteriori danni. Bisognava inquadrare gli evidenti errori immediatamente, al più tardi all’ insediamento del governo Draghi. Il 110% è solo il difetto più macroscopico. Penso anch’io che bisogna ridurlo, per es. al 80/85%. E aggiungo: retroattivamente. So bene che la mia idea scandalizzerà nel paese dei diritti formali, dei diritti acquisiti (i privilegi dei nobili erano diritti acquisiti!) e della non retroattività anche in materia civile e fiscale. Perché fare così, proprio nel campo delicato della fiscalità? La non retroattività e i diritti acquisiti non sono assoluti (a parte nel D penale) ma giustificati dall’obiettivo sociale di certezza del D. La misura 110% ha creato tanto tranne la certezza. Una L incostituzionale è nulla e non conferisce alcun diritto. Fra misura iniqua e distorcente e normativa non conforme alla costituzione non c’è alcuno spazio, sono solo punti di vista diversi. Qual è il vizio giuridico più grave della misura? Ovviamente non il peso economico eccessivo, l’insostenibilità finanziaria. Nemmeno l’effetto inflazionistico, la vulnerabilità agli abusi (costo eccessivo, opere fasulle, frode fiscali). Né l’effetto fiscale gravemente regressivo. È piuttosto l’applicazione 1. temporanea limitata a 2. fondi massimi stanziati di una misura, il 110%, che 3. genera irresponsabilità. Una prassi tipicamente italica. Che provoca una corsa ai sussidi, ai fondi disponibili, con pochi vincitori, sempre gli stessi meglio informati, più astuti e più potenti. Questo modo di legiferare per creare favori economici che per definizione non possono valere per tutti dovrebbe essere dichiarato incostituzionale. Se lo fosse, non dovrebbe produrre effetti, cioè chi sarà colpito da una correzione drastica non può lamentare la violazione di diritti acquisiti. Senza pregiudicare i casi di frode da punire, riduciamo retroattivamente il credito fiscale cedibile al 80%, creando un flusso di pagamenti dai proprietari attraverso imprese edili e banche verso lo Stato che però garantirà in qualche modo il finanziamento bancario dell’importo da rimborsare (il 30%), diciamo a rate su cinque anni, quindi 6% l’anno, ossia 6.000€ per un lavoro da €100k.

  11. mario

    soldi per aiuti aiuti ucraina va bene ok
    10 miliardi per incrementare la difesa italiana va bene ok
    ma finanziamenti per il 110% superecobonus, sul quale vivono centinaia di famiglie di operai italiani quello no, le imprese che falliranno interessa poco, i migliaia di licenziamenti che ci saranno, ancora meno , daltronde non ci sono i soldi, non ci sono mai per gli italiani come al solito, ma per tutto il resto il nostro bravo governo li trova come sempre……..il solito schifo all’italiana

  12. Sarebbe corretto parlare anche di ciò che è successo e sta ancora succedendo alle famiglie che all’improvviso si sono trovate scaricate dalle banche nel bel mezzo di impegni presi con muratori e progettisti. Io, solo per aver creduto di poter riqualificare l’abitazione, da febbraio sto vivendo in un incubo che temo si concluderà male.
    Una prima volta sono stato scaricato con una telefonata dall’istituto presso cui avevo il conto da 30 anni (credit agricole): lei non ha ancora concluso la prima fase della procedura sulla piattaforma Deloitte (che gestisce le pratiche per conto degli istituti) e dunque non possiamo farci carico della sua ristrutturazione. Avendo già fatto fare il progetto al geometra e ordinato il materiale non potevo tirarmi indietro.
    Via, corri a cercare un’altra banca… Dopo quasi un mese trovo accoglienza in una piccola filiale di Intesa San Paolo. Apro il conto e ricomincio la procedura sulla piattaforma Deloitte. Finisco la prima fase, si apre il cantiere . Ecco che un mese fa mi telefona la banca per dirmi che sono “in giallo” praticamente in un limbo in attesa che la banca, via via che smaltisce le pratiche, si renda conto se può o non può farsi carico anche della mia. Nessuno è in grado di darmi un orizzonte di attesa. Ma intanto i lavori continuano e finiscono e io ho iniziato a pagare usando le risorse della mia azienda agricola! Lascio immaginare l’angoscia. In pratica quello che sono riuscito ad evitare per tutta la vita – fare il passo più lungo della gamba – l’ho dovuto fare perché il governo, e di conseguenza le banche, ha cambiato le regole del gioco mentre eravamo in corsa.
    Le banche si tirano fuori, gli analisti lamentano l’eccessiva spesa pubblica e i difetti del provvedimento, i furbi hanno truffato miliardi e il cerino resta in mano al cittadino-suddito che ha creduto nel provvedimento e ora deve pagare un lavoro che, tra l’altro, a cose normali sarebbe costato molto meno.
    Quante famiglie sono in questa situazione, ovvero non sanno come far fronte?
    Quante piccole imprese edili e di progettazione che si sono accollate il credito d’imposta dei clienti stanno per fallire, anch’esse scaricate?
    E mi devo sentir dire: eh, adesso basta, non ci sono più soldi per te!

  13. Marco

    Tutto corretto ma il problema rimane sempre il solito: è sempre più urgente riqualificare il patrimonio edilizio e d abbattere i consumi energetici degli edifici ma se aspettiamo i proprietari di case non lo faremo mai. Anche perché sono interventi molto costosi e magari i fondi disponibili dei privati non sono sufficienti. Sarebbe interessante avere accesso a crediti a condizioni privilegiate destinati alle ristrutturazioni. Se mi erogassero un finanziamento di 100000 euro ad un tasso d’interesse “simbolico ” per ristrutturare casa lo prenderei… rinunciando a detrazioni. Alla fine avere fondi è il discrimine tra fare i lavori o non farli…

  14. Henri Schmit

    Le due ultime testimonianze (paolo cerrini 01/07 caduto a lavori effettuati e pagati nella trappola dell’incertezza, e marco 04/07 che si accontenterebbe addirittura di un finanziamento agevolato se ta beneficio fiscale) danno forza alla mia argomentazione. Per giustizia sociale e certezza del diritto bisogna cambiare la misura retroattivamente, ridurla lasciando una quota a carico dei proprietari senza credito d’imposta, confermare il credito d’imposta e cedibilità per la % rimanente, rendere l’agevolazione permanente senza termine temporale, stanziare i fondi necessari per coprire le entrate mancanti e predisporre qualche garanzia pubblica (da concepire bene) sui finanziamenti bancari degli oneri supportati dai proprietari (per renderli facilmente finanziabili).

  15. Pietro Boffi

    Articolo per niente condivisibile. Illustro alcuni motivi:
    – gli interventi finanziati sono solo l’1% delle abitazioni esistenti: ma quante di queste sarebbero mai nelle concrete condizioni di effettuare interventi di efficientamento? quale intervento riuscirebbe a produrre maggiori risultati? proiettare la spesa inizialmente prevista per il superbonus sul totale della platea teoricamente raggiungibile è un giochino senza senso, sganciato dalla realtà della situazione immobiliare italiana;
    – la spesa di 30 miliardi circa: quanti di questi sono tasse e contributi, che rientrano nel bilancio dello Stato? nell’articolo, sono semplicemente ignorati;
    – così come viene ignorato il fatto che la crescita del PIL dello scorso anno, da tutti definita eccezionale, è stata in larga parte dovuta proprio agli interventi in edilizia, trainati dal superbonus. Ed anche nei mesi iniziali di quest’anno il comparto edilizio segnala una crescita (di circa il 16% rispetto allo scorso anno, malgrado tutti i tentativi di boicottaggio e i messaggi di sfiducia che quotidianamente vengono messi in atto da chi condivide le tesi dell’articolista), garantendo una crescita del PIL anche per quest’anno superiore alle aspettative, un miglior rapporto debito/PIL, e liberando così importanti risorse per far fronte alle altre emergenze che dobbiamo affrontare (ad es., il caro bollette);
    – a questo proposito, trovo singolare che proprio in questo momento l’articolo affermi che lo Stato debba intervenire sull’efficientamento energetico solo per favorire la riduzione delle emissioni, e non per mantenere basso il costo delle bollette. E allora i miliardi stanziati finora per ridurre il costo delle bollette???? se gli interventi finanziati con il superbonus oltre a garantire minori consumi aiutano anche a pagare meno i privati sui costi residui dell’energia (oltre al fatto che in base alla tipologia degli interventi previsti, molti di questi comporteranno l’abbandono quasi totale dell’uso del gas per riscaldamento e simili, che visti i tempi mi sembra un’ottima risposta al problema della dipendenza dal gas di Putin), che male c’è? forse l’autore è contrario anche agli interventi contro il caro bollette?
    – aumenti dei prezzi: come è possibile tacere il fatto che i prezzi sono aumentati in tutta Europa, evidentemente per un insieme di cause, tra cui forse anche in una certa misura per il superbonus (un articolo ben fatto lo avrebbe indicato), ma soprattutto per l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime? Secondo gli ultimi dati, l’inflazionein Italia è stata dell’8%, INFERIORE alla media europea (8,6%, mi pare). Si tratta quindi di un argomento ampiamente pretestuoso;
    – trovo assolutamente specioso, sgradevole ed anche un po’ peloso l’argomento che il superbonus sarebbe distorsivo perché favorirebbe i più ricchi. Sugli interventi strutturali sulle bollette o sui carburanti, come ad esempio il taglio delle accise, nessuno si è sognato di obiettare dicendo che favorirebbero i più ricchi, che hanno macchine più grosse, case più gradi e consumano di più. Come mai? Ma è così per tanti altri interventi, come ad esempio i bonus (citati nell’articolo) per le auto elettriche, in vigore da un po’: visti i costi non è che tutti i poveracci si sono precipitati ad acquistare una Tesla da 100.000 euro, eppure…. E’ evidente che questo tipo di provvedimento si rivolge ad una platea di contribuenti tutto sommato ristretta, ma lo fa perché i benefici diretti ed indiretti per gli indicatori economici del nostro bilancio generati da questi interventi sono un vantaggio oggettivo per tutti: maggiori entrate fiscali; maggiore occupazione; crescita del PIL; diminuzione del lavoro nero; migliori indicatori nel campo della transizione ecologica, …. Da pensionato, il cui reddito lordo non arriva a 40.000 euro trovo poi veramente insopportabile essere additato come un “ricco”: alcuni anni fa,una serie di pregevoli e accuratissimi dossier del Sole 24 ore relativi alla spesa pubblica italiana (che l’autore dovrebbe conoscere, avendo partecipato per 12 anni alla Commissione tecnica per la spesa pubblica) presentavano numeri alla mano le sacche di clamoroso privilegio (veri e propri sprechi) presenti nella nostra amministrazione, centrale e periferica. Tra questi, si potevano notare i compensi, assolutamente fuori misura rispetto allo stipendio dei docenti universitari ordinari, dei docenti della Scuola Superiore dell’Economia e della Finanza. In qualità di direttore di detta scuola, sarebbe interessante che l’autore dell’articolo spiegasse a cosa si deve questa – una tra le tante – situazione privilegiata di alcuni, prima di occuparsi dei castelli piemontesi beneficiari del superbonus;
    – infine, l’argomento forse più pretestuso di tutti è quello delle frodi: è ormai noto ed acclarato che la stragrande maggioranza delle frodi (che certamente ci sono, come in tutti gli altri casi in cui gira denaro, soprattutto se pubblico, dalle pensioni di invalidità al reddito di cittadinanza) è dovuto ad altri bonus, in primis quello facciate, che non comportava particolari asseverazioni. Quindi, onestà e rigore avrebbe voluto che fosse indacata non la cifra – presunta – delle frodi in corso di accertamento, bensì SOLO quelle relative al superbonus, che secondo varie stime sono una percentuale decisamente inferiore alla doppia cifra. Ne avrebbe guadagnato la coerenza, e si sarebbe evitato di gettare una pesante ombra sulla correttezza e l’onestà di chi sta utilizzando le possibilità offerte dal superbonus.

    • Lorenzo Cangiano

      Complimenti a Piero Boffi per l’eccellente confutazione delle tesi faziose di questo post. Aggiungo che negli ultimi giorni sono usciti due studi sugli effetti complessivamente favorevoli del SB110%, sia sull’erario (ANCE) che sul PIL (Nomisma). Questi si aggiungono ad un precedente studio del 2021 del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI). Chi fosse interessato ad approfondire non avrà difficoltà a reperire maggiori informazioni sulla stampa.
      Chiaramente l’onere della prova passa ora nelle mani degli oppositori degli incentivi per la riqualificazione energetica e sismica degli immobili. A loro spetta l’arduo compito di svolgere uno studio altrettanto serio di quelli citati sopra, che raggiunga però conclusioni contrarie.

    • antonio frustaci

      I miei complimenti per la sua chiarezza. Ho letto l’articolo fin dall’inizio aspettando di trovare qualche dato a sostegno delle tesi campate in aria che andavo via via leggendo. Finalmente ho trovato la sua ecellente risposta.

  16. Giovanni Soro

    l’esempio del castello (i masssimali come gli hanno giustificati?) fa perdere credibilità alle considerazioni già poco condivisibili di questo articolo

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