Il percorso per ottenere la cittadinanza italiana continua a essere troppo lungo e tortuoso. Soprattutto, dà eccessiva importanza a lontane discendenze, mentre non riconosce il percorso di chi vive e studia in Italia, imparando a conoscerne la cultura.
Un lungo percorso
Da tempo, nel nostro paese, si discute delle modalità di acquisizione della cittadinanza, senza che intervengano mutamenti significativi. Uno dei criteri più importanti per diventare italiani è avere un avo con cittadinanza italiana. Chi nasce in Italia da genitori stranieri e frequenta le scuole e gli spazi sociali nel nostro paese, invece, non solo non può far richiesta di cittadinanza prima dei diciotto anni, ma, una volta raggiunta la maggiore età, deve affrontare un processo burocratico lungo e macchinoso. Rispetto alla fine dello scorso millennio, il numero delle cittadinanze concesse è aumentato: circa 21 ogni centomila abitanti nel 1998, 221 nel 2020. Francia e Germania hanno avuto numeri abbastanza costanti – poco più di 200 la prima e poco meno la seconda – e dal 1998 a oggi hanno garantito la cittadinanza a quasi 3 milioni di persone, mentre l’Italia nello stesso periodo ne ha assegnate poco più di 1,5 milioni.
Le modalità per ottenere la cittadinanza variano a seconda dei paesi, in generale seguendo due grandi filoni: ius soli e ius sanguinis. La seconda modalità ha diverse varianti, in quanto in alcuni paesi prevale la presenza di antenati con la cittadinanza, in altri invece a prevalere è la formazione culturale. Per esempio, secondo la legge tedesca non acquisisce la cittadinanza il figlio di un cittadino tedesco a sua volta nato fuori dalla Germania (in altre parole, l’emigrato di terza generazione perde il diritto alla cittadinanza tedesca). Per la legge italiana, invece, è possibile richiedere la cittadinanza del nostro paese anche quando la discendenza da un cittadino italiano è molto lontana.
Il cosiddetto ius soli, ossia il diritto di ottenere la cittadinanza quando si nasce all’interno del territorio di uno stato – come accade per esempio negli Stati Uniti – è un sistema che, nella sua forma più “pura”, non è utilizzato in Europa.
Le regole in Germania, Francia e Italia
Per diventare cittadino tedesco esistono tre possibili vie: per discendenza (ma solo fino alla seconda generazione), per naturalizzazione e attraverso una forma “temperata” di ius soli. Per la naturalizzazione, di norma, bisogna avere un permesso di soggiorno da almeno otto anni e, oltre ai requisiti finanziari richiesti in ogni stato, è necessario possedere un certificato linguistico (almeno un B1) e sostenere un test di cittadinanza. Lo ius soli tedesco si applica quando almeno uno dei genitori ha vissuto nel paese durante gli otto anni precedenti alla nascita, o se almeno uno dei due genitori ha un permesso di soggiorno permanente. Le regole tedesche, inoltre, non rendono possibile la doppia cittadinanza. Pertanto, anche l’emigrato di terza generazione del nostro esempio dovrà scegliere quale cittadinanza mantenere. Chi ha sposato un cittadino tedesco può richiedere la cittadinanza dopo tre anni di residenza nel paese.
In Francia, la situazione è abbastanza simile a quella tedesca. La differenza più evidente è la mancanza di qualsiasi forma di ius soli. Nonostante ciò, uno straniero nato in Francia che per motivi familiari è poi emigrato in un altro stato può ottenere la cittadinanza a tredici anni se è tornato a vivere regolarmente nel paese dall’età di otto. Per poter acquisire la cittadinanza per naturalizzazione bisogna aspettare cinque anni, mentre il requisito temporale non è richiesto per coloro che vengono da un paese dove il francese è lingua ufficiale. Chi ha sposato un cittadino francese può far domanda dopo quattro anni di residenza. Anche in Francia è necessario dimostrare di aver raggiunto almeno un livello B1 di conoscenza della lingua.
Nel nostro paese è possibile presentare domanda per l’ottenimento della cittadinanza solo se maggiorenni, dopo aver vissuto per almeno dieci anni in Italia (vanno poi aggiunti quelli burocratici, almeno quattro anni). In alternativa, si può ottenere la cittadinanza tramite matrimonio con un cittadino italiano, come negli altri due paesi, oppure per discendenza. Si può far richiesta già dopo due anni dal matrimonio se si risiede in Italia, dopo tre anni, invece, se residenti all’estero. Al contrario di quanto accade in Francia e Germania, quindi, la residenza non è un requisito necessario per ottenere la cittadinanza italiana per matrimonio. Per la cittadinanza per discendenza, bisogna dimostrare che l’avo in questione (anche un bisnonno) avesse la cittadinanza italiana. Visti i criteri piuttosto labili, non è un caso che circa il 3,12 per cento dei cittadini uruguagi abbia anche la cittadinanza italiana.
A spingere persone poco legate al nostro paese a richiedere la cittadinanza italiana sono i molteplici benefici che essa garantisce, per esempio la possibilità di usufruire del passaporto italiano, uno dei più potenti al mondo.
Su questo sito, si è già parlato di alternative al sistema vigente, ma dal nuovo governo è più probabile aspettarsi un indurimento o, quantomeno, inerzia. Per esempio, il decreto sicurezza 2018 del governo Conte I, che aveva una maggioranza con una parte significativa di destra, alzò i tempi di attesa tra domanda ed esito da due a quattro anni, oltre a inserire il requisito linguistico. Sarebbe invece opportuno ridurre i tempi di ottenimento della cittadinanza e snellire i vari passaggi burocratici. Sarebbe ragionevole adottare un modello di ius soli in stile tedesco, o l’altrettanto ragionevole ius scholae. Andrebbe infatti valorizzato il percorso di una persona più che le sue origini, soprattutto quando la cittadinanza può essere richiesta da persone che ormai non hanno più alcun legame diretto con l’Italia. Cambiamenti nelle modalità per ottenere la cittadinanza dovrebbero, in definitiva, ridurre le differenze tra chi vive in Italia e ha studiato nelle scuole italiane e chi magari richiede la cittadinanza solamente per usufruire dei benefici che comporta, pur vivendo in un altro paese senza conoscere la cultura italiana.
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