Il principale difetto del decreto Lavoro è una definizione di “occupabili” e “non occupabili” che si riferisce solo alla condizione familiare e anagrafica, portando a situazioni paradossali. Mentre sugli stranieri continua a prevalere il pregiudizio.
Autore: Alberto Guariso
Avvocato dal 1988.Dal 2000 al 2013 è stato direttore della rivista di dottrina e giurisprudenza “D&L rivista critica di diritto del lavoro” edita in Milano dal 1980. Ha fatto parte, nel 2000, della commissione di studio per la riforma del processo del lavoro, presso il Ministero di Giustizia. Dal 2005 è docente a contratto presso l’università di Brescia in diritto antidiscriminatorio. Dal 2012 è membro del direttivo nazionale di ASGI, Associazione studi giuridici sull’immigrazione ed è responsabile del servizio antidiscriminazione dell’associazione. Dal 1990 al 2000 è stato componente in missioni internazionali di monitoraggio elettorale in Nicaragua, Sud Africa, Bosnia, Russia, Palestina, per conto di istituzioni internazionali.
Le domande di reddito di cittadinanza sono meno del previsto. A non riceverlo potrebbero essere famiglie che invece ne avrebbero grande bisogno, per lo più straniere. Perché a loro si richiede di rispettare due requisiti di dubbia legittimità.
Una sentenza della Corte di giustizia europea impone che le prestazioni sociali erogate sulla base di requisiti predeterminati siano garantite a tutti gli immigrati titolari di un permesso di lavoro e non solo a quelli con permesso di lungo periodo.