Le risposte finora indicate dall’Eurogruppo per fronteggiare la crisi legata alla diffusione del Covid-19 sono insufficienti. Ma è interessante la proposta di un Recovery Fund. Potrebbe diventare lo strumento di una politica di bilancio di tipo federale.
Autore: Alessandro Fontana
Laureato in Economia e commercio all’Università La Sapienza, ha svolto studi di economia in Italia e nel Regno Unito (Master in Politiche di sviluppo e Valutazione degli investimenti pubblici,
Università statali di Roma, presso la facoltà di Economia dell’Università degli studi La Sapienza; Master of Science, Birkbeck College, University of London). Si occupa prevalentemente di temi di
economia pubblica che ha insegnato per dieci anni alle Università de L’Aquila e nella sede di Roma della Cattolica di Milano. Attualmente è dirigente presso il Centro studi Confindustria di cui è
coordinatore. Ha svolto attività di consulenza per enti pubblici nazionali e internazionali ed è stato membro della segreteria tecnica della Commissione tecnica per la spesa pubblica, la Commissione sull’attuazione del federalismo fiscale e la Commissione tecnica per la Finanza Pubblica presso il
Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Tante prove di spending review, ma una vera analisi e revisione della spesa non è stata ancora realizzata. Eppure, è un processo da riavviare per aumentare l’efficienza del settore pubblico. Qui alcune proposte per non ripetere gli errori del passato.
L’accordo tra i ministri dell’Economia e delle Finanze dei paesi dell’area euro sulla riforma del Patto di stabilità e crescita ribadisce che sarà rafforzato non solo il vincolo sul deficit ma anche quello sul debito. Che però sono legati fra loro. E dunque una adeguata diminuzione del primo è condizione sufficiente per ridurre il secondo. Mentre un irrigidimento del vincolo sul debito potrebbe avere diversi effetti negativi e non serve neanche a rassicurare i mercati.
Per l’edilizia scolastica, e più in generale per l’istruzione, risorse scarse e mal distribuite. Ma dove trovare i soldi per gli investimenti? Le scuole italiane sono in cattivo stato anche perché sono troppe. Si potrebbe cominciare a chiudere i plessi inefficienti. Non con le imposizioni, ma attraverso una più corretta gestione dei rapporti finanziari tra livelli di governo. Parte dei risparmi dovrebbe rimanere all’ente locale per essere reinvestiti nel settore scuola. Necessaria una mappa efficiente dell’organizzazione del servizio scolastico sul territorio.