Diego Piacentini lascia la carica di commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale. In due anni di attività ha avviato processi importanti. Da non abbandonare, perché sono indispensabili per la crescita economica e sociale del paese.
Autore: Alfonso Gambardella
Ha conseguito il PhD a Stanford nel 1991; è professore di economia e gestione delle imprese all’Università Commerciale “Luigi Bocconi” di Milano. Si occupa di economia d’impresa e in particolare di economia e management della tecnologia. Insegna anche corsi di economia della tecnologia al Dipartimento di Economia della Stanford University.
I servizi che nascono dal riutilizzo di dati pubblici possono trasformare le economie, anche rompendo alcune rendite di posizione nei mercati. Ma servono dati di qualità e non sempre le pubbliche amministrazioni hanno le risorse per renderli tali. Bisogna favorire la collaborazione con i privati.
Come arrivare anche in Italia a un vero Stato digitale? L’obiettivo è far sì che il bagaglio di competenze digitali raggiunto dalle migliori amministrazioni si trasferisca anche a quelle che arrancano o fanno resistenza ai cambiamenti. I risparmi e gli incentivi per chi trasferisce e chi riceve.
In attesa che il ministero precisi come gli esiti della valutazione della qualità della ricerca determineranno i nuovi criteri di assegnazione della quota premiale del fondo di finanziamento ordinario alle università, illustriamo i risultati di un confronto tra metodi di valutazione alternativi.
I paesi a più alto tasso di crescita sono quelli che hanno saputo trovare nuove specializzazioni. Per l’Italia dovremmo perciò riflettere su un “Progetto di sperimentazione industriale su larga scala”. Non risolverà tutti i nostri problemi industriali, ma dovrà rappresentare un metodo nuovo di ricerca e di lancio di nuove specializzazioni fondato sull’imprenditorialità, mirato soprattutto a chi ha ambizioni e idee più che denaro. Quanto alle risorse, finanziarie e umane, si dovranno probabilmente coinvolgere banche e giovani imprenditori stranieri.
LEuropa potrebbe risolvere la diatriba tra fautori e critici della brevettabilità del software istituzionalizzando la Generalized Public License. E’ il contratto principe dell’open source e impone a chi migliora un programma open di mettere a disposizione il codice sorgente dei nuovi apporti. E’ anche facilmente applicabile ad altri contesti. Questa soluzione stimolerebbe la concorrenza tra i due sistemi: chi inventa potrebbe scegliere tra brevettare o mettere le proprie innovazioni in campo aperto.