Nuove stime mostrano che il sistema fiscale italiano è ancora più regressivo nella parte alta della distribuzione del reddito di quanto misurato in precedenza. Tassare di più il capitale porterebbe ingenti risorse, con una riduzione delle disuguaglianze.
Autore: Andrea Roventini
Andrea Roventini è professore ordinario alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e research fellow all’OFCE, Sciences Po (Francia). È il coordinatore del progetto internazionale di ricerca GROWINPRO finanziato dalla Commissione Europea. È advisory editor per il Journal of Evolutionary Economics. I suoi lavori sono stati pubblicati in diversi giornali peer-reviewed tra i quali: Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, Nature Climate Change, Journal of Economic Behavior and Organization, Economic Modeling, Ecological Economics, Journal of Evolutionary Economics, Journal of Applied Econometrics, Journal of Economic Dynamics and Control, Socio-Economic Review, Industrial and Corporate Change, Macroeconomic Dynamics, Environmental Modeling and Software.
Cambiamento climatico e aumento delle disuguaglianze sono fenomeni complessi e interconnessi. Eventi estremi causeranno una crescita delle disparità di reddito globali e anche tra regioni europee. Servono politiche di adattamento e mitigazione.
Il nostro sistema fiscale è solo blandamente progressivo sulla distribuzione dei redditi. Anzi, è regressivo per il 5 per cento più ricco dei contribuenti, che pagano aliquote inferiori rispetto al 95 per cento della popolazione. I risultati di uno studio.
Le disuguaglianze di reddito in Italia sono più elevate di quanto si pensasse e con un trend in crescita a partire dal 2008. Il fenomeno è multi-dimensionale. A essere maggiormente colpiti dall’aumento delle disparità sono giovani, donne e Meridione.
Come gestire una eventuale richiusura dell’economia in caso di una seconda ondata di contagi? Un’analisi di input-output e per filiere di produzione permette di identificare le regioni e i settori con maggiori criticità e il numero di lavoratori più esposti al rischio.
I costi dei danni causati da fenomeni naturali sempre più estremi aumentano vertiginosamente. E lo fanno proprio nei paesi che un tempo erano considerati meno esposti: Europa e Stati Uniti. Anche in Italia è tempo di pensare a politiche di adattamento.