L’aumento del numero dei profughi e dei migranti economici dall’Africa riporta in primo piano il tema degli aiuti allo sviluppo. La proposta italiana del “Migration compact” vuole replicare l’accordo con la Turchia. Ma investire nella crescita dei paesi africani richiede precise scelte di bilancio.
Autore: Andrea Stuppini Pagina 5 di 7
Deceduto nel gennaio 2020. Era dirigente della Regione Emilia-Romagna e si occupava prevalentemente di welfare, esclusione sociale ed immigrazione. Negli anni novanta ha diretto l'Agenzia regionale per l'impiego dell'ER. Era rappresentante delle regioni nel Comitato tecnico nazionale sull'immigrazione. Annualmente redigeva il Dossier Immigrazione di Caritas-Migrantes. Faceva parte del comitato editoriale della rivista 'Autonomie locali e servizi sociali'.
Quali sono le prospettive dell’economia africana? Il boom demografico unito ai conflitti, all’instabilità politica diffusa e alle catastrofi ambientali avrà dirette conseguenze sulle scelte migratorie. Mentre anche le politiche delle istituzioni internazionali si devono misurare con la corruzione.
La cosiddetta emergenza migranti ha messo in discussione l’intera politica europea di asilo. Ma una maggiore omogeneità tra i sistemi nazionali porterebbe a una gestione delle risorse più efficace. Oggi le differenze nella spesa dei singoli stati sono notevoli. Fondi dagli aiuti allo sviluppo.
La gestione delle frontiere esterne e il superamento delle regole del sistema Dublino sono temi importanti. Ma la reciproca sfiducia dei paesi europei sulla gestione dell’emergenza si supera solo con tempi di attesa e risposte alle domande di asilo progressivamente più uniformi. Anomalie italiane.
La presenza di immigrati non incide molto sulla spesa pubblica italiana. Tuttavia, per quanto riguarda reddito e patrimonio il divario tra famiglie italiane e straniere è ancora ampio. Ed è per questo che sono soprattutto le seconde a beneficiare delle misure di welfare decise da governo e regioni.
La spesa dell’Italia per il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo è in linea con quella degli altri paesi UE. Anche in situazioni di emergenza come oggi o nel 2011. Anzi la cifra pro-capite per gli ospitati è inferiore rispetto a quanto garantito da Germania e Svezia. I flussi dai Balcani.
Le recenti indagini della magistratura rischiano di diffondere nell’opinione pubblica l’idea di un business dell’immigrazione. Certamente possono esserci stati abusi, ma non si può generalizzare. In più, il settore non gode di grandi risorse. E anche per le “emergenze” i fondi sono stati ridotti.
La ministra Madia ha proposto di svecchiare la pubblica amministrazione partendo da una staffetta generazionale. E un gruppo di lavoro ne sta studiando i costi. Ma prevedere regole diverse tra pubblico e privato su lavoro e pensioni è un errore che il nostro paese ha pagato duramente in passato.
La riforma del Titolo V per definire le competenze di Stato e Regioni è opportuna. Ma non basta. Bisogna porre un freno anche all’inflazione di leggi regionali, spesso inutili, mal coordinate fra loro e mai sottoposte a valutazione. Il buon esempio dell’Emilia Romagna.
La retribuzione di risultato dei dirigenti pubblici*
Di Andrea Stuppini
il 13/02/2014
in Commenti e repliche
L’intervento di Roberto Perotti e Filippo Teoldi del 17 gennaio ha comparato le retribuzioni dei dirigenti pubblici con quelle dei pari grado inglesi. Tuttavia può anche essere utile un ragionamento di confronto nazionale, anche perché del tema si sta concretamente discutendo in molti enti pubblici.
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