Una recente sentenza del Consiglio di Stato stabilisce che le Regioni non possono influenzare i medici nella scelta dei farmaci. E che solo l’Aifa può fare valutazioni comparative tra diversi principi attivi. Ma così non possono svolgere il loro ruolo.
Autore: Anna Maria Marata
Laurea in Medicina, specialista in cardiologia e Farmacologia Clinica. Da 1980-88 esperienza ospedaliera all’ Istituto di Cardiologia di Bo. Dal 2012 lavora presso la Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali della Regione Emilia-Romagna nell’area valutazione del farmaco. Da 2013 coordina la Com. Regionale del Farmaco.
I nuovi farmaci contro l’epatite C sono decisamente efficaci, ma hanno prezzi quasi proibitivi per le finanze delle regioni. Anche perché si tratta di una malattia molto diffusa nel nostro paese. Strategie per riuscire a trattare il maggior numero possibile di pazienti e scelte della politica.
Alcuni nuovi farmaci possono essere molto efficaci, ma anche molto costosi. È un problema legato ai limiti dei meccanismi di mercato quando applicati all’assistenza sanitaria. Come conciliare innovazione e sostenibilità in sanità. La ricerca pubblica e l’approccio “open access”
La spesa farmaceutica in Italia non è più elevata rispetto ai partner europei ed è in media con quella Ocse. Ma resta spazio per una sua razionalizzazione. Gli interventi che permettono risparmi senza danni alla salute dei cittadini e che favoriscono la ricerca di farmaci davvero innovativi.
Epatite C: ma i farmaci posso essere decisivi
Di Giulio Formoso e Anna Maria Marata
il 02/10/2015
in Commenti e repliche
L’adozione di stili di vita salutari va sempre incoraggiata e l’articolo di Alberto Donzelli bene fa a sottolineare quali sono le strategie da adottare per preservare la salute del fegato, aggiungendo un ulteriore elemento alla discussione sull’approccio all’epatite C che nel nostro articolo era incentrata sulle terapie farmacologiche e sulla loro sostenibilità.
Riguardo ai farmaci, l’articolo di Donzelli indica correttamente come l’efficacia dei nuovi antivirali contro l’epatite C non sia dimostrata su esiti clinicamente rilevanti (in questo caso mortalità, cirrosi o tumori epatici), come sarebbe indubbiamente preferibile, ma sia per ora dimostrata solo in termini di risposta virologica. Va tuttavia sottolineato che diversi studi (metanalisi e singoli studi osservazionali) che riguardano i trattamenti antivirali disponibili fino ad un anno fa – meno efficaci di quelli attuali nell’annullare la viremia – hanno evidenziato che la risposta virologica ottenuta è associata a una riduzione dell’evoluzione della malattia e della mortalità, soprattutto nei pazienti con danno epatico. È estremamente probabile quindi che i pazienti attualmente trattati, e cioè quelli con danno epatico in atto, potranno evitare una ulteriore evoluzione della malattia grazie ai nuovi trattamenti. L’eliminazione del virus in questi pazienti riduce inoltre la possibilità di una sua ulteriore diffusione. La stessa Organizzazione mondiale della sanità, sulla base di un’analisi delle prove disponibili, ha incluso tutti questi farmaci nella sua lista dei farmaci essenziali, cioè quelli che dovrebbero essere disponibili ai sistemi sanitari di tutti i Paesi (indipendentemente dalle capacità di acquisto); questo nonostante i prezzi attuali di questi farmaci siano elevatissimi.
In questo senso pensiamo che sarebbe auspicabile un progressivo accesso ai nuovi farmaci per un maggior numero di pazienti rispetto ai 50 mila attualmente previsti per l’Italia perché, pur in assenza di dati epidemiologici precisi, si stima che siano in diverse centinaia di migliaia i pazienti positivi al virus dell’epatite C che hanno già danni epatici in evoluzione, per i quali l’adozione di stili di vita salutari non potrà bastare. Siamo invece d’accordo che attualmente non è opportuno pensare a un (oneroso) screening di massa perché molte persone che sono positive al virus senza avere danni epatici non avranno nessuna evoluzione della malattia.
A nostro giudizio è lodevole (di più, è fondamentale) mantenere un approccio critico nel valutare l’efficacia e il valore aggiunto delle nuove terapie; tuttavia, per i motivi illustrati, l’efficacia clinica dei nuovi antivirali contro l’epatite C non va negata o ridimensionata. Sarebbe piuttosto necessario rendere l’accesso a questi farmaci possibile per un più ampio numero di pazienti, in base a criteri che devono essere rigorosamente definiti, favorendo una decisa riduzione dei loro prezzi.