Secondo l’Istat, si perde per strada il 41,4 per cento dell’acqua immessa nella rete idrica italiana. Che sconta decenni di manutenzioni mancate, scarsi investimenti e basse tariffe. Solo destinando più risorse si può pensare di cambiare la situazione.
Autore: Antonio Massarutto Pagina 2 di 5
Laureato in Economia Politica presso l’Università Bocconi nel 1990, è attualmente professore associato di Economia Applicata presso l’Università di Udine e fellow di centri di ricerca quali GREEN (Università Bocconi) e SEEDS (interuniversitario). La sua attività di ricerca è collocata all’intersezione tra le politiche ambientali e l’organizzazione e regolazione dei servizi pubblici ambientali ed energetici. Oltre alla ricerca in ambito accademico svolge un’intensa attività di divulgazione; tra le sue pubblicazioni dedicate al pubblico extra-accademico si ricordano i volumi pubblicati per il Mulino nella collana “Farsi un’idea” ( L’acqua e I rifiuti) e i saggi “Privati dell’acqua? Tra bene comune e mercato” e “Un mondo senza rifiuti? Viaggio nell’economia circolare”, sempre per il Mulino.
Per gli italiani l’acqua minerale è certamente un bene voluttuario. Però il settore è concorrenziale e i profitti delle imprese non eccessivi. I danni all’ambiente sono prodotti dalle bottiglie e confezioni. E sono queste che dovrebbero essere tassate.
La Giornata mondiale dell’acqua dà l’occasione per fare il punto della situazione sullo stato del settore idrico in Italia. Dal miglioramento della qualità delle reti all’aumento degli investimenti, il sistema di gestione dell’acqua si è messo in moto.
I tentativi di ridurre le pensioni troppo sperequate rispetto ai contributi versati sono falliti, infrangendosi contro i diritti acquisiti. La soluzione potrebbe essere la doppia tassazione dell’assegno pensionistico. Avrebbe dei vantaggi e potrebbe passare il vaglio della Consulta.
Un’estate torrida provoca danni ingenti all’agricoltura e più in generale all’economia. La gestione delle crisi è stata affidata fino a oggi a una cabina di regia, creata su base volontaria. Visti i successi conseguiti, ora va resa più istituzionale.
Lentamente, il settore idrico si rimette in moto. C’è una moderata ripresa degli investimenti, anche se le differenze tra aree del paese sono ancora forti, specie nella quota di investimenti pubblici e privati. L’esperienza di Napoli, quella del veneto e i buoni propositi dell’Autorità di settore.
A quattro anni dal referendum sui servizi idrici, la lettera del voto popolare è stata rispettata, ma probabilmente non la sostanza. Almeno se la misuriamo in relazione a quel che i promotori chiedevano. D’altra parte, quel disegno era semplicemente irrealizzabile. Tariffe e problemi di sempre.
L’Istat ha diffuso i dati sulla disponibilità di risorse idriche in Italia. È un passo avanti verso la costituzione di un sistema informativo adeguato alle esigenze di una economia che sulla relativa facilità di accesso all’acqua ha costruito una parte importante del proprio modello di sviluppo.
Gli inceneritori di rifiuti potranno operare al limite massimo della capacità e assorbire le eccedenze di altre Regioni. Con alcuni correttivi, la maggiore flessibilità dei flussi destinati ai diversi impianti può dare diversi vantaggi. Indispensabili rete nazionale di ultima istanza ed ecotassa.
Il Tar Lombardia si esprimerà nei prossimi giorni sul ricorso presentato dai movimenti referendari e dalla Federconsumatori contro il metodo tariffario per il servizio idrico approvato dopo il referendum. Il rischio è che si debba rinunciare ai più che necessari investimenti nella rete idrica.