I PROVVEDIMENTI
In materia di giustizia il primo anno del governo Berlusconi uscito dalle elezioni del 2008 non si è caratterizzato per particolare attivismo. Al di là delle dichiarazioni, i provvedimenti varati sono di portata abbastanza ridotta. Spicca ovviamente lapprovazione a tamburo battente – il Ddl varato dal Consiglio dei ministri il 27 giugno 2008 viene definitivamente approvato il 23 luglio del cosiddetto lodo Alfano, che sospende i procedimenti penali contro le alte cariche dello Stato e soprattutto nei confronti del premier. Per il resto, lattività si è concentrata sulla sicurezza, in un settore di prevalente competenza del ministro dellInterno, con il varo in aprile della legge n. 38/2009, che contiene svariate disposizioni destinate a rafforzare la repressione penale in questo settore.
In Parlamento sono però in esame diversi provvedimenti. In campo penale va segnalato quello inteso a evitare la divulgazione abusiva di intercettazioni che, a detta dei critici, renderebbe troppo difficile per il magistrato poterle disporre, con ricadute negative per lefficacia delle indagini. Del resto, il governo non ha fatto mistero di voler limitare la libertà dazione di cui oggi dispone il pubblico ministero, anche riducendone linfluenza sulla polizia giudiziaria.
Forse più impegnative sono le misure in discussione in campo civile. È in dirittura darrivo un provvedimento destinato, nelle intenzioni del governo, a ridurre i tempi della giustizia civile. Un risultato che sarebbe ottenuto con snellimenti procedurali, semplificazioni dei riti e soprattutto lintroduzione di un filtro per i ricorsi in Cassazione: il loro numero enorme è infatti una delle cause dei tempi lunghi della nostra giustizia. Dopo polemiche e decisioni contraddittorie, in Parlamento sembra essere emerso un consenso che dovrebbe concretizzarsi nei prossimi giorni.
Nonostante le aspettative e gli annunci, poco questo governo ha fatto, almeno finora, in tema di ordinamento giudiziario. Vi è stato solo, la scorsa estate, un provvedimento che ha introdotto incentivi economici per i magistrati disponibili a trasferirsi negli uffici giudiziari meno graditi. Nulla invece in tema di separazione delle carriere, nonostante il premier avesse preannunziato la trasformazione dei nostri pubblici ministeri in avvocati dellaccusa. Nulla neanche in tema di riforma della composizione e del ruolo del Csm, nonostante le critiche spesso aspre che lattuale maggioranza ha espresso nei confronti di questorgano.
GLI EFFETTI
La portata limitata di quanto fatto finora rende molto difficile valutare gli effetti delle politiche giudiziarie del governo Berlusconi. Dei provvedimenti approvati di recente o ancora in gestazione poco si può dire, almeno dal punto di vista delle conseguenze concrete: il discorso sullimmagine è, invece, un po diverso. Lunico provvedimento veramente efficace è stato il lodo Alfano che ha congelato i procedimenti penali contro il presidente del Consiglio, liberandolo dalle preoccupazioni che avevano guastato buona parte della sua precedente esperienza di governo. La patata bollente è stata ora scaricata sulla Corte costituzionale, chiamata a decidere della costituzionalità del lodo. È comunque probabile che anche in caso di giudizio sfavorevole, la forte maggioranza parlamentare permetterà al governo di escogitare qualche altro strumento per bloccare o ostacolare i procedimenti contro il premier.
Quanto allaltro provvedimento che il tempo permette di valutare le misure per colmare i vuoti di organico nelle sedi disagiate non sembra aver prodotto gli effetti sperati, dato che di recente il governo ha presentato in Parlamento norme per rendere più facili i trasferimenti dufficio verso quelle sedi.
LE OCCASIONI MANCATE
Nella sostanza il governo ha seguito una linea relativamente prudente: non ha affrontato il tema della riforma dellordinamento giudiziario (dopo la tanto contestata riforma varata, e poi corretta, nelle legislature precedenti) e una volta portato a casa il lodo Alfano, ha lasciato che gli altri provvedimenti seguissero lentamente il corso parlamentare. Quindi, a eccezione del lodo, ha rinunciato alla politica dei cento giorni, ad approfittare della netta vittoria elettorale per far passare le misure più controverse (o più incisive).
In realtà, il governo e lo stesso ministro della Giustizia sembra in questa fase aver investito soprattutto sul tema sicurezza e, in pratica, sullinasprimento della repressione penale, come dimostra anche lulteriore provvedimento sulla sicurezza pubblica in corso di approvazione. È probabile che si tratti di un investimento redditizio in termini di consenso, almeno per un po. A questo si è accompagnato un diverso stile ministeriale. Contrariamente al suo predecessore nei governi Berlusconi Roberto Castelli il ministro Alfano tende a non alimentare polemiche con la magistratura, a smorzarle quando emergono e a evitare comunque forti contrapposizioni. Bisognerà vedere se questa tattica più elastica di quelle sperimentate nel passato, gli permetterà di realizzare quello che appare il suo programma di fondo: un ridimensionamento, moderato ma non insignificante, dei poteri della nostra magistratura.