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Autore: Claudio Petucco

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringraziamo i lettori che con il loro contributo ci danno l’occasione di chiarire alcuni aspetti sulle simulazioni presentate. Lo scopo della nostra simulazione è unicamente quello di valutare gli effetti sulla spesa pensionistica derivanti dall’innalzamento graduale dell’età pensionabile, in risposta alla sentenza della Corte di Giustizia europea. Di conseguenza, i risultati presentati fanno riferimento solamente alla spesa che deriva dai trattamenti previdenziali per le lavoratrici del settore pubblico. Non viene presa in considerazione, invece, la spesa pubblica volta alla remunerazione dell’attività lavorativa né i costi sociali di vario genere che derivano dalla riforma. Non considerando quindi gli effetti sul mercato del lavoro non è stato necessario utilizzare alcuna ipotesi sul turn-over.

Siamo convinti che la simulazione illustrata nel nostro articolo non possa rappresentare un’analisi completa per valutare la proposta di riforma nel suo complesso e le sue conseguenze sulla spesa pubblica. Per far ciò, come correttamente sottolineato nei diversi commenti, è necessario analizzare con cura non solo gli effetti sul mondo del lavoro, ma anche le conseguenze della riforma sull’intero sistema di welfare. Il nostro lavoro è quindi da considerarsi come un contributo ad un’analisi più generale.

UGUALI DI FRONTE ALLA PENSIONE

Il ministero per la Pubblica amministrazione ha elaborato una proposta di riforma che innalza gradualmente l’età pensionabile delle lavoratrici del settore pubblico da 60 a 65 anni. Con un possibile risparmio totale di circa un miliardo, secondo le nostre stime. Dal 2010 al 2014 il blocco delle uscite riduce notevolmente la spesa pensionistica rispetto allo status quo. Dal 2015 il risparmio rallenta, per l’aumento delle prestazioni dovuto al prolungamento dell’attività lavorativa di tre o quattro anni.

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