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Autore: Diego Valiante

valiante Diego Valiante è docente a contratto all'Università di Bologna e Team Leader alla Commissione Europea. E' esperto di regolamentazione di banche e mercati finanziari, nonché di temi di politica economica e monetaria legati all'area euro. Twitter: @diegovaliante

Il precedente cipriota

La vicenda Cipro ha rafforzato il legame tra sistemi bancari e governi nazionali. Il rischio è quello di creare monete parallele nella stessa area monetaria. Mentre emerge con chiarezza la debolezza dell’attuale assetto istituzionale. La polarizzazione verso aree con più alta capacità fiscale.

Unione bancaria: ultima chiamata

L’unione bancaria non può essere un mero passaggio di competenze alla Banca centrale europea. Dovrebbe essere interpretata invece come unico strumento per ripristinare i meccanismi di trasmissione della politica monetaria e bloccare il processo di disintegrazione finanziaria. È un processo complesso, che dovrebbe prevedere un intervento di politica monetaria non convenzionale. Insieme a nuove regole comuni per la liquidazione e amministrazione delle banche, applicate da un’autorità indipendente.

La resa dei conti

Il panico di questi giorni sui mercati raccoglie un po’ tutti i timori e gli errori fatti da quando la crisi dell’area euro ha fatto irruzione nelle nostre vite. E’ un segnale forte. Questa volta non basterà neanche ristrutturare delle zombie banks. Non si può avere un sistema bancario stabile senza finanze pubbliche sotto controllo, almeno fin quando gran parte di queste finanze pubbliche non entreranno a far parte di un progetto di unione politica europeo.

LA FAVOLA DEL DELEVERAGING

Negli ultimi 10 anni, il sistema economico e finanziario si è sbilanciato inesorabilmente verso il debito a scapito del capitale di rischio. Questa crisi è anche il segno di un’economia bisognosa di diversificazione nell’approvvigionamento di capitale. Un processo più o meno lungo di cancellazione graduale del debito e riallineamento sui fondamentali con più equity è inevitabile. Le istituzioni finanziarie internazionali sostengono che il processo sia iniziato, finora però le banche si sono limitate ad aumentare la loro capitalizzazione, senza alcun vero deleveraging.

TOBIN TAX: ALLA FINE NON SI FARÀ

Nonostante le buone intenzioni, l’introduzione di una Tobin Tax a livello europeo secondo la proposta avanzata dalla Commissione Europea non è auspicabile, sia per i suoi obiettivi sia per i problemi economici e legali che comporterebbe. La soluzione finale potrebbe essere un compromesso politico con l’introduzione di un’imposta di bollo aggiuntiva su azioni e obbligazioni in alcune nazioni come Francia, Germania e Italia. Certo, è un’ipotesi che finirebbe per non accontentare né i fautori né i detrattori della tassa sulle transazioni finanziarie.

L’EURO-DILEMMA DEL PRIGIONIERO

La crisi politica dell’Eurozona è ormai un classico dilemma del prigioniero. L’equilibrio finale è una serie di soluzioni non-cooperative inefficienti. Ed è proprio la sottostima dei benefici dell’equilibrio ottimale che non permette ai governi di affrontare i due nodi essenziali: ribilanciamento degli squilibri di competitività tra i paesi e creazione di strumenti effettivi contro crisi di liquidità. Un’Europa più unita politicamente potrebbe offuscare il ruolo di molte potenze mondiali.

L’ORRIBILE SCENARIO DEL DEFAULT

Che cosa succederebbe se l’Italia non riuscisse a portare avanti le riforme strutturali e a consolidare i conti senza l’intervento di istituzioni europee, come la Bce? I costi cui andremmo incontro non sono quantificabili. Il nostro sistema economico entrerebbe in un perverso meccanismo che può dividersi in tre fasi: crisi di liquidità e insolvenza; pressioni deflazionistiche; pressioni inflazionistiche e instabilità politica ed economica.

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