La crisi legata alla pandemia di Covid-19 ha aumentato le diseguaglianze, generando nuove povertà e discriminazioni. Tra i più colpiti ci sono i lavoratori immigrati perché spesso più vulnerabili e in una situazione socio-economica peggiore dei nativi.
Autore: Enrico Di Pasquale Pagina 3 di 8
Ricercatore della Fondazione Leone Moressa. Esperto di immigrazione e di euro-progettazione. Ha collaborato in diversi progetti sui seguenti temi: integrazione socio-economica, associazionismo, formazione e comunicazione. Dal 2013 collabora alla realizzazione del Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione. Collabora con "Lavoce.info", "Il Mulino", "Neodemos.it".
Nel piano della Commissione sulla migrazione ci sono solo richiami generici ai principi di solidarietà previsti dai Trattati e alla necessità di potenziare controlli alla frontiera e rimpatri. Ma tutto il sistema europeo d’asilo sarebbe da ripensare.
Tra i toni allarmistici di media e alcune forze politiche, gli sbarchi tornano a far notizia. Eppure i numeri sono molto più bassi di quelli di altri periodi. Ma le criticità del sistema di accoglienza non permettono una gestione ordinata del fenomeno.
Dal lavoro domestico arriva un gettito fiscale e contributivo di 1 miliardo e mezzo. La cifra potrebbe essere molto più alta se si eliminasse l’ampio ricorso al lavoro nero. La sanatoria è stata un primo passo, ma occorrono incentivi per le famiglie.
Il bilancio europeo 2021-2027 stanzia per l’immigrazione quasi 23 miliardi. Sono fondi destinati soprattutto alla gestione delle frontiere e non all’integrazione. Mentre sarebbe meglio investire nella costruzione di un clima di rispetto reciproco.
La regolarizzazione di colf e lavoratori dell’agricoltura nella fase di emergenza sanitaria è stata una necessità. Ma bisogna tornare a discutere di una riforma strutturale dell’immigrazione, che privilegi ingressi legali e percorsi di inclusione.
Germania e Italia condividono il primato di paesi più anziani d’Europa. Nel 2015, però, Berlino ha aperto le porte all’ingresso di profughi, spesso giovani. È una precisa scelta politica che dà vantaggi demografici, ma non è esente da problematiche.
Si torna a parlare dell’ipotesi di una regolarizzazione degli immigrati senza permesso di soggiorno. Ci sono argomenti a favore e a sfavore. L’importante è che la sanatoria non sia un modo per tamponare il problema senza affrontarne le cause strutturali.
L’Italia spende poco per integrare gli stranieri. Eppure le risorse dedicate (prevalentemente scuole di italiano e mediazione culturale) servono a costruire un clima di civile convivenza e, per di più, finanziano servizi e professionalità del territorio.
Italia ed Europa devono affrontare il problema del calo demografico. Gli eventuali rimedi, però, avranno effetti solo nel lungo periodo. Ecco perché è urgente programmare alcuni cambiamenti sempre più necessari. A partire da scuola, lavoro e pensioni.