A privatizzazioni e liberalizzazioni sono dedicate poche righe nel programma della Casa delle libertà, molte pagine in quello dell’Unione. Con una premessa comune: privatizzare senza liberalizzare è stato un errore. Una tesi che negli anni Novanta servì a ritardare l’avvio del processo di privatizzazione. La Cdl sottolinea l’importanza delle liberalizzazioni. Tema trattato in modo molto esteso dall’Unione. Che tuttavia per le professioni non si spinge fino al punto di proporre l’abolizione degli ordini
Autore: Francesco Giavazzi Pagina 5 di 6
Si è laureato in ingegneria al Politecnico di Milano nel 1972. Insegna economia politica all'Università Bocconi, della quale è stato pro-rettore alla ricerca tra il 2000 e il 2002.
Tra il 1992 e il 1994 è stato dirigente generale del Ministero del Tesoro, responsabile per la ricerca economica, la gestione del debito pubblico e le privatizzazioni. Dal 1992, anno della privatizzazione, alla conclusione dell'OPA lanciata dalle Assicurazioni Generali, è stato membro del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo di INA s.p.a. e, in rappresentanza di INA spa, vice-presidente del Banco di Napoli dal 1998 al 2000.
Fa parte del Gruppo dei consulenti economici del Presidente della Commissione europea e collabora con il Corriere della Sera e con Project Syndicate, un archivio on-line di articoli scritti da economisti di vari paesi. Redattore de lavoce.info.
Giovedi’ 1 settembre si riunisce il Consiglio della Banca centrale europea, il primo dall’inizio di luglio e il primo dopo il feuilleton estivo italiano. In questa occasione abbiamo inviato al Financial Times la lettera qui allegata, pensando di interpretare anche il sentimento di molti nostri colleghi.
Nella vicenda Banca dItalia il Governo sta a guardare, dando limpressione di non poter far nulla. E un atteggiamento irresponsabile che rischia di dilapidare il grande capitale di competenze e credibilità che rimane nella Banca dItalia. E necessario, invece, che il Governo intervenga su tre aspetti: durata del mandato, collegialità delle decisioni e competenze della Banca. Questi problemi devono essere affrontati prima di una eventuale nomina di un nuovo Governatore. Non è necessario inventare nulla di nuovo: basta applicare le regole già previste per la Banca centrale europea.
I giornali sono un bene pubblico, come tutelarne l’indipendenza? I quotidiani italiani ricevono un sussidio pubblico che costa ai contribuenti almeno 50 milioni di euro e non ha alcuna giustificazione. Su questo si potrebbe far leva per imporre alle proprietà l’introduzione negli statuti di regole simili a quelle suggerite da Luigi Einaudi, secondo il quale “Il direttore dovrebbe essere l’unico responsabile dell’indirizzo politico, economico, finanziario e generale del giornale. Una volta nominato non dovrebbe essere licenziato, né dovrebbe subire limitazioni”.
L’Italia deve battersi per un Patto più flessibile, ma con un ruolo rafforzato della Commissione. Le nuove regole varate dai ministri finanziari dell’Unione restano troppo indulgenti verso alcuni paesi e non premiano abbastanza chi vara riforme strutturali. Ma affidare il giudizio sul loro rispetto all’Ecofin è svantaggioso per il nostro paese. Perché ogni riforma sarà giudicata perfetta, ogni investimento essenziale. E senza la garanzia che i deficit eccessivi saranno osservati da vicino da un’istituzione indipendente, le agenzie di rating alzeranno lo spread sui titoli italiani.
La fede e la religione hanno pesato più dellIraq in queste elezioni. E i democratici lo hanno capito troppo tardi. Francesco Giavazzi interviene sulla vittoria di Bush nelle elezioni americane puntando sui temi della moralità e sul diritto dei cittadini a detenere armi. Nel secondo mandato si darà un’agenda politica tutta interna, con la promozione dei valori cristiani e conservatori nelle scuole, negli ospedali, trasferendo alle organizzazione religiose finanziate dallo Stato molti compiti di assistenza sociale. Mentre i repubblicani controllano anche il Senato. La risposta di Stephen Martin.
Vincenzo Visco commenta la lettura del DPEF fornita da Riccardo Faini e Francesco Giavazzi per quanto riguarda gli aiuti al Sud. È giusto limpegno ad aprire le ostilità con Bruxelles sulla differenziazione regionale delle aliquote sui profitti?
Si chiama così il codice di condotta della Borsa italiana. La via dellautoregolamentazione sembra infatti preferibile allimposizione per legge delle regole di corporate governance delle banche. Tanto più che secondo studi recenti sono proprio questi meccanismi a determinare il giudizio sul valore degli istituti di credito, mentre lassetto della vigilanza è del tutto irrilevante. Solo che in Italia le società che non adottano il codice non sono escluse dalla quotazione, come invece accade a Londra.
I tentativi di modificare in meglio luniversità italiana si sono trasformati in altrettanti fallimenti. E continuare a credere che il sistema sia riformabile è unillusione che avvantaggia chi vuole conservare lo status quo. È necessario invece puntare su istituzioni nuove, come lIit, che possano contare su finanziamenti adeguati, ma soprattutto siano libere da ogni legame con lattuale establishment accademico. Solo così avremo il rigore, i controlli e gli incentivi necessari alla ricerca scientifica di livello internazionale.
Prima della decisione dellEcofin, il Patto di Stabilità era migliorabile perché non era mai stato violato e quindi era credibile. Ora è più complicato, ma si possono percorrere due strade: introdurre nella nuova Costituzione europea una regola che sottragga le proposte della Commissione allapprovazione dellEcofin, sullesempio del Code of Fiscal Responsibility inglese. Oppure spostare lattenzione sulla trasparenza dei bilanci pubblici.