Tocca alle politiche del lavoro garantire forme di tutela ai lavoratori più deboli e più colpiti dalla crisi seguita alla pandemia. Soprattutto è urgente rafforzare le politiche attive. Ma troppe incertezze frenano gli organismi chiamati a gestirle.
Autore: Gianluca Scarano
È assegnista di ricerca al Politecnico di Torino. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente le politiche del lavoro e i servizi per l’impiego. Per Egea ha pubblicato recentemente, insieme con Roberto Rizza, il volume “Nuovi Modelli di Politica del Lavoro”. Precedentemente, nel 2018 ha collaborato con l’Ocse per l’indagine Connecting People with Jobs sullo stato dei servizi per l’impiego e delle politiche attive in Italia.
Strumenti di sostegno al reddito per rispondere alle emergenze si sono già visti in Italia, dopo terremoti e altre catastrofi. Sarebbe forse più utile una misura permanente, da attivare in caso di necessità. Anche imparando dall’esperienza di altri paesi.
L’Italia spende in politiche attive meno di quanto spenda per quelle passive. Invece un sistema efficace di flexicurity richiede investimenti nei servizi per l’impiego e nella formazione. E con programmi specifici per le categorie più svantaggiate.