In sanità il ticket dovrebbe essere utilizzato per responsabilizzare gli utenti sul costo del servizio sanitario. Ma il super-ticket non serve per contenere i consumi eccessivi, mentre potrebbe spingere una parte dei cittadini a rinunciare alle cure.
Autore: Giuliano Resce
Giuliano Resce è Professore Associato di Economia Politica presso l’Università del Molise. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Firenze, PhD in Economia presso l’Università di Roma Tre. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente lo studio dell’equità e dell’efficienza nel settore pubblico. Ha lavorato per l’Università di Firenze, per il Consiglio Nazionale delle Ricerche, per SOSE SpA, ed è stato Visiting Fellow presso London School of Economics, ETH Zürich, University of Sheffield, University of Portsmouth, e World Bank. È stato consulente per IFAD, Commissione Europea e Fondo Europeo per gli Investimenti. Ha fatto parte del gruppo di esperti per il Dipartimento per le Politiche di Coesione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Attualmente è consulente per il Centro Internazionale per l'Agricoltura Tropicale e Fondazione IFEL ANCI.
In Italia i ticket non sono più uno strumento di razionalizzazione della domanda, ma servono per finanziare la spesa sanitaria. In più sono decisi dalle singole regioni, creando una grave disparità di accesso al servizio sanitario nazionale.