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Autore: Giuseppe Nicoletti

paliotta

Prima di diventare senior fellow presso il Lab of European Economics della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) e visiting professor presso la stessa università, è stato capo divisione presso il Dipartimento di Economia dell’OCSE dal 2004 al 2021. In questi anni ha coordinato ricerche in molteplici aree, fra cui la produttività, digitalizzazione, finanza, mercato del lavoro, e crescita sostenibile. Ha inoltre partecipato alla creazione e gestione del Forum Globale della Produttività (GFP). Recentemente, ha coordinato i lavori del dipartimento di Economia dell’OCSE in supporto della Presidenza Italiana del G20 nel 2021, specialmente per quanto riguarda lo studio dei beni intangibili, piattaforme online, digitalizzazione e produttività. Attualmente è anche membro del Consiglio Nazionale della Produttività francese e consulente dell’OCSE su progetti a supporto del G7 e del G20 e del Comitato di politica Economica (EPC). Ha inoltre lavorato presso l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). Ha conseguito il Dottorato in Economia presso la New York University.

Dopo-pandemia: cosa resterà dello smart working*

Negli ultimi due anni, lo smart working è entrato prepotentemente delle nostre vite. Persisterà anche in futuro? Quali sono gli effetti su produttività e benessere dei lavoratori? Cosa possono fare le imprese? Alcune risposte in uno studio dell’Ocse.

Quanto costa la lotta al riscaldamento globale*

Per vincere le resistenze verso le politiche climatiche è necessario limitarne i costi. Partendo da alcuni punti fermi. Sono più efficaci gli strumenti che attribuiscono un prezzo di mercato alle emissioni di gas a effetto serra, come le tasse o i meccanismi di scambio di permessi. Mentre regolazioni o sussidi aumentano gli oneri. Le misure si devono applicare a tutti i gas e a tutte le fonti di emissioni. E devono essere adottate da tutti i grandi paesi inquinatori. Ricordando che bisogna agire presto, entro il 2020.

Un disservizio all’Europa

Senza un mercato integrato dei servizi l’Europa non potrà mai ambire a essere un’economia dinamica e competitiva come quella degli Stati Uniti. La direttiva Bolkestein cercava di far sì che le legislazioni dei paesi membri in questo campo diventassero rapidamente compatibili con le norme dei trattati europei. Ora, il compromesso raggiunto è il risultato di cedimenti progressivi agli interessi particolari di singoli paesi e categorie. E già si levano le voci in favore dell’esplicita introduzione del principio del “paese di destinazione”. Condannandoci a un lento declino.

Lo spettro di Bolkestein s’aggira per l’Europa

Il commercio di servizi nella Ue è frenato sia dal livello delle regolazioni nazionali che dalla loro eterogeneità. Ma l’assenza di un mercato integrato dei servizi è uno dei maggiori ostacoli alla crescita. E un grave danno per i cittadini europei perché il settore dei servizi è il principale, se non l’unico, fattore di crescita economica e occupazionale nei paesi avanzati. La sempre più diffusa opposizione alla “direttiva Bolkestein” si spiega solo con la scarsa lungimiranza dei governanti nell’avviare le riforme necessarie per uscire dalla stagnazione.

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