Le pandemie del passato ci aiutano a capire quali potrebbero essere gli effetti redistributivi del Covid-19. È vero che la peste nera ridusse la disuguaglianza, ma in altri casi non è stato così. E dopo la spagnola povertà e disparità aumentarono.
Autore: Guido Alfani
Professore ordinario di storia economica presso l’Università Bocconi (Milano) e ‘affiliated scholar’ presso lo Stone Center on Socio-Economic Inequality (New York). Collabora regolarmente con numerose istituzioni di ricerca internazionali. Di recente è stato Visiting Researcher presso la LSE (2019), l’Università di Utrecht (2015) e l’Università di Oxford (2013), nonché Visiting Professor presso l’EHESS - École des Hautes Études en Sciences Sociales (2012). È anche research fellow del CEPR (Centre for Economic Policy and Research, Londra). Attualmente è il Principal Investigator del progetto finanziato dallo European Research Council, SMITE – Social Mobility and Inequality across Italy and Europe 1300-1800.
La storia della peste insegna che le pandemie possono avere conseguenze economiche assai rilevanti e persistenti. Che però non possono essere previste a priori. E nell’incertezza su chi ne risentirà di più, la solidarietà è la scelta più razionale.
La disuguaglianza economica è un tema di grande attualità. Ma quali sono le sue dinamiche di lungo periodo? Tra il 1300 e oggi, la tendenza è stata all’aumento costante. Con due eccezioni: il periodo immediatamente successivo alla peste nera del 1348 e quello compreso tra le due guerre mondiali.