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Autore: Guido Romano

Economista, responsabile dell’Ufficio Studi e Relazioni Esterne di Cerved Group, per il quale cura ricerche basate sul vasto patrimonio di informazioni di cui dispone la società. Ha ideato, progettato e realizzato gli Osservatori periodici e le altre collane di studi di Cerved Group. Precedentemente, ha lavorato per quattro anni nell’Ufficio Studi di Telecom Italia, dove si è occupato di studi economici a supporto delle analisi regolamentari e di attività istituzionali del top management.

La ricapitalizzazione delle imprese fa bene alle banche

Nel 2013 entra in vigore Basilea 3 che inasprisce i requisiti patrimoniali delle banche. Potrebbe così diminuire ulteriormente l’erogazione di credito alle Pmi. Invece di cercare soluzioni ad hoc, si potrebbe favorire una maggiore capitalizzazione delle aziende. Le simulazioni mostrano che un aumento del 20 per cento per tre anni dei conferimenti di capitale da parte dei soci avvierebbe un circolo virtuoso. Per le imprese scenderebbe l’indebitamento e la loro maggiore stabilità comporterebbe un risparmio per le banche in termini di patrimonio di vigilanza fino a 10 miliardi.

QUALI SONO LE IMPRESE CHE BATTONO LA CRISI

La crisi ha colpito duramente le Pmi italiane. Ma l’evidenza dei dati di bilancio indica che il processo di ristrutturazione è andato avanti comunque. Il risultato è una marcata polarizzazione dei risultati. Le imprese espulse dal mercato erano già fragili prima e il credito bancario è stato allocato in modo selettivo. Quelle che sono cresciute sono caratterizzate da una maggior quota di capitale immateriale rispetto al totale dell’attivo. Anche durante la crisi, il successo è passato attraverso la “terziarizzazione” della strategia d’impresa.

QUESTA RIFORMA NON È UN FALLIMENTO *

La riforma della disciplina fallimentare è in vigore da tre anni e se ne può dare una prima valutazione. Scesi già nel 2006, i fallimenti hanno toccato un minimo storico nel 2007, per poi tornare a crescere decisamente alla fine del 2008 e nei primi mesi del 2009. Ma l’analisi sulla serie storica indica che il crollo del 2007 è solo parzialmente attribuibile alle nuove norme. Mentre il recente aumento è dovuto a fattori congiunturali. Il più ampio ricorso al concordato preventivo mostra che le imprese hanno apprezzato la riforma e hanno uno strumento in più per reagire alla crisi.

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