I dati sui risparmi ottenuti dalle gare Consip permettono di valutare l’andamento della spending review negli acquisti di beni e servizi. Tra luci e ombre, emerge un quadro in cui manca una politica organica di riassetto della spesa. E le cause di questo sono due.
Autore: Gustavo Piga
Gustavo Piga (M.Phil. e Ph. D. in Economics, Columbia University in New York) è Professore di Economia Politica presso il Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università di Roma “Tor Vergata”, dove è anche coordinatore del corso di laurea triennale in lingua inglese “Global Governance” e Direttore del Master in Procurement Management e dell’International Master in Public Procurement. I suoi interessi di ricerca riguardano la politica economica, la riforma del sistema universitario, gli appalti pubblici e la gestione del debito pubblico.
E’ stato presidente della CONSIP S.p.A. del Ministero dell’Economia e delle Finanze per il triennio 2002-2005 e membro del Consiglio degli Esperti al Tesoro nel 1993 e 1994 e, ad oggi, è Direttore della Rivista di Politica Economica di Confindustria.
La legge di stabilità prevede che per gli acquisti di molti beni e servizi di uso corrente le amministrazioni pubbliche debbano passare attraverso la Consip o le nuove centrali di acquisto regionali. È un grave errore perché non produrrà risparmi, mentre danneggerà le piccole imprese fornitrici.