Nonostante le speranze di molti, neanche il referendum metterà la parola fine alla crisi greca. E finché i problemi della Grecia restano irrisolti, non si può pensare di riformare l’architettura dell’Unione monetaria, come promesso nel Rapporto dei cinque presidenti. Tra realismo ed equilibrismo.
Autore: Ilaria Maselli
L’idea di un’assicurazione europea contro la disoccupazione ha successo: può riaffermare l’ideale di un’Europa solidale e finanzierebbe i sussidi per la perdita del lavoro, senza pesare sulle finanze pubbliche. La proposta troverà spazio nel rapporto dei “quattro presidenti”?
La sharing economy offre vecchi servizi in modo innovativo. In più smuove le acque in settori tradizionalmente molto regolamentati e immuni dalla concorrenza. Tuttavia, lo fa al prezzo di cambiare le relazioni industriali. Il confine rotto tra lavoratori dipendenti, free-lance e occasionali.
I recenti dati Eurostat hanno fatto gridare all’allarme disoccupazione giovanile. Ma un tasso di disoccupazione del 33 per cento vuol solo dire che un giovane su tre, tra quelli che hanno cercato lavoro, non l’ha trovato. Ed è un dato tutto sommato costante per il nostro paese. Quello che è troppo basso è il tasso di attività: solo il 29 per cento dei giovani italiani partecipa al mercato del lavoro. Ancora più preoccupante è quel 19 per cento di “Neet”, ovvero di giovani che non lavorano né studiano. Ed è su di loro che dovrebbe concentrarsi l’attenzione della politica.
Non ha molto senso angosciarsi per il sorpasso spagnolo quando il vero problema è la tendenza di lungo periodo. E questa mostra chiaramente che il reddito italiano pro capite a parità di potere d’acquisto è costantemente calato nell’ultimo decennio. Sicuramente le cause saranno svariate e complesse, ma investire di più e meglio nell’istruzione potrebbe davvero fare la differenza nel prossimo futuro. Anche perché la Grecia partendo dallo stesso livello dell’Italia, ha adesso una popolazione con circa il 30 per cento in più di anni di scolarizzazione.