Il lungo periodo di petrolio a prezzi bassi potrebbe portare a un significativo squilibrio futuro, con l’offerta che potrebbe non riuscire a coprire la domanda. Il consumo di greggio continua a crescere, ma i produttori hanno rinviato gli investimenti e i progetti perché oggi poco convenienti.
Autore: Jacopo Brilli
Jacopo Brilli nasce a Fiesole il 3 agosto 1982. Dopo gli studi classici, consegue nell’ottobre 2006 la laurea in giurisprudenza presso l’Universita’ degli studi di Firenze con una tesi in analisi economica del diritto. Inizia la sua carriera professionale nel marzo 2007 nell’ufficio legale del gruppo ENI, presso la controllata Saipem, occupandosi di contrattualistica internazionale e finanza di progetto per la costruzione di unita’ FPSO. Ha ricoperto per Saipem incarichi operativi nella sede croata seguendo in particolare progetti per la costruzione di infrastrutture energetiche marine in Arabia Saudita, Egitto, Iraq e Libia. Dopo il rientro in Italia si e’ occupato delle commesse Saipem nel Mar Caspio. Nell’agosto 2012 entra a far parte del gruppo olandese Heerema Group, presso la divisione costruzioni mare. A partire da settembre 2013 e’ basato a Perth, in Australia Occidentale, ricoprendo l’incarico di responsabile commerciale sul progetto Ichthys per conto della controllata australiana del gruppo Heerema. In questa posizione si occupa degli aspetti commerciali, contrattuali ed assicurativi del progetto.
I prezzi del petrolio rimarranno bassi ancora a lungo. Ciò significa che alcuni produttori non-Opec usciranno dal mercato. Ma i consumi avranno un aumento stabile e dunque crescerà la dipendenza dai paesi Opec. Gli investimenti dell’Arabia Saudita e l’espansione degli stati con giacimenti di gas.
Saranno gli Usa e non i paesi Opec a ridurre la produzione di petrolio? L’industria dello shale oil ha costi elevati e i piccoli produttori si sono indebitati enormemente per finanziare le campagne di perforazione. Intanto, si pensa a inasprire la legislazione per limitare l’impatto ambientale.
L’Arabia Saudita è l’unico paese che oggi può orientare le politiche dell’Opec, grazie alle risorse finanziarie di cui dispone e alle caratteristiche della sua industria petrolifera. Ha utilizzato la sua influenza per non tagliare la produzione e mantenere quote di mercato. E può resistere a lungo.
Il prezzo del petrolio ha toccato i livelli più bassi degli ultimi dodici anni. Molte le cause, a partire da investimenti concentrati soprattutto nei processi a monte. Il ritorno all’equilibrio tra domanda e offerta è previsto per il 2017. Cambiamenti permanenti possono provocare nuovi squilibri.