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Autore: Lorenzo Stanghellini

stanghellini E' Professore Ordinario di Diritto commerciale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Firenze. Ha ottenuto il Master in Laws alla Columbia University School of Law, New York. E’ stato Academic Visitor nella Faculty of Law della University of Cambridge e nella Faculty of Law della University of Oxford, presso le quali ha tenuto seminari, e Visiting Scholar nella University of California at Berkeley, School of Law e nella Columbia University, New York. È membro dell'Associazione Disiano Preite per lo studio del diritto dell'impresa. Ha operato come consulente nella stesura della normativa speciale per il caso Parmalat e nella riforma della legge fallimentare. Nel 2007 ha pubblicato "Le crisi d’impresa fra diritto ed economia”, il Mulino.

Se Parmalat dà il buon esempio

Anche se il prezzo è stato altissimo, la lezione di Parmalat sembra essere servita a far progredire il diritto della crisi d’impresa, che fino a pochi mesi fa si basava su concetti antiquati, e oggi può invece avvalersi di regole innovative. Hanno permesso al gruppo di Collecchio di presentare un piano che prevede la vendita del gruppo ai suoi creditori e la quotazione in Borsa della nuova società. Non è un caso facilmente ripetibile, ma è senz’altro il punto da cui muovere per la riscrittura di una legge fallimentare generale.

Cos’è il “decreto Parmalat”

Con il decreto pre-natalizio è stata introdotta una variante accelerata alla normativa sull’amministrazione straordinaria delle grandi imprese. I pochi cambiamenti sono per lo più concentrati nella fase di avvio della procedura. Non convincono il rafforzamento dei poteri del ministro né la limitazione dell’applicazione alle grandissime aziende, ma il decreto non è di per sé un salvataggio né un aiuto di Stato. È invece il frutto della mancanza di una riforma generale e un’occasione perduta per ampliare la gamma degli strumenti di soluzione delle crisi.

Il tempo delle scelte

La riforma della legge fallimentare non può più essere rimandata. Di fronte all’impasse della commissione Trevisanato, serve quindi una chiara direttiva politica sulle priorità e gli obiettivi da perseguire. Che devono riguardare in particolare la prevenzione della crisi, il ruolo del mercato e del giudice, la revocatoria e le insolvenze dei privati. E forse qualche suggerimento può arrivare dalle soluzioni prospettate nella passata legislatura.

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