Davvero il decreto legge sui contratti a termine comporta una liberalizzazione semplificatrice? Dal punto di vista delle aziende aumentano solo le incertezze, almeno finché non sarà approvato dal Parlamento il testo definitivo. Conseguenze della semplificazione malfatta e moratoria legislativa.
Autore: Luigi Mariucci
Professore ordinario di diritto del lavoro nella Università di Venezia-Cà Foscari dal 1986
Ai diversi commenti al mio intervento rispondo così. Il caso di Pomigliano può essere valutato da diversi punti di vista. Ovviamente io l’ho commentato in base alle mie competenze. In questa ottica ho distinto tra clausole di quell’accordo, pure molto costrittive, come quelle riferite all’orario di lavoro, ma in sé legittime, perché nella disponibilità dei contraenti, e clausole a mio avviso illegittime, perché relative a materie non negoziabili, quali, in particolare, quelle riferite ai trattamenti di malattia e alla pretesa di rendere vincolante verso i singoli la clausola di tregua.
La cosa che più colpisce dell’accordo di Pomigliano è già evidente nelle righe che precedono il testo. Si dichiara che ciò che di seguito viene definita ipotesi di accordo altro non è che un documento conclusivo presentato dalla Fiat l’8 giugno 2010, a cui si aggiunge un punto 16, per nulla irrilevante. Il testo consiste in realtà in una dichiarazione unilaterale della azienda, travestita poi da accordo negoziale. Un caso davvero unico.