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Autore: Marco Arnone

La cancellazione del debito? Un placebo

Dopo quindici anni, i risultati del programma per la riduzione del debito dei paesi poveri sono deludenti. In particolare, non sembra aver prodotto alcun effetto positivo sul tasso di crescita del Pil, né un boom degli investimenti. Semplicemente perché spesso il debito estero non è la causa della povertà, che va ricercata invece nella fragilità delle istituzioni. E intanto cresce l’importanza del debito domestico. Meglio sarebbe se istituzioni internazionali e paesi donatori aiutassero i paesi debitori nello sviluppo di una prudente gestione macroeconomica, soprattutto fiscale.

 

QUANDO IL PADRINO SI RIPRENDE I BENI CONFISCATI

Il governo modifica la destinazione dei beni sottratti alle mafie. Non tornano più alla società civile, ma sono dirottati ai ministeri e alle spese correnti, tramite aste pubbliche. Si tratta di una norma frettolosa e incoerente sotto il profilo giuridico. E’ inefficiente dal punto di vista economico e amplia l’area di illegalità perché incentiva i mafiosi a cercare prestanomi in ambienti sempre più allargati. E i ricavi per lo Stato potrebbero essere davvero minimi. La logica sembra quella di sottrarre sequestri penali e misure di prevenzione al controllo del giudice.

Crimini e misfatti delle imprese

Scandali finanziari che coinvolgono banche, imprese e istituzioni. Aziende che inquinano, o provocano veri e propri disastri ambientali. Da tempo si riconosce l’importanza di strumenti giuridici atti a colpire e reprimere gli illeciti delle persone giuridiche. Ma in Italia l’applicazione di queste norme è limitata, anche perché si riferiscono a una realtà criminosa difficilmente afferrabile. Utile guardare a esperienze come quelle della Banca Mondiale e utilizzare in maniera più incisiva gli strumenti di prevenzione e repressione del corporate crime.

Che fine faranno confische e sequestri

La legge Rognoni-La Torre ha permesso di sottrarre alla criminalità organizzata in via temporanea o definitiva oltre 3,6 miliardi di euro di sequestri e quasi 700 milioni di euro di confische. Molte di queste risorse sono state utilizzate per attività sociali e reimmisse nell’economia legale. Ora si pensa però di rifomare la legge. A destare preoccupazione è in particolare l’affidamento dell’amministrazione dei beni in sequestro o confisca all’Agenzia del Demanio e la possibilità di revisione della decisione definitiva di confisca nel procedimento di prevenzione.

Quanto costa la corruzione

In Italia la corruzione “percepita” è al livello dei paesi emergenti, con costi enormi per la nostra economia. Il problema non è disgiunto da quello della supervisione bancaria. I due schieramenti politici dovrebbero porre la lotta alla corruzione come tema prioritario della campagna elettorale, insieme alla questione morale e alla governance della Banca d’Italia. Non solo per motivi etici. Ma perché la corruzione diffusa è un ostacolo allo sviluppo e una determinante della sempre più bassa competitività del nostro paese.

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