Più che un punto di arrivo, l’accordo tra Renzi e Berlusconi sulla riforma della legge elettorale sembra essere un punto di partenza. La proposta non risolve appieno i vecchi nodi: premio di maggioranza, liste bloccate e soglie di sbarramento. Il sistema delle garanzie e la questione del Senato.
Autore: Marco Cucchini
Nato a Udine il 16 giugno 1967, dal 2001 consulente politico e legislativo e dal 2003 Docente a contratto di Analisi delle Politiche Pubbliche e in seguito di Diritto Costituzionale Italiano e Comparato presso l’Università di Trieste, CdL in Scienze Internazionali e Diplomatiche.
I miei campi di interesse professionale e scientifico pongono al centro i processi di decisione politica, con particolare attenzione ai procedimenti legislativi, alle dinamiche elettorali e alle forme di rappresentanza politica e istituzionale degli interessi.
La revisione della legge elettorale è forse la più urgente delle riforme istituzionali. Ma anche la più difficile perché i partiti conoscono le conseguenze politiche che comporta scegliere un modello oppure un altro. Si può adattare all’Italia l’esperienza canadese della Civic Assembly?
La nuova legge elettorale dovrebbe eliminare le liste bloccate e favorire un riavvicinamento tra eletti ed elettori; semplificare il quadro politico senza comprimere la rappresentanza ma consentendo processi riaggregativi di sensibilità politiche tra loro compatibili; mantenere una competizione di tipo bipolare. Tutto ciò si può ottenere adattando al nostro paese il sistema del voto alternativo. Garantirebbe maggiore qualità nel processo di selezione delle candidature. E porterebbe all’abbandono del premio di maggioranza, sconosciuto in tutte le grandi democrazie.