Lo stato si appresta a investire diversi miliardi nella ricapitalizzazione delle imprese. È un progetto ambizioso, ma perché abbia successo deve superare alcune criticità. A partire da un più ampio ricorso all’utilizzo di strumenti partecipativi.
Autore: Marco Palmieri
Ricercatore senior di Diritto Commerciale presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dopo essersi laureato in giurisprudenza e aver conseguito il dottorato di ricerca in “Diritto societario e dei mercati finanziari” presso l’Università di Bologna, ha svolto incarichi di insegnamento e contratti di ricerca post doc presso le Università di Bologna, Parma e Cattolica del S. Cuore di Milano, oltre a docenze in scuole di specializzazione delle professioni legali ed executive master. Inoltre, ha svolto attivamente la professione di avvocato. È componente della redazione delle riviste “Giurisprudenza Commerciale” e “Banca Impresa Società”.
L’articolo 27 del decreto “Rilancio” istituisce un nuovo fondo presso la Cassa Depositi e Prestiti. Non si tratta però di una semplice misura emergenziale, ma configura un intervento dello stato nelle imprese che potrà avere conseguenze nel lungo periodo.
L’articolo 26 del “decreto Rilancio” prevede interventi fiscali e finanziari per agevolare la ricapitalizzazione delle imprese di minori dimensioni. Rischia però di imporre tempi troppo stretti per rispettare i vincoli comunitari sugli aiuti di Stato.
Due banche hanno fatto ricorso finora ai Tremonti bond. In entrambi i casi non sono chiari i termini dei finanziamenti concessi né come si possa garantire uno degli obiettivi per cui sono stati istituiti: il sostegno al credito per famiglie e piccole imprese. La legge che ha introdotto questi strumenti finanziari e i successivi decreti ministeriali si limitano infatti a enunciazioni di principio, ma non indicano specifici impegni delle banche emittenti. Lasciando sostanzialmente ai singoli istituti di credito la definizione concreta delle misure da praticare.
I PROVVEDIMENTI
Il primo atto del governo Berlusconi in materia di banche è rappresentato dalla convenzione fra il ministero dell’Economia e l’Associazione bancaria italiana del 27 maggio 2008, nella quale si consente agli intestatari di un mutuo prima casa, a tasso e rata variabile, una rinegoziazione con una posticipazione delle somme dovute alla scadenza del prestito. (1)
Dopo il sì dell’Europa, arriva il decreto attuativo sui Tremonti bond, i nuovi strumenti finanziari che potranno essere emessi dalle banche a corto di liquidità. Restano però i dubbi sulla loro effettiva operatività. Perché neanche la normativa di attuazione indica quali siano le conseguenze per le banche che non ottemperino gli obblighi sociali collegati al prestito. Né si può escludere il rischio che gli istituti inducano la propria clientela, anche attraverso i fondi di investimento gestiti, a sottoscrivere la parte dei titoli necessaria a superare la soglia di adesione.
Non è facile indicare soluzioni al problema del ricambio delle agenzie nel mercato nel rating, quando si verifichino diffusi errori di valutazione. Non si può lasciare libero accesso a nuovi operatori confidando in una naturale selezione operata dal mercato. Ma non si possono neanche limitare fortemente le nuove iniziative imprenditoriali in nome di un iniziale accertamento della professionalità. La concorrenza, se contenuta da argini tecnici e normativi, può e deve rappresentare un utile sprone alla maggiore efficienza anche in questo settore chiave dell’economia.
Second Life replica molte situazioni della vita reale. Ma ha un sistema economico diverso. E dunque può essere visto come un microcosmo utile per testare empiricamente le assunzioni classiche della self regulation dei mercati finanziari. Le regole imposte per la quotazione sono ben poche e la concorrenza ha spinto il regolatore privato alla creazione di una normativa essenziale che mira a soddisfare due fondamentali condizioni: l’accesso e la permanenza delle imprese sul mercato e la sicurezza e la fiducia degli investitori nelle imprese quotate.