La valutazione delle politiche pubbliche dovrebbe essere una fonte di informazione chiave per i cittadini. Tanto più quando ci si appresta a eleggere un nuovo parlamento. L’Italia è ancora indietro in questo campo. Ma si vedono segni di miglioramento.
Autore: Maria De Paola Pagina 5 di 10
Professoressa di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza dell’Università della Calabria. Attualmente in congedo, è dirigente presso la Direzione Centrale Studi e Ricerche INPS. Si occupa prevalentemente di Economia del lavoro e dell’istruzione, Discriminazione di genere, Political Economy e valutazione di politiche pubbliche.
Chi vive nel Mezzogiorno ha una speranza di vita alla nascita di circa un anno inferiore rispetto a chi risiede al Nord. Perché? Dal 1990 è cresciuta la differenza in spesa sanitaria tra famiglie del Nord e del Sud. Lo svantaggio pesa di più sugli uomini.
Il calo del numero di scuole paritarie in Italia non è dovuto a una diminuzione delle risorse statali destinate al settore. Conta invece il posizionamento del privato ai due estremi nella distribuzione degli studenti per livelli di abilità degli studenti.
In tutta Europa, gli studenti con basso rendimento si concentrano nelle famiglie in condizioni più svantaggiate. Anche perché quelle benestanti investono molto nell’educazione dei figli. Tocca alla politica riparare questa forma di disuguaglianza.
Come sarà la vecchiaia dei giovani di oggi? Potrebbe essere tutt’altro che serena, perché le difficoltà all’inizio dell’attività lavorativa lasciano una pesante eredità. Aumentano anche le diseguaglianze, che si riducono garantendo uguali opportunità.
La sostituibilità tra uomo e macchine ha raggiunto livelli prima impensabili. È difficile dire quali saranno gli effetti complessivi. Ma per affrontare questi grandi cambiamenti è necessario creare un sistema diffuso di istruzione di qualità.
Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli propone di alzare l’obbligo scolastico a 18 anni. Bisogna ricordare che individui più istruiti formano una società migliore. Ma non è scontato che più anni di istruzione formeranno individui con più competenze.
Non basta l’educazione finanziaria per garantire buone scelte di investimento. Perché poi bisogna ricordarsi di avere informazioni e conoscenze per le decisioni corrette. È qui che entra in gioco quella “spinta gentile” che in Italia potrebbe essere utile.
Il rapporto Invalsi 2016-2017 conferma le differenze Nord-Sud negli apprendimenti degli studenti. Ma permette anche di far luce sulle disparità dovute alle condizioni socio-economiche, con classi di diverso livello all’interno di una stessa scuola.
Sono 180 i dipartimenti universitari italiani che saranno giudicati eccellenti e premiati con importanti risorse. Verrà così ridisegnata la geografia della formazione universitaria del nostro paese. Il Sud potrebbe uscirne definitivamente marginalizzato.