Le norme comunitarie hanno liberalizzato un notevole segmento del mercato postale, ma sinora in Italia la concorrenza di fatto è invisibile. Ne è una riprova l’abolizione del francobollo di posta ordinaria e la trasformazione di tutte le corrispondenze in “prioritarie”. Se il sonno del regolatore genera mostri tariffari, quello del liberalizzatore impedisce miglioramenti di benessere collettivo facilmente realizzabili. Si deve allora puntare a una completa apertura del mercato ancor prima del 2009 previsto dell’Unione Europea.
Autore: Massimo Beccarello
L’assenza di un confronto con il mercato rischia di vanificare il risanamento di Poste italiane, proprio quando la liberalizzazione diviene ineludibile e la concorrenza inizia a essere efficacemente tutelata. Dalla riorganizzazione dei servizi postali non sono derivati guadagni di efficienza, che avrebbero potuto essere trasferiti almeno al contribuente, riducendo l’onere sulla finanza pubblica. Una seria riforma del mercato e della regolazione è indispensabile e non può essere ulteriormente subordinata alle esigenze dello Stato-proprietario.