La Voce che pria sera innalzata, dopo la fausta votazion dAprile Perciò saccinse a commentar del torto, Poi lamentava, dicendosi daccordo, Pure indiziato fu il nostro panettiere, perché se al fu governo mai si dette lode, però al momento ci sono solo vecchie e nuove tasse Ci han declassato ingrate le agenzie, E del paese gli infiniti lacci?? Chiudo e alla Voce quindi raccomando,
sempre però dotta e ascoltata,
per riprovar, severa, il tutto
della rea Casa che niente avea costrutto,
fatta si era un poco più soft e flebìle,
anzi talvolta consenziente,
verso lUnione, cui non mostravasi lo dente.
del quale inver non mero accorto,
che il tassista arreca a me consumatore
quando mi porta a casa col motore.
laddove io ero per disgrazia sordo,
che in farmacia si sfa la ripresina
in quanto non è a sconto laspirina.
che linflazion cinfilerebbe nel paniere!
Ma ora la Voce, insieme al Riformista,
sè fatta meno tenera a sinistra
come si può, adesso, fare lelogio al Prode??
Da San Tommaso era la grazia certa attesa,
di ritrovar del fiacco Pil lascesa,
e gravi dubbi sui sgravi per le masse.
Delle pensioni , sanità, enti e pedaggi
si son scordati gli sprechi e gli svantaggi.
da Luca arrivan scure profezie,
mentre alquanti illustri economisti
non sono più così ottimisti.
Un grido invano si levò “tu lo sviluppo dacci”!
Sì, ma il Bersani ci liberizzò!
Sù, siamo seri, non siamo a Ballarò!
dalzar la voce spesso, e non di quando in quando,
a pro del carro tirato dai pionier del mite ceto medio,
che i pellerossa, delle 11 tribù, han messo sotto assedio.
Autore: Maurizio Maggini
Caro Michel ti scrivo, Perché so già chi ti potrà ispirare Dove ci porterà questo novello Gino Quanto tempo è passato dal tour nel Borgognone Caro Michel a te dunque la rima Dovrà scalar del disavanzo il tasso, Dovrà inseguire in fuga levasore, Da Cuneo, la maglia ros(s)a giungerà a Milano Irta è la strada di buche e di sorprese, Digli Michel di andare come il vento,
ora che sei rimasto privo
del ritornello della tua canzone,
che sempre sintonava al Silvio Berluscone.
è il professor che ben sa pedalare,
con la tutina che fascia la pancetta
e ride, ride andando in bicicletta.
che ha già voluto Fausto sul sellino
e che per poco non tirò sul colle,
non un gregario, ma or chi nel cuor suo ribolle?!
quando una bici fermò linsurrezione
e il fiorentin che trionfò alla tappa
mandò a sentir la radio, tutto il fattore kappa.
sul tuo Roman che è arrivato in cima
e or scende veloce, giù sul tre per cento,
rischiando un rotolon sul pavimento.
quindi imbucar di ValdAosta il passo,
poi con il Pil arrampicarsi in vetta
ed alla Cina in corsa trovare la ricetta.
dare una spinta al fiacco imprenditore,
mentre dal ciglio lapplaude il pensionato
e viva evviva gli grida il sindacato.
.a men che non laddenti, vorace un caimano.
Forza Romano con la pedalata
.ma che succede, la ruota sè forata!?
la Cidielle non sarà cortese!
Forte è il distacco da quei che sono in testa:
questo è il campion o schiappa un pò modesta??
ma a me però mi sembra lento, lento!
Friedman leconomista, e ha quindi sentenziato ossia che il Bel Paese e fa sentir lavoce non sforbici la Destra Sia dunque finanziato Gran pranzo al ferroviere, e a mensa dellazienda Del vitto al consigliere
certo di fine vista,
pur se di poca voce,
è bravo quando cuoce
che al mondo non esiste, un pasto regalato.
Però cè leccezione
a questa gran lezione,
mangia e non bada a spese!
Inver, chiede lUnione,
si abbondi in refezione,
al Giulio che assai nuoce.
Se il PIL tende a calare
saumenti il desinare,
vogliam lesso e minestra.
Non tagli, ma tagliata,
non costi, ma costata!
il pasto al pensionato,
ed a lente locale
menù “domenicale”!
galà per il banchiere,
in tavola al docente
di più per il suo dente
si includa pur merenda,
tè verde e con biscotti
ricetta Bertinotti.
sia colmo un gran paniere
e allHilton colazione,
se viaggia la Regione.
Vecchio compagno dal grande cuor vermiglio, Garriva al vento, gloriosa la bandiera, Il grande sogno del sociale impero Vecchio compagno, quanto tempo è passato bussò sul ferro della gran cortina Un caso indubbio di virtù nostrana, Addio compagno del tempo del muro
lo so, lo so che ti simperla il ciglio,
nel legger ciò che dice il tuoDAlema:
andare a Mosca allor, non ne valea la pena.
ma or ti sembra solo una chimera,
che né il lavor, né la giustizia e il bello
potean marciare con falce e con martello.
rimase un sogno e mai divenne vero,
Camillo avea perciò molta ragione
nel dirlo a quel buon uomo di Peppone.
dal dì che a Pisa si gridò “Morte alla Nato”.
Poi giunse un papa là nel Vaticano,
che con la croce nella stanca mano,
e il brutto inganno trascinò in rovina.
Ecco così di Massimo il tormento,
che al fin si sciolse in lauto pentimento.
che più somiglia a un volta di gabbana!
Caro compagno che ti ritrovi mesto
tu che credevi e ti illudevi, onesto.
tu che guardavi al sole del futuro;
ora di te mi sentirò un po privo,
non più compagno, ma foglia dellulivo.
LETTERA A MICHELE Carissimo signor Michele Polo mentre s’intinge a più e più non posso e la tua strofa d’ironia s’offusca Ma al Leopardi del sinistro canto. e poi mi spieghi come fa Rutello scordò d’aver avuto la tessera marxista ma se poi questo va a mutar di nome MAURIZIO DEL POLO
tu scrivi molto, ma in un verso solo,
ché la tua penna mai si sente stanca
di correr lesta, declinando a manca,
in un inchiostro che s’intona al rosso.
Le rime tue s’attengono a un copione
in cui primeggia l’onesto Buttiglione
quando le tasse va a detassar Berlusca.
Il Polo vien dal Polo afflitto,
pure Gianfranco si merita il dispitto,
nessuno esenta l’impietosa rima,
la destra futile non merita la stima.
Tutto va male, non c’è nulla ammodo,
sono cresciuti i prezzi pur dell’ovo sodo:
Noi qui a Firenze siam tutti residenti
nella famosa strada di Via de’ Malcontenti
e ognuno aspetta d’ire in Piazza del Bengodi
appena l’urna ridarà il responso a Prodi.
adesso voglio dir che cessi dal suo pianto
e provi appunto a verseggiar sul Prode
di cui vorrei vedere quale sarà il fragor dell’ode
a accompagnarsi con falce e con martello.
Anche una rima o due si merita Fassino
che assiem a Walter e al triste Massimino
per dichiararsi da sempre laburista.
Or qui mi fermo, verbo più non scrivo
e ti saluto gran vate dell’Ulivo,
io qui saluto anco’l vate dell’Unione.
E a noi destrorsi che siam fessi e tardi
dedica un carme pur sul Pacho Pardi.
Febbraio 2005