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Autore: Michele Polo Pagina 12 di 14

polo Ha svolto i suoi studi presso l'Università Bocconi e la London School of Economics. E' professore Ordinario di Economia Politica presso l'Università Bocconi. Ha trascorso periodi di ricerca a Lovanio, Barcellona, Londra e Tolosa. I suoi interessi di ricerca riguardano l'economia e la politica industriale, l'antitrust e la regolamentazione. Redattore de lavoce.info.

Tu quoque Bruno

 

Ma che gli fa al Berlusca il Bruno Vespa?
Ogni volta che lo ospita in salotto
Mentre sorveglia che la pace non si increspa
Finisce a combinare un quarantotto.

Il clima è da briscola tra amici
Ampie poltrone, un pubblico plaudente
Suona Apicella e tutti son felici
E non è ammesso il quesito impertinente.

Bruno si aggira con aria compiaciuta
Che il suo salotto ospita il Monarca
Con lÂ’espressione servile ma anche astuta
Sorride e la schiena gli si inarca

E quello si rilassa e si racconta
Le prime palazzine su in gran fretta
Le tv che ti introducono a chi conta
Presidente, la sa una barzelletta?

Tutto procede in un grande minuetto
Assieme a Bruno, novello cicisbeo
Bianco di cipria, stretto nel corpetto
Che di autentico gli rimane solo il neo.

Ma qui giace l’insidia più nascosta
Che non ti aspetteresti, a tradimento.
Mentre reciti lÂ’ennesima risposta
Ti nasce dentro uno strano sentimento

Vorresti ricambiar la cortesia
Di chi è tanto fedele e comprensivo
Potresti dedicargli una poesia
Vorresti essere ancora più espansivo

Ma poi ricordi che Bruno è un giornalista
Lo so, non sembra, ma questo è il suo mestiere
Qual è il regalo che certo lo conquista?
Uno scoop che varca le frontiere!

EÂ’ presto fatto, la fantasia non manca
Serve in diretta il grande patatrac
Annuncia che l’Italia è troppo stanca
E a Settembre si ritira dallÂ’Iraq

Il risveglio è stato una tragedia
Presidente, c’è George che l’ha cercata
Tony ha chiesto se è vero o è una commedia
E pure Ciampi aspetta una chiamata

E va beh, lei dice “ero distratto”
Ma Santo Dio, non è la prima volta
Firmò da Vespa, maledetto, quel contratto
Ma tanto quando è lì Lei non mi ascolta!

Un cattivo affare

La privatizzazione della Rai sembra destinata a ripetere gli errori delle altre grandi privatizzazioni italiane: cedere al pubblico le azioni di un articolato gruppo industriale prima di averne promosso una ristrutturazione che garantisca condizioni di concorrenza, creando nei fatti un (quasi) monopolista privato. Invece, una soluzione che separi i contenuti del servizio pubblico dai contenuti commerciali sarebbe un buon affare per il ministero dell’Economia e per l’investitore privato. Nonché utile nella prospettiva di un mercato televisivo più competitivo.

Ma Antitrust è una parola straniera?

Le Autorità indipendenti nascono e si giustificano come particolare soluzione istituzionale a tutela di diritti diffusi. Tuttavia, la competenza nello svolgere il mandato e l’indipendenza sono requisiti che derivano dalla quotidiana attività dei commissari. Composizione e meccanismi di nomina divengono perciò uno snodo cruciale che può favorire o limitare lÂ’attività di una Autorità indipendente. E sono molti i segnali che fanno ritenere conclusa la stagione che ha visto l’Italia protagonista a livello internazionale nella tutela della concorrenza.

‘na tazzulella e cafè

Infine c’è riuscito, puntando entrambi i piedi
Nel cuore della notte l’accordo si è trovato
Pazienza se dovranno vendere anche  gli arredi
Il taglio delle tasse è legge dello Stato

Dopo una sarabanda di cifre e coperture
La nebbia cala e spunta la nuova Finanziaria
Ancora alquanto informe, necessita di cure
Non state così addosso, lasciatele un po’ d’aria!

Preso da tanta attesa guardo a quel che ha fatto
I tagli corrispondono a quasi mezzo punto
Un euro al giorno e via, contento e soddisfatto
Ma in cuore mi rimane un lieve disappunto

 Forse non sto capendo, ma per tagliar le tasse
Si porta a copertura l’aumento delle accise
Si allungano i condoni per rimpinguar le casse
Basta trasferimenti al Veneto e al Molise.

In pratica le tasse da un lato le riduce
Per aumentarne altre  da mettere da parte
Chissà se poi Bruxelles, con quella faccia truce
S’accorgerà del gioco, quello delle tre carte.
 
Ma questi son dettagli, che oggi si festeggia
Siam tutti un po’ più ricchi, la mano al portafogli
Certo che fatti i conti al più qui si galleggia
Le grandi aspettative son pallidi germogli.

Promessa mantenuta, prepara l’orazione
Bandiere tricolori a cinger tutto il palco
A reti unificate, messaggio alla nazione.
Di sfondo, faccia dubbia, si scorge Siniscalco

Però questa riforma mi sembra un poco strana
Anche se lei la vende con splendida maestria
In pratica ci offre due caffè alla settimana
Vabbè la caffeina ma che scossa vuol che sia?

Le tasse

Ero arrivato a provare tenerezza
Per Berlusconi in bilico su un asse
Incatenato alla troppa leggerezza
Con cui promise di tagliar le nostre tasse.

Il  colpo di teatro era riuscito
Quel contratto firmato a Porta a Porta
Diventò dal quel momento  il suo vestito
La sua ricetta per l’Italia che è risorta.

Ma il vestito che fu la sua fortuna
Si è pian piano tramutato in un cilicio
Perché non puoi promettere la luna
Per poi sparar qualche fuoco d’artificio.

La gente è sempre pronta a dar fiducia
Ma certo non è fessa e non si illude
Ha pazienza, ma la volta che si brucia
Gira la testa e il credito ti chiude.

Il nostro Cavaliere lo ha capito
Coi rovesci delle ultime elezioni
Col suo stile gagliardo e colorito
Ha ripreso a parlar di riduzioni.

Per la riforma sono necessari
pochi giorni, no, forse qualche mese.
Ridurremo le tasse ai miliardari
Anzi no, alla casalinga di Varese!

Insomma, una scena imbarazzante
Un direttore che non viene più ascoltato
Da un’orchestra scomposta e petulante
Che a furia di parlare è senza fiato.

In mezzo a questa bolgia, Siniscalco
Con quell’aria di chi passa li per caso
Deve far della riforma il maniscalco.
Spero che almeno si turi un poco il naso.

Oggi ero pronto a provare tenerezza
Dimenticando le promesse un po’ avventate
Le avrei dato quasi una carezza
Che si perdona chi fa certe sparate

Ma poi leggo che alla Guardia di Finanza
E’ andato a dire che evadere le tasse
È segno di moralità e lungimiranza
Ch’eleva l’uomo al di sopra delle masse

Se le tasse non può ridurle a tutti
Sarà clemente almen con voi figlioli
Che stufi di questi lai senza costrutti
quel contratto lo attuate anche da soli.

Quando il mercato non salva il pluralismo

Nonostante lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione, i fenomeni di concentrazione restano molto diffusi. In Italia, ma non solo. Sono il risultato delle nuove modalità di concorrenza. Che ammettono solo pochi “vincitori” per la forte lievitazione dei costi dei programmi strettamente correlata ai futuri ricavi dai proventi pubblicitari. Quanto ai singoli operatori, gli incentivi a coprire più segmenti di mercato sono ostacolati dal ruolo dei media come potente strumento di lobbying e dalla stessa identificazione politica dei gruppi di comunicazione.

Una regolamentazione per il pluralismo

Il controllo sulla creazione di gruppi multimediali su uno stesso o su più mercati evita concentrazioni non giustificate dalle dinamiche concorrenziali. Per radio e televisione lo strumento più utile è limitare il numero di licenze concesse a uno stesso operatore. Nella carta stampata esistono meno strumenti per frenare la concentrazione, spesso rilevante a livello locale. E poiché per televisioni e giornali gli interessi espressi dalla proprietà sono in parte ineliminabili, occorre pensare nelle fasi di campagna elettorale a una regolazione diretta, secondo criteri di par condicio.

Lo so, non si dovrebbe

Lo so, non si dovrebbe, dovrei mostrarmi offeso
Il sopracciglio crespo, lo sguardo preoccupato
Dovrei risponder secco, con tono asciutto e teso
Non Rocco ma l’Italia avete voi bocciato.

Lo so, non si dovrebbe, in simili frangenti,
non c’è Destra o Sinistra, ma l’essere italiani
dovremmo essere uniti, stringendo assieme i denti
son schiaffi dati oggi per pungere domani

Lo so, non si dovrebbe, in fondo il Professore
È degno candidato di solida cultura
Parla diciotto lingue, è uomo di spessore
Forse un po’ medioevale, ma ama la lettura.

Lo so non si dovrebbe, e cos’avrà mai detto
In fondo non vuol mica eliminare i gay
Crede nel matrimonio, chiede maggior rispetto
E cosa c’è di male a consultarsi con la Cei?

Lo so, non si dovrebbe, ma quando ieri ho letto
Del nostro Professore respinto a quell’esame
Non ho potuto nulla, il riso è nato in petto
E rido e rido ancora coi giornali di stamane.

La faccia alquanto ottusa, lo sguardo un po’ stranito
Le accuse roboanti, la congiura dell’Ulivo
Ma io ricordo ancora che lo avevan definito
Un cronico e instancabile Cleropositivo.

Certo, non di fioretto stavolta hanno colpito
Ma cosa ci aspettiamo, che siano proprio tonti?
che abbozzino cortesi senza muover manco un dito
quando mandiamo Rocco ritirando Mario Monti?

Il Subcomandante Marco

Acque agitate e tempesta imminente
Tolto Tremonti il governo si squaglia
Oggi assistiamo in un clima rovente
Ad una crisi o ad un fuoco di paglia?

Chi si è impegnato con piglio deciso
Per liberare quella poltrona
Ora tentenna con qualche sorriso
No, per quel posto non son io la persona

Ora che è arduo tagliare le tasse
Dopo aver messo i conti allo stremo
È mai possibile che in tutta la classe
Debba esser io quello più scemo?

Così assistiamo alla rara scenetta
Del fuggi fuggi da tanto potere
Sembrano tutti andare di fretta
Dopo di lei, ma mi faccia il piacere!

Questo mi sembra il segnale più chiaro
Che a quel contratto firmato in tivù
Per dare indietro un po’ di danaro
Al giorno d’oggi non credono più

Tra gli spintoni e le urla di scherno
Sgranando gli occhi dietro le lenti
Democristiano in stile moderno
Marco si è posto in cima agli eventi

Non le minacce di gogna sui media
Non le blandizie di un posto di rango
Le hanno tentate con rabbia ed invidia
Ma lui resiste sgusciando dal fango

E’ lui che guida la Resistenza
Contro le truppe azzurre e padane
Li sfida serio, con molta pazienza
Pieno di astuzie democristiane.

Certo che è strano doversi affidare
Ad un allievo del vecchio Arnaldo
Per liberarsi da guitti e fanfare
Che ci han ridotto a prezzi di saldo

Ma guarda un pò che strano Paese
dove ogni cosa è diversa da se
sempre animato da immani contese
pronte a comporsi davanti a un caffè

Il conflitto di interessi sotto il mantello di Harry Potter

La legge sul conflitto di interessi ha abolito il problema invece di risolverlo. I criteri di incompatibilità sono definiti rispetto alla figura del gestore delle attività economiche e non si estendono alla figura del proprietario. Tutto l’intervento di contenimento del conflitto di interessi è scaricato sulla verifica ex-post degli atti di governo. E questo compito improbo è sorprendentemente affidato all’Autorità antitrust, le cui competenze tecniche riguardano l’analisi delle decisioni delle imprese e non dei governi.

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