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Autore: Michele Polo Pagina 12 di 13

polo Ha svolto i suoi studi presso l'Università Bocconi e la London School of Economics. E' professore Ordinario di Economia Politica presso l'Università Bocconi. Ha trascorso periodi di ricerca a Lovanio, Barcellona, Londra e Tolosa. I suoi interessi di ricerca riguardano l'economia e la politica industriale, l'antitrust e la regolamentazione. Redattore de lavoce.info.

Quando il mercato non salva il pluralismo

Nonostante lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione, i fenomeni di concentrazione restano molto diffusi. In Italia, ma non solo. Sono il risultato delle nuove modalità di concorrenza. Che ammettono solo pochi “vincitori” per la forte lievitazione dei costi dei programmi strettamente correlata ai futuri ricavi dai proventi pubblicitari. Quanto ai singoli operatori, gli incentivi a coprire più segmenti di mercato sono ostacolati dal ruolo dei media come potente strumento di lobbying e dalla stessa identificazione politica dei gruppi di comunicazione.

Una regolamentazione per il pluralismo

Il controllo sulla creazione di gruppi multimediali su uno stesso o su più mercati evita concentrazioni non giustificate dalle dinamiche concorrenziali. Per radio e televisione lo strumento più utile è limitare il numero di licenze concesse a uno stesso operatore. Nella carta stampata esistono meno strumenti per frenare la concentrazione, spesso rilevante a livello locale. E poiché per televisioni e giornali gli interessi espressi dalla proprietà sono in parte ineliminabili, occorre pensare nelle fasi di campagna elettorale a una regolazione diretta, secondo criteri di par condicio.

Lo so, non si dovrebbe

Lo so, non si dovrebbe, dovrei mostrarmi offeso
Il sopracciglio crespo, lo sguardo preoccupato
Dovrei risponder secco, con tono asciutto e teso
Non Rocco ma l’Italia avete voi bocciato.

Lo so, non si dovrebbe, in simili frangenti,
non c’è Destra o Sinistra, ma l’essere italiani
dovremmo essere uniti, stringendo assieme i denti
son schiaffi dati oggi per pungere domani

Lo so, non si dovrebbe, in fondo il Professore
È degno candidato di solida cultura
Parla diciotto lingue, è uomo di spessore
Forse un po’ medioevale, ma ama la lettura.

Lo so non si dovrebbe, e cos’avrà mai detto
In fondo non vuol mica eliminare i gay
Crede nel matrimonio, chiede maggior rispetto
E cosa c’è di male a consultarsi con la Cei?

Lo so, non si dovrebbe, ma quando ieri ho letto
Del nostro Professore respinto a quell’esame
Non ho potuto nulla, il riso è nato in petto
E rido e rido ancora coi giornali di stamane.

La faccia alquanto ottusa, lo sguardo un po’ stranito
Le accuse roboanti, la congiura dell’Ulivo
Ma io ricordo ancora che lo avevan definito
Un cronico e instancabile Cleropositivo.

Certo, non di fioretto stavolta hanno colpito
Ma cosa ci aspettiamo, che siano proprio tonti?
che abbozzino cortesi senza muover manco un dito
quando mandiamo Rocco ritirando Mario Monti?

Il Subcomandante Marco

Acque agitate e tempesta imminente
Tolto Tremonti il governo si squaglia
Oggi assistiamo in un clima rovente
Ad una crisi o ad un fuoco di paglia?

Chi si è impegnato con piglio deciso
Per liberare quella poltrona
Ora tentenna con qualche sorriso
No, per quel posto non son io la persona

Ora che è arduo tagliare le tasse
Dopo aver messo i conti allo stremo
È mai possibile che in tutta la classe
Debba esser io quello più scemo?

Così assistiamo alla rara scenetta
Del fuggi fuggi da tanto potere
Sembrano tutti andare di fretta
Dopo di lei, ma mi faccia il piacere!

Questo mi sembra il segnale più chiaro
Che a quel contratto firmato in tivù
Per dare indietro un po’ di danaro
Al giorno d’oggi non credono più

Tra gli spintoni e le urla di scherno
Sgranando gli occhi dietro le lenti
Democristiano in stile moderno
Marco si è posto in cima agli eventi

Non le minacce di gogna sui media
Non le blandizie di un posto di rango
Le hanno tentate con rabbia ed invidia
Ma lui resiste sgusciando dal fango

E’ lui che guida la Resistenza
Contro le truppe azzurre e padane
Li sfida serio, con molta pazienza
Pieno di astuzie democristiane.

Certo che è strano doversi affidare
Ad un allievo del vecchio Arnaldo
Per liberarsi da guitti e fanfare
Che ci han ridotto a prezzi di saldo

Ma guarda un pò che strano Paese
dove ogni cosa è diversa da se
sempre animato da immani contese
pronte a comporsi davanti a un caffè

Il conflitto di interessi sotto il mantello di Harry Potter

La legge sul conflitto di interessi ha abolito il problema invece di risolverlo. I criteri di incompatibilità sono definiti rispetto alla figura del gestore delle attività economiche e non si estendono alla figura del proprietario. Tutto l’intervento di contenimento del conflitto di interessi è scaricato sulla verifica ex-post degli atti di governo. E questo compito improbo è sorprendentemente affidato all’Autorità antitrust, le cui competenze tecniche riguardano l’analisi delle decisioni delle imprese e non dei governi.

Nati il 4 di Luglio

C’era un gran caldo, era il 4 di Luglio
Quindici amici e un sentire comune:
l’informazione, uno strano miscuglio
di propaganda, censura e lacune.

Perché non fare un piccolo sito
Per ragionare fuori dal coro?
Questa sarà la proposta d Tito:
Proporre idee con rigore e decoro.

Oggi spegniamo due candeline
Un po’ sorpresi di quel che è successo
I nostri autori sono molte decine
Veniam citati sempre più spesso.

Ma soprattutto ci riempie di orgoglio
Esser seguiti da tante persone
Cercar di essere un piccolo scoglio
D’intelligenza e di viva passione.

Cari lettori, oggi non parlo
Di Buttiglione, di Fini e Tremonti.
Povero Giulio, che pena a guardarlo
Redde rationem, per lui niente sconti.

Cari lettori, oggi mi taccio,
neanche un accenno a Berlusconi,
un po’ patetico, quasi mi spiaccio,
per le bugie son finiti i condoni.

Oggi festeggio la nostra avventura
Quanti argomenti, che ritmo infernale.
Soddisfazione, ma a volte, che dura!
Siamo finiti a fare un giornale.

Oggi ho un bel dubbio che corre veloce
Al Direttore un quesito sereno:
Quando ha inventato il sito la voce
Oltre al volante ha previsto anche il freno?

La tela di Penelope della tutela del risparmio

I ritardi nella definizione del progetto di legge di tutela del risparmio nascono dalla scelta di trattare i problemi di governance delle imprese e di conflitti di interesse degli operatori di mercato assieme alla riforma delle autorità di vigilanza, fra l’altro con soluzioni non sempre convincenti. Meglio sarebbe separare le due materie e completare l’iter del progetto di legge di tutela del risparmio. In attesa di un riassetto complessivo delle autorità, si potrebbe procedere con il solo potenziamento dei poteri di indagine di Consob.

Il Governo del carrello

Il Governo del carrello

Tre anni son passati da quella goleada
Quando giunsero a Roma in truppa numerosa
Eletti in ogni borgo, metropoli e contrada
Pronti a rifar l’Italia più ricca e vittoriosa

Imposte da ridurre, pensioni da aumentare
Ponti, trafori e strade per farci più moderni
L’inglese dalla culla, l’impresa da imitare
La nuova primavera dopo quei tristi inverni

A garantire il tutto l’uom dalle mille facce
Imprenditore, giudice, profeta e allenatore
E’ ormai finito il tempo di tante figuracce
Darà del tu ai potenti, è l’Unto dal Signore.

Oggi mi sembra il tempo per un primo bilancio
Tempo ne avete avuto, i voti li avevate
Tutte le condizioni per muoversi di slancio
E per tradurre in leggi promesse un po’ avventate.

Se oggi dovessi dire qual è la mia impressione
Senza pensarci su, parlando sul più bello
Vi evocherei di certo, scusate il paragone
Con una sola immagine: Il governo del carrello

Tra gli scaffali pieni dei nostri molti guai
Si aggirano i Ministri con l’aria incuriosita
Cercando qualche cosa che possa casomai
Tornar di utilità prima che sia finita

Il Silvio ha dato il la a tutta l’orchestrina
Con quelle leggi infauste cucite su misura
Votate a ranghi stretti, con grande disciplina
Ed ecco nel carrello TV e Magistratura

Guardando la riforma al voto in queste ore
Sembra di essere entrati nel sito della Destra
Dove si fa politica cliccando sul cursore
“Mettiamo nel carrello?” ti chiede la finestra

Sulla Grande Riforma la spesa è a molte mani
Maroni vuol comprare l’Italia Federale
Il Silvio vuole un Premier scelto dagli Italiani
Storace chiede spazio per Roma Capitale

Peccato che alla fine, percorsi i corridoi
Con quel carrello pieno di pezzi astrusi e strani
Si arriverà alla cassa, e lì guarderai noi
Chè tanto a pagare saranno gli Italiani.

Posso scendere?

Che noia, che fastidio a leggere i giornali
Come mangiare in mensa lo stesso piatto triste
Persi nelle cosucce meschine e un po’ banali
Che accadono in cortile, già risapute e viste.

Il canovaccio è scritto, lo recitan contenti ,
va in scena fino a Giugno tra urla, insulti e cori
non valgono scusanti o impegni precedenti
con obbligo di firma siam tutti spettatori

Ci toccherà ascoltare che evadere le tasse
Rispetta la morale del padre di famiglia
Che deve pur difendere le proprie magre casse
Dall’esattore odioso che invece gliele artiglia

Un gregge di serventi ripeterà convinto
la par condicio è iniqua e inutile barbarie
Che vuol rinchiuder Lui in un piccolo recinto
Per non farlo parlare dal Volga alle Canarie.

Domenica mattina di scena il tormentone
Sui giudici faziosi e il loro accanimento
A reti unificate andrà in televisione
E guai a chi oserà tener lo schermo spento

Lo spazio il lunedì è tutto per Tremonti
Risolverà i problemi durante una diretta
Di chi sarà la colpa se vanno male i conti?
Dell’Euro, della Cina, al più di Gianni Letta!

Il martedi alla sera, riforma federale,
conta la voce roca, non certo gli argomenti
se poi ne esce un Frankenstein istituzionale
un brindisi lo stesso, che i Celti son contenti.

Mercoledì va in onda la serata culturale,
il lucido Follini ha un fuoco che lo brucia,
si chiede, un po’ stupito della stima personale,
perché sulla Gasparri abbiam votato la fiducia?

Fini si è visto dare la fascia preserale
Così potrà spiegare al proprio elettorato
Come la verifica gli sia riuscita male
Finendo a mani vuote, cornuto e un po’ mazziato.

Vorrei una cortesia, trattengo un po’ il respiro
Visto che queste cose tanto le so già
Potrei scender per tempo e andare a fare un giro?
(Sperando che sia meglio l’Italia che verrà)

Gennaio

E si è concluso il Gennaio bisesto,
denso di drammi e di qualche storiella,
spero non dica di un anno funesto
per un Paese che gira in stampella

Era iniziato con vera sorpresa
Quando si è vista la doppia natura
Uomo del Nord, uomo di Chiesa
Il pio Calisto, una vera sventura

Nato e cresciuto in quel di Collecchio
grassa pianura che suda ricchezza
Ogni mattina il latte nel secchio
Sveglia alle cinque, nessuna stranezza

E invece no, sorriso curiale
La voce bassa, quel modo di fare
Forse all’inizio era qualche cambiale
Poi la valanga che non sai più fermare

Il giro stretto, compagni di banco
Con cui è cresciuto e ha iniziato gli affari
E poi anche i figli, a coprire ogni ammanco
Grande finanza, veri magliari

Noi sian cresciuti vedendo Totò,
il Colosseo venduto al turista
ma non pensavo giungessimo a ciò
tutti gabbati da un illusionista

Ormai non bastan le cose nostrane
Meglio lo scanner che la scolorina
Conti un po’ a Parma e un po’ alle Caimane
Fiumi di bonds a celar la rovina

I vecchi amici e i figli in carriera,
i luoghi esotici e il club di pallone,
Che confusione, in questa bufera
parliam di latte o di televisione?

E nel bel mezzo di questo marasma
Giunge un silenzio di la dal mare
Il Presidente diventa un fantasma
Solo in pochissimi lo vanno a trovare

Finchè si scopre che per oltre un mese
Mentre noi siamo in braghe di tela
Lui si riposa sereno e cortese
Corse, ginnastica, verdure e una mela

Quando ritorna il suo look balza all’occhio
L’hanno rifatto, pelle di raso
Ma c’è un problema, novello Pinocchio
Sembra gli sia cresciuto un po’ il naso.

Però lo spirito è sempre gagliardo,
tutto va bene, vi veglierò io.
Parlando a braccio il suo vecchio bardo
confonde Silvio con il buon Dio.

Mio presidente, da oggi stia attento
Ci dica il vero, consulti gli appunti,
Io non vorrei che a un certo momento
Il naso si allunghi e le cedano i punti.

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