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Autore: Michele Polo Pagina 8 di 14

polo Ha svolto i suoi studi presso l'Università Bocconi e la London School of Economics. E' professore Ordinario di Economia Politica presso l'Università Bocconi. Ha trascorso periodi di ricerca a Lovanio, Barcellona, Londra e Tolosa. I suoi interessi di ricerca riguardano l'economia e la politica industriale, l'antitrust e la regolamentazione. Redattore de lavoce.info.

BESTIARIO DI FINE STAGIONE

Domenica senz’auto a Milano, lettura dei giornali in un quieto silenzio. Dove scopri le grande manovre dentro la maggioranza e la comparsa di nuove specie non ancora classificate. Da una costola dei “responsabili” pare stia nascendo un gruppo di “incuriositi”, pronto a sondare le prospettive di un ritorno alle antiche magioni, disponibile al confronto con i “malpancisti”, la cui origine cattolica sta alla fine provocando delle coliche politiche, e attenti al riposizionamento degli “ex-colonnelli” il cui nome un poÂ’ marziale dovrebbe rimandare alla originaria matrice di Alleanza Nazionale. Più defilati, pare attendano gli “insoddisfatti” compagine sottotraccia e di incerta numerosità. Bene, uno pensa, forse la preoccupazione per le sorti del paese sta smuovendo le acque. Salvo comprendere rapidamente che in ballo per questi parlamentari di incerta rielezione c’è solo l’incubo delle elezioni anticipate. Volti pagina e finalmente si parla di economia, cerchi lumi sulla gestazione del decreto sviluppo ma trovi solamente discussioni sul condono, se debba essere edilizio, fiscale, tombale o di altra, ancora intentata specie. E per chi nutra qualche dubbio chiude la questione il Vicepresidente della Camera dei deputati: “il condono è eticamente giusto”. Parole dell’Onorevole Corsaro. Nomen omen.

LA FARFALLA SCILIPOTI

Viviamo in tempi caotici, al traino dei nervosismi dei mercati finanziari. E per cercare un bandolo della matassa possiamo rifarci forse a quanti sul caos hanno costruito eleganti modelli matematici di dinamica non lineare, modelli che poi per il pubblico vengono tradotti nel famoso adagio: un battito d’ali di una farfalla a New York, un uragano a Rio. Vediamo quindi di mettere in ordine le tessere del puzzle, guidando in questa sequenza il nostro lettore. Il transfuga Scilipoti sostiene il governo “a prescindere”. Il governo resiste nei numeri e frana nella credibilità. La bassa credibilità di un paese debitore come l’Italia mina la solidità dell’euro. Un euro sfiduciato dai mercati può portare alla fine della moneta unica. La fine della moneta unica destabilizza il sistema dei cambi e scatena una spinta recessiva devastante. L’America cade in un profondo double dip. Obama crolla nei sondaggi. Il nuovo presidente degli Stati Uniti è un esponente del tea party. E qui mi fermo perché mi sembra abbastanza!

SANTORO E DINTORNI

Prima, gli interventi di Berlusconi nei telegiornali al di fuori di ogni par condicio, poi l’addio di Santoro alla Rai. Il problema è sempre lo stesso: il controllo della politica sulla televisione pubblica. Mentre l’anomalia italiana resta quella di un mercato televisivo dove due gruppi controllano l’80 per cento della audience e dove un presidente del Consiglio controlla quasi interamente entrambi. Per affrontarla occorre andare a incidere sulla proprietà e sui meccanismi di governance. E nel mondo digitale occorre anche riflettere sulla funzione di servizio pubblico.

CRIMINE ORGANIZZATO, UNA ZAVORRA ALLA CRESCITA

La presenza pervasiva del crimine organizzato in alcune regioni meridionali è storicamente consolidata, fino a diffondersi negli ultimi anni anche nelle aree più sviluppate. Con importanti conseguenze sullo sviluppo economico ed effetti di contaminazione tra attività lecite e illecite, attraverso il riciclaggio e il reinvestimento dei proventi delle imprese criminali. Si falsa così il gioco concorrenziale e il costo della legalità mette fuori mercato le aziende tradizionali. Sabato 28 l’autore discute questo tema a Napoli in una giornata organizzata in anticipazione del Festival dell’Economia di Trento.

GIÙ AL NORD

E così la Lega dei Ticinesi è il primo partito del Cantone, con un balzo di 8 punti e una campagna elettorale concentrata sul contrasto ai transfrontalieri italiani ("i ratti" nel nobile frasario utilizzato), rei di rubare il lavoro agli autoctoni. Una notizia che fa il paio con le cronache di questi giorni dedicate alla rigida politica di contenimento dei passaggi attuata dal governo francese al valico di Ventimiglia per fermare il flusso di migranti tunisini diretti oltralpe. Come dire, una replica in salsa francese del "fora di ball" incautamente pronunciato da Umberto Bossi sulle scogliere di Lampedusa.
Insomma, sembra proprio che questi episodi segnalino un tema comune, che dalla banalità della geografia suggerisce una saggia cautela alla politica: a parte le calotte artiche, c’è sempre qualcuno più a nord di te. E costruire una identità e una politica sulla propria “norditudine” ti espone alla immediata ritorsione di chi, appresa la lezione, ha il vantaggio di stare qualche parallelo più a nord.

Vittime di mitridatizzazione

Mitridatizzazione. E’ una parola poco usata che si rifa al re del Ponto Mitridate VI: indica la capacità di divenire immuni da veleni e sostanze tossiche abituando il proprio organismo ad assumerne giornalmente piccole quantità. Oggi è facile riconoscerla: chiunque abbia assistito alla puntata di Matrix del 21 dicembre con la fluviale intervista al Presidente del Consiglio e non sia rimasto allibito e irritato per la piaggeria con cui il conduttore Alessio Vinci ha porto delle non domande all’ospite, suo datore di lavoro, è vittima di mitridatizzazione. Le dosi sono assunte quasi inavvertitamente ogni giorno attraverso i telegiornali principali, abituano a dare per scontato che il presidente del consiglio domini gran parte dei canali e si faccia intervistare da un dipendente, fanno passare per normalità lo svilimento di una professione essenziale per la democrazia come quella giornalistica, proclamano la banalità del servilismo, vero timbro dell’Italia di oggi. Speriamo solo che i nostri lettori si siano profondamente irritati vedendo quella trasmissione.

No, non è la Bbc

Quale futuro si delinea per la Rai? Rispetto al passato, le funzioni di servizio pubblico che richiedono la presenza di un canale pubblico si sono ridotte, grazie all’offerta multicanale e alla convergenza tra diversi mezzi di trasmissione. Ma con una forte concentrazione nell’informazione televisiva e un ruolo declinante dei giornali, un canale pubblico di informazione gestito secondo criteri di pluralismo può rappresentare un fattore importante. Perché questo avvenga diventa però cruciale una riforma del sistema di nomina e governance.

 

Niente romani, please

Pare che sia la volta buona: a giorni avremo la nomina del nuovo ministro per lo Sviluppo economico. Vista la girandola di nomi e le molte false partenze di questi mesi, ci permettiamo di dare qualche suggerimento, sperando di sortire qualche effetto. Chiarendo quali caratteristiche dovrebbe avere un buon ministro dello Sviluppo economico in questa fase difficile della nostra economia. Dovrebbe essere persona convinta e decisa sostenitrice della concorrenza, motore insostituibile per la competitività delle nostre imprese; dovrebbe essere sponsor delle liberalizzazioni, da troppo tempo in sonno profondo; dovrebbe farsi portatore di interventi che evitino il “caso per caso” e la discrezionalità e che invece agevolino funzioni cruciali per lo sviluppo delle imprese: il sostegno agli sforzi di esportazione in nuovi mercati, di innovazione di prodotto e di processo. Dovrebbe essere figura capace di seguire una molteplicità di settori oggi impegnati in queste sfide, capace di dialogo con le imprese, le forze sociali e le autorità indipendenti, attento alla dimensione europea delle politiche industriali e della concorrenza. E non dovrebbe invece essere persona di limitate prospettive, irrimediabilmente attratta dal settore televisivo, incapace di resistere alla tentazione di entrare in campo e favorire una squadra, maldestra paladina di interessi di parte nelle discussioni a Bruxelles. Insomma, per intenderci, non uno come Paolo Romani.

Post scriptum, 4 ottobre 2010: …appunto.

Ministero dello Sviluppo Economico, sede di Cologno Monzese

La Commissione Europea ha accolto la richiesta di Sky per una modifica degli impegni concordati nel 2003. Che, tra l’altro, impedivano una presenza del gruppo di Murdoch nel digitale terrestre. Si tratta di un provvedimento equilibrato e capace di introdurre qualche stimolo concorrenziale nel panorama televisivo italiano, in particolare nel segmento della televisione generalista in chiaro. Eppure, la decisione non è piaciuta al viceministro con delega alle Comunicazioni, che per mesi si è speso a Bruxelles come un vero e proprio lobbista di Mediaset.

Sul web corre l’informazione, non i ricavi

Il mondo della rete ha sicuramente generato effetti negativi per la carta stampata. Non tanto attraverso una sostituzione diretta di investimenti pubblicitari e lettori, quanto con l’introduzione di nuovi strumenti pubblicitari e di una enorme massa di contenuti che hanno posto il format dei giornali tradizionali in una situazione difensiva. Ma il mondo di Internet, pur destabilizzando gli attori tradizionali, non ha ancora risolto compiutamente i problemi legati all’equilibrio economico dei siti. Lavoce.info e la scommessa dei contributi volontari dei lettori.

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