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Autore: Nicola Sciclone

Irpet (Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana)

QUANDO LA FORMAZIONE PROFESSIONALE FUNZIONA

Le probabilità di trovare un lavoro per disoccupati e soggetti in cerca di prima occupazione aumentano notevolmente dopo la frequenza di un corso professionale. Lo mostra uno studio valutativo condotto in Toscana. Non tutti gli interventi hanno però la stessa efficacia. E dunque se è improrogabile un ripensamento dei criteri di accreditamento delle agenzie formative, in modo da premiare qualità e specializzazione, va anche incoraggiata la fruizione di percorsi formativi che corrispondano il più possibile all’effettivo fabbisogno degli individui.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

La maggior parte dei commenti sottolinea come l’imposta sui ricchi colpirebbe di fatto solo chi le tasse le paga, ossia il lavoro dipendente. L’obiezione è giusta, tuttavia va ridimensionata: infatti l’evasione è
minore fra i redditi alti. Aggiornando al 2007 l’esercizio svolto da Paladini, si osserva quanto segue: l’82% dei contribuenti con più di 125 mila euro sono dipendenti e/o pensionati, ma i redditi da lavoro dipendente o da pensione rappresentano in quella fascia soltanto il 45% del reddito totale. Inoltre, la lotta all’evasione fiscale è un obiettivo da realizzarsi nel medio-lungo periodo: nell’immediato è più facile reperire risorse da misure una tantum. Alcuni osservatori propongono di reintrodurre o aumentare l’Ici: è una strada percorribile e giusta. L’abolizione dell’Ici sulla prima casa ha infattI aumentato la disuguaglianza e provocato una perdita di risorse per gli enti locali, data la sottostima del relativo fondo compensativo, di circa 338 ml di euro. La sola reintroduzione dell’Ici sulla prima casa varrebbe circa 2 mld. di euro. Solo che nè l’agenda politica del governo nè dell’opposizione mi pare contempli manovre sull’Ici .
Infine una imposta sui redditi alti, vincolata nella destinazione a favore dei poveri e/o dei terremotati, ci ricorda che dai momenti difficili (la crisi economica, il terremoto) è possibile uscire anche attraverso atti concreti di solidarietà da parte di chi sta meglio ed è più fortunato. Anche perchè l’elevato debito pubblico del nostro paese ci impedisce di finanziare gli aumenti di spesa (gli ammortizzatori sociali o la ricostruzione) attraverso il ricorso a nuovi disavanzi.

Vorrei poi rispondere all’autore del commento (joy.joyce ) che contesta un errore di metodo nella procedura di stima: si sbaglia, nonostante il tono delle sue obiezioni non lasci spazio a dubbi.
La proposta Franceschini non chiarisce infatti su quale quota si applicherebbe il contributo di solidarietà: pertanto l’aliquota aggiuntiva può gravare, per chi dichiara più di 120 mila euro, tanto sulla parte eccedente i 75 mila euro quanto su quella che oltrepassa i 125 mila euro. Entrambe le soluzioni sono possibili. Ho scelto la prima per due motivi: il gettito è maggiore e si avvicina a quanto previsto dal Pd; inoltre la seconda opzione si configurerebbe non come un contributo straordinario, ma come una riforma strutturale dell’irpef che aggiungerebbe di fatto uno scaglione ai cinque attuali.

QUANTO VALE LA TASSA PER RICCHI

Il terremoto in Abruzzo ha riportato la discussione sull’idea di una tassa tantum sui redditi superiori a 120mila euro. Prima del sisma la proposta era stata lanciata dal Partito Democratico per aiutare i ceti sociali più poveri ad affrontare la crisi economica. In tale ipotesi la misura riguarderebbe quasi 200mila contribuenti e metà dell’extragettito proverrebbe dal Nord- Ovest. Una misura non sufficiente a risolvere i problemi strutturali del nostro welfare, ma dal forte connotato simbolico a fronte della catastrofe abruzzese.

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