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Autore: Paolo Balduzzi Pagina 9 di 16

Balduzzi Si laurea all’Università Cattolica di Milano e consegue M.Sc. e Ph.D. in Economics presso la University of Edinburgh. Dopo una breve esperienza presso l’Università di Milano-Bicocca, diventa ricercatore in Università Cattolica, dove insegna Scienza delle finanze ai corsi diurni e serali, triennali e magistrali. Ha insegnato anche al Dottorato in Economia e Finanza delle Amministrazioni Pubbliche dell’Università Cattolica, all’Università di Milano-Bicocca e alla Scuola Superiore di Economia e Finanza. I principali interessi di ricerca riguardano la political economy, con particolare riferimento al ruolo delle leggi elettorali, il federalismo fiscale, la finanza pubblica, le pensioni e la disuguaglianza intergenerazionale. Ha contribuito a libri e pubblicato articoli su riviste internazionali. E’ membro e Segretario generale dell’associazione ITalents. È stato membro della Commissione tecnica per la revisione della spesa guidata da Carlo Cottarelli per i capitoli di spesa sui costi della politica. È stato Consulente tecnico per la Presidenza del Consiglio al tavolo delle trattative con le Regioni per la concessione di maggiore autonomia ex art 116 comma 3 della Costituzione.
Da novembre 2017 è editorialista presso "Il Messaggero"

5 marzo 2018: l’agenda di Mattarella

Quali saranno i passi di Sergio Mattarella per arrivare alla formazione di un governo? Il compito è difficile perché molto probabilmente dalle urne uscirà un parlamento frammentato. Ma anche perché mancano regole precise, a cui si supplisce con le prassi.

Truffe rosa in Parlamento

La nuova legge elettorale prevede esplicitamente la parità di genere per i candidati in lista. Ma l’uso sapiente dei collegi elettorali “sicuri” e le candidature multiple permette ai partiti di aggirare la norma sulle quote rosa. Chi ne esce peggio.

Lezioni di tedesco per politici italiani

La grande coalizione resta lo scenario più probabile per il dopo elezioni. Tutti i leader politici continuano però a negare qualsiasi intenzione di allearsi con partiti al di fuori delle coalizioni già formate. Si tratta solo di una mossa elettorale?

Ecco chi sono i pluricandidati

Pd, Forza Italia, M5s e Leu: tutti fanno ricorso alle pluricandidature. Se non ci sono grandi differenze nei numeri, più articolate appaiono le strategie elettorali dei partiti: dal paracadute per bocciature all’uninominale alla difesa delle candidate donne.

Il vecchio vizio di garantirsi il seggio in Parlamento

Anche la nuova legge elettorale permette di candidarsi in più collegi diversi. Rispetto al passato, ci sono più vincoli alla discrezionalità, ma resta il fatto che un candidato bocciato all’uninominale dagli elettori può essere ripescato nel proporzionale.

Sorpresa! Gli italiani tornano a finanziare i partiti

Cresce il finanziamento ai partiti tramite il 2 per mille. Significa che le organizzazioni politiche hanno cominciato a utilizzare bene le nuove norme. Ma è anche segno di una ritrovata fiducia degli elettori. Pd e Lega se ne avvantaggiano più di tutti.

La clausola dimenticata

La campagna elettorale già ci regala promesse più o meno realistiche visto lo stato dei conti pubblici, ma sarebbe meglio discutere delle clausole di salvaguardia che dovrebbero scattare nel 2019. Si potrebbero così trovare le soluzioni più adeguate.

Nella legge di bilancio poco spazio agli enti locali

La manovra rende più facili gli investimenti delle amministrazioni locali, ma non dà incentivi monetari alla loro realizzazione. E continua a impedire ai comuni di utilizzare la leva fiscale per aumentare le risorse a propria disposizione.

Come cambia la geografia elettorale italiana

La nuova legge elettorale ha imposto un ridisegno dei collegi. Che risponde in primo luogo ai cambiamenti demografici. Ma c’è anche un tentativo di influenzare il risultato del voto? Ecco cosa emerge dalla rinnovata geografia dei nostri rappresentanti.

Cosa succede dopo i referendum

Archiviati i due referendum inutili in Lombardia e Veneto, parte ora la trattativa. Ma può trasformarsi in farsa se la richiesta è di mantenere sul territorio gran parte delle imposte destinate allo stato, illudendo i cittadini su un esito impossibile.

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