La voglia di protezionismo e isolazionismo non riguarda solo gli Usa di Trump. La si vede in molte democrazie occidentali, dove le conseguenze della globalizzazione e della crisi finanziaria hanno modificato il posizionamento di elettori e partiti.
Autore: Piero Stanig
Piero Stanig è un politologo (NB: non un economista) nel Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali all'Università Bocconi. Specialista di politica comparata, al momento si occupa principalmente di opinione pubblica e comportamento di voto nelle democrazie avanzate. In particolare, i suoi lavori recenti (con Italo Colantone, economista del commercio internazionale, e Massimo Anelli, economista del lavoro, entrambi a Bocconi) mostrano gli effetti di cambiamenti strutturali nell'economia (globalizzazione --in particolare competizione delle importazioni cinesi-- e automazione nel manifatturiero) sul comportamento di voto, e in particolare il ruolo che tali cambiamenti giocano nel successo della destra radicale in Europa occidentale. Inoltre, in lavoro recente studia gli effetti di eventi climatici estremi e di considerazioni materiali nella formazione dell'opinione pubblica riguardo alle tematiche ambientali e nel voto per partiti ambientalisti. Oltre a pubblicazioni scientifiche, ha anche scritto alcuni pezzi d'interesse generale per la stampa tanto all'estero quanto in Italia.
Altri interessi di ricerca di Stanig riguardano: le radici dello "sciovinismo del welfare" e il ruolo delle identità etniche nelle preferenze per tassazione e ridistribuzione; la corruzione; e la misurazione della qualità della governance pubblica.
Piero Stanig ha ottenuto il Ph.D. in Scienza Politica alla Columbia University, e prima di venire a Bocconi ha insegnato alla London School of Economics e alla Hertie School of Governance di Berlino.