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Autore: Pietro Garibaldi Pagina 2 di 12

garibaldi Professore ordinario di Economia Politica presso l'Università di Torino, è Fellow e direttore del Programma Allievi della Fondazione Collegio Carlo Alberto e responsabile degli studi sul lavoro della Fondazione Debenedetti. È consigliere di sorveglianza (ed ex-vicepresidente) di Intesa SanPaolo. È stato Consigliere economico del Ministro dell'Economia e della Finanze nel 2004 e 2005, e consulente in materia di lavoro per il Dipartimento del Tesoro. Ha conseguito il Ph.D. in Economia presso la London School of Economics nel 1996. Dal 1996 al 1999 ha lavorato come economista nel dipartimento di ricerca del Fondo Monetario Internazionale, ed è stato professore associato presso l'Università Bocconi dal 2000 al 2004. Redattore de lavoce.info.

Occupazione: un inaspettato sole di fine estate

L’occupazione ha continuato a crescere anche nel secondo trimestre. Si tratta per lo più di contratti a tempo indeterminato. Buone notizie anche per i giovani. Ma le preoccupazioni in vista dell’autunno non mancano: dal Pil fermo alla fine degli incentivi, passando per il referendum costituzionale.

Meno precari, ma la crescita è ancora un problema

Uno degli obiettivi del governo era ridurre la precarietà. E i dati dell’Inps ci dicono che nel 2015 è in effetti diminuita. In ogni caso, un aumento dell’occupazione dello 0,5 per cento con una crescita economica dello 0,7 non è da buttare. Perché il male italiano resta sempre la ripresa debole.

La dubbia utilità del collegio sindacale *

Il passaggio di Intesa San Paolo al monistico ha riaperto il dibattito su pregi e difetti dei diversi sistemi di governance. Difficile dire in assoluto qual è il migliore, ma il monistico ha costi inferiori ed è più snello, come confermano gli studi statistici. Mossa nell’interesse degli azionisti.

Ma a chi conviene il part-time dei pensionandi?

Da tempo il governo parla della possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro in cambio di una riduzione della pensione. Creando così grandi aspettative, soprattutto tra le donne, per le quali dal 2016 si alza l’età di pensionamento. Ma nella legge di stabilità c’è solo uno strano part time.

La calda estate delle statistiche sul lavoro

La confusione generata dal ministero del Lavoro induceva al pessimismo, invece i dati pubblicati dall’Istat mostrano un calo della disoccupazione e un aumento dell’occupazione. Sarebbe bene ora che le varie istituzioni cominciassero a scambiarsi le informazioni statistiche.

Torna il lavoro, ma la crescita?

Il dato di aprile sull’occupazione è superiore alla attese. E si aggiunge ad altri segnali che fanno ben sperare. Ma qualche cautela andrebbe mantenuta. Perché se il lavoro cresce più velocemente del Pil, la produttività media si abbassa. L’aumento inatteso del tempo determinato.

Per ora il cavallo del lavoro non beve

I dati Istat per il primo trimestre 2015 dicono che l’occupazione in Italia è in lieve flessione. Eppure il governo ha messo in campo diversi strumenti per permettere alla imprese di aumentare il numero degli occupati, dalla decontribuzione al contratto a tutele crescenti. Coerenza da mantenere.

Mercato del lavoro: una rondine non fa primavera

I dati Istat sulla disoccupazione nel mese di febbraio sono negativi. Presto per giudicare l’efficacia del Jobs act. Un conto sono le cessazioni di rapporti di lavoro, un altro i neoassunti dalle aziende. In attesa di capirne di più, bene che il Governo eviti comunicati trionfalistici.

Il contratto a tutele crescenti è legge. È una buona notizia?

Il contratto a tutele crescenti è legge dello stato: dal 1° marzo regolerà le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Porterà davvero a un miglioramento del mercato del lavoro? Dipende dalla sua capacità di ridurre la precarietà. E il risultato non è scontato. Gli effetti del decreto Poletti.

Incompleta e confusionaria, ma è una riforma del lavoro

Il primo decreto attuativo del Jobs Act è l’inizio di una vera riforma del lavoro. Quello che ancora manca è la lotta contro la precarietà. E sarebbe bene disegnare le regole del mercato del lavoro in condizioni normali, senza i benefici fiscali. Troppa confusione sui dipendenti pubblici.

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