La campagna elettorale del referendum sulla permanenza o l’uscita del Regno Unito dalla Ue si è presto trasformata in una rissa. Neanche la Bbc ha aiutato i cittadini a comprendere quanto fossero fondate le affermazioni a supporto dell’una o l’altra tesi. Il confronto tra due idee di società.
Autore: Pietro Micheli
Pietro Micheli è Associate Professor of Organizational Performance presso la Warwick Business School (UK) dove è direttore del corso di Executive MBA. In precedenza è stato Senior Lecturer presso il Centre for Business Performance alla Cranfield School of Management (UK), Fellow dell’Advanced Institute for Management Research (UK) e membro fondatore dell’Evidence-based management collaborative (US). Laureato in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano, ha poi conseguito un Master in Management Research e un PhD in performance management alla Cranfield School of Management. La sua ricerca e lavoro si focalizzano sullo sviluppo e implementazione di sistemi per la misurazione e gestione delle performance, e in design e gestione dell’innovazione. Nel 2010-2011 ha lavorato come componente della Commissione indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (CiVIT) a Roma.
La modernizzazione della pubblica amministrazione è una questione cruciale per l’Italia, non solo perché ce lo chiede l’Unione Europea, ma perché servizi pubblici efficienti e di qualità sono un’importante risorsa per cittadini e imprese. Il miglioramento dei servizi pubblici arriverà attraverso il lavoro sul campo, la capacità di gestire le organizzazioni pubbliche e l’abilità di diffondere le innovazioni. Per farlo non servono nuove leggi. Ma si deve passare da una prospettiva autoreferenziale a una rivolta all’esterno, che parta dalle esigenze degli utenti.
Il miglioramento dei servizi pubblici è un obiettivo irrinunciabile per l’Italia. Ma la riforma della pubblica amministrazione si sta trasformando da storica opportunità a contenitore sterile di adempimenti burocratici. Mancano infatti tutte le condizioni necessarie per il suo successo: dal supporto politico alle risorse umane e finanziarie. A preoccupare è soprattutto l’impatto a lungo termine di una percezione della valutazione del personale come strumento utile solo a castigare. Unito all’erezione di barriere impenetrabili a qualsiasi strumento gestionale.