La riforma delle pensioni contribuisce a riequilibrare i conti nel breve periodo, ma soprattutto consente la sostenibilità della spesa per pensioni nel lungo periodo garantendo l’equità intergenerazionale. Sui coefficienti di trasformazione si poteva seguire l’esempio svedese. Resta aperto il nodo dei lavoratori esodati.
Autore: Roberta Rainato
Roberta Rainato è collaboratore di ricerca al Dipartimento di Economia dell'Università Ca' Foscari di Venezia. Ha conseguito la laurea in Scienze Statistiche ed Economiche presso l’Università degli Studi di Padova. Lavora con la prof.ssa Agar Brugiavini sulle tematiche di ricchezza pensionistica nell'ambito degli studi di ricerca del National Bureau of Economic Research. Collabora con il gruppo di ricerca su lavoro e pensioni coordinato dal prof. Guglielmo Weber dell'Università degli Studi di Padova nell'ambito del progetto Share. Nel 2003 ha collaborato con la Fondazione Rodolfo Debenedetti. I suoi interessi di ricerca riguardano le riforme del sistema previdenziale, in particolare l'analisi delle uscite dal lavoro verso il pensionamento, la spesa sociale previdenziale e la stima dei risparmi conseguibili in varie ipotesi di riforme.
Ringraziamo i lettori che con il loro contributo ci danno loccasione di chiarire alcuni aspetti sulle simulazioni presentate. Lo scopo della nostra simulazione è unicamente quello di valutare gli effetti sulla spesa pensionistica derivanti dallinnalzamento graduale delletà pensionabile, in risposta alla sentenza della Corte di Giustizia europea. Di conseguenza, i risultati presentati fanno riferimento solamente alla spesa che deriva dai trattamenti previdenziali per le lavoratrici del settore pubblico. Non viene presa in considerazione, invece, la spesa pubblica volta alla remunerazione dellattività lavorativa né i costi sociali di vario genere che derivano dalla riforma. Non considerando quindi gli effetti sul mercato del lavoro non è stato necessario utilizzare alcuna ipotesi sul turn-over.
Siamo convinti che la simulazione illustrata nel nostro articolo non possa rappresentare unanalisi completa per valutare la proposta di riforma nel suo complesso e le sue conseguenze sulla spesa pubblica. Per far ciò, come correttamente sottolineato nei diversi commenti, è necessario analizzare con cura non solo gli effetti sul mondo del lavoro, ma anche le conseguenze della riforma sullintero sistema di welfare. Il nostro lavoro è quindi da considerarsi come un contributo ad unanalisi più generale.
Il ministero per la Pubblica amministrazione ha elaborato una proposta di riforma che innalza gradualmente l’età pensionabile delle lavoratrici del settore pubblico da 60 a 65 anni. Con un possibile risparmio totale di circa un miliardo, secondo le nostre stime. Dal 2010 al 2014 il blocco delle uscite riduce notevolmente la spesa pensionistica rispetto allo status quo. Dal 2015 il risparmio rallenta, per l’aumento delle prestazioni dovuto al prolungamento dell’attività lavorativa di tre o quattro anni.