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Autore: Sergio Nicoletti Altimari

PER SPENDERE MEGLIO RIPARTIAMO DAL BILANCIO

Con il nuovo sistema di classificazione per missioni e programmi, il bilancio dello Stato diventa più leggibile e trasparente. Sono però necessari ulteriori passi per aumentare la coerenza tra programmi e strutture amministrative e per rendere la gestione della spesa pubblica maggiormente flessibile e orientata ai risultati. Attraverso un percorso che richiede tempo, ma che è necessario affrontare se si vuole contenere la spesa e al contempo migliorare la qualità dei servizi offerti dallo Stato.

La Finanziaria e la pressione fiscale

Tra le maggiori critiche sollevate alla manovra finanziaria del 2006 vi è quella di aver aumentato in maniera eccessiva la pressione fiscale sui cittadini. Essa si fonda generalmente sul calcolo contabile dell’effetto aggregato delle misure della manovra sulle entrate della pubblica amministrazione, calcolo che risponde ad alcune esigenze (misurare il prelievo obbligatorio richiesto dallo Stato) ma non ad altre.

Quali voci sono nel calcolo. E quali non ci sono

Viene incluso nel calcolo, per esempio, l’aumento di gettito derivante dalle misure di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. Esso, tuttavia, oltre a perseguire un obiettivo di equità fiscale, non deriva da una variazione di politica tributaria (ad esempio una variazione delle aliquote Irpef) a parità di base imponibile; non rappresenta cioè un prelievo aggiuntivo su cittadini e imprese che già adempiono in pieno al loro dovere fiscale.
Vengono incluse inoltre le entrate derivanti dall’attribuzione all’Inps del Tfr non destinato ai fondi pensione (nelle aziende con 50 o più addetti secondo il recente accordo tra governo e parti sociali). Tale misura non comporta tuttavia un aumento del carico fiscale effettivo, poiché prevede semplicemente il trasferimento di un pre-esistente istituto privato a uno pubblico, a parità di trattamento per i lavoratori.
Sono invece esclusi gli aumenti degli assegni familiari, che vengono contabilizzati come maggiori spese della Pa. È evidente però che gli assegni familiari rappresentano a tutti gli effetti uno strumento di politica fiscale e che il loro aumento equivale a una riduzione delle tasse sul reddito.
Il calcolo aggregato della pressione fiscale inoltre non permette di analizzare la natura, gli effetti e le diverse finalità delle varie poste in gioco.
Al fine di fornire ulteriori elementi al dibattito appare utile effettuare anche un calcolo diverso: ci si può chiedere cioè quale sia il prelievo netto aggiuntivo, a parità di base imponibile, che lo Stato attua nei confronti del settore privato con le misure di politica fiscale e dei redditi della Finanziaria (escludendo quindi il recupero di gettito da evasione ed elusione fiscale e il trasferimento del Tfr e includendo gli assegni familiari), e di quali voci esso sia composto.

A quanto ammonta il prelievo netto aggiuntivo

La tabella qui sotto mostra che il prelievo netto aggiuntivo, così calcolato, è pari a 4,3 miliardi di euro (0,3 per cento del Pil) nel 2007, cioè meno di un terzo della correzione netta di bilancio (15,2 miliardi) operata dalla Finanziaria, e decresce a 1,5 miliardi (0,1 per cento del Pil) negli anni successivi.
Nella parte superiore della tabella, sono riportati gli effetti delle operazioni di politica tributaria e dei redditi delle famiglie e delle imprese (la revisione delle aliquote, detrazioni e scaglioni Irpef e degli assegni familiari, e le detrazioni Irap per le imprese). L’effetto netto di tali misure è negativo per un valore di 3 miliardi nel 2007; lo Stato cioè “spende”, per finanziare questo insieme di operazioni, risorse per circa 0,5 miliardi a favore dei lavoratori e 2,5 miliardi a favore delle imprese, che salgono a circa 5 miliardi a regime. (1)

Finanziaria 2007: prelievo netto aggiuntivo



Note: (1) Effetti della revisione di aliquote, detrazioni e scaglioni Irpef; include le addizionali regionali e comunali e gli effetti della variazione del meccanismo di pagamento dell’addizionale comunale Irpef (pari a 0,5 miliardi nel 2007 e nulla negli anni successivi); (2) Include l’imposizione su apparecchi di intrattenimento e tabacchi lavorati e le misure di incentivazione ecologica; (3) Include i crediti d’imposta per investimenti in aree svantaggiate, per la ricerca e l’innovazione ed altri; (4) Include le misure di compartecipazione e responsabilizzazione individuale (0,9 miliardi circa) e un’ipotesi del possibile aumento delle addizionali Irap e Irpef (0,6 miliardi circa) nelle Regioni a disavanzo eccessivo.


Le ulteriori misure di politica tributaria comportano un aggravio di circa 0,7 miliardi nel 2007 e di poco più di un miliardo a partire dal 2008. Sono qui inclusi provvedimenti che hanno generalmente finalità molto specifiche, come ad esempio la riforma della tassazione dei redditi da capitale (rendere il sistema impositivo neutrale ai fini delle scelte di portafoglio dei risparmiatori e adeguarne il livello agli standard europei) o la revisione del bollo auto e le altre misure di incentivazioni ecologiche (contenimento delle emissioni di gas inquinanti e clima-alteranti). A queste va sottratto ciò che lo Stato “restituisce” al settore privato sotto forma di crediti d’imposta (per esempio per investimenti in aree svantaggiate o per le spese in ricerca ed innovazione) e con la proroga di agevolazioni fiscali esistenti.
Gli aumenti dei prelievi previdenziali ammontano a circa 5 miliardi. Essi derivano dall’adeguamento delle aliquote contributive a quelle di computo (ai fini del calcolo dei benefici pensionistici) per lavoratori dipendenti e autonomi e dall’aumento delle aliquote per apprendisti e parasubordinati. Oltre a “fornire gettito” queste misure rispondono a precisi obiettivi: assicurare l’equilibrio di lungo periodo del sistema previdenziale contributivo, migliorare le pensioni future dei lavoratori precari e riequilibrare l’incentivo fiscale all’assunzione di lavoro precario. Va inoltre ricordato che i contributi previdenziali rappresentano, ancor più con il passaggio al sistema di tipo contributivo, un risparmio dei lavoratori che viene restituito in forma di pensioni future. Essi hanno quindi natura profondamente diversa dalle ‘tasse’ in senso stretto.
Infine, l’aumento di esborso del settore privato dovuto ai provvedimenti che interessano il sistema sanitario nazionale può essere stimato in circa 1,5 miliardi. Sono qui incluse le misure relative all’introduzione di ticket sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale e di pronto soccorso (0,9 miliardi) e una stima (necessariamente approssimativa) del possibile incremento di tassazione a livello regionale per effetto del meccanismo automatico che scatta nelle Regioni con disavanzo eccessivo. Anche queste misure hanno finalità specifiche, essendo volte alla responsabilizzazione individuale e degli organismi amministrativi regionali, e quindi a un contenimento dei meccanismi di spesa sanitaria.
In conclusione, il peso dell’aggiustamento dei conti pubblici che grava effettivamente su cittadini e imprese che già pagano le tasse appare molto minore di quanto non emerga da un (pur legittimo) calcolo contabile della pressione fiscale, e si riduce sostanzialmente a partire dal 2008. Molte delle misure fiscali introdotte, inoltre, perseguono obiettivi che vanno oltre le implicazioni strettamente tributarie, dei quali va tenuto conto nel valutare la politica fiscale della Finanziaria.

* Consigliere del ministro dell’Economia e delle Finanze

(1) Il recente emendamento di modifica all’articolo 3 della Finanziaria presentato dal governo il 25 ottobre 2006 modificherebbe tale calcolo in maniera minima. In particolare la variazione dei saldi è trascurabile per il 2007 mentre per gli anni 2008 e 2009 viene stimata una riduzione (dovuta al minore gettito Irpef e all’aumento degli assegni familiari) di circa 200 milioni e 140 milioni rispettivamente. La copertura viene assicurata da un aumento dell’aliquota di base della tassazione di tabacchi lavorati.

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