Lavoce.info

Autore: Tullio Jappelli Pagina 2 di 6

jappelli E' professore di Economia Politica presso l'Università di Napoli Federico II e Research Fellow del CEPR. Ha conseguito il Ph.D. in Economia presso il Boston College. Ha trascorso periodi di ricerca presso la University of Pennsylvania, MIT e Princeton University e collaborato a progetti di ricerca del NBER, della World Bank, dell'Inter-American Development Bank, del CEPR, della Banque de France e della Banca d'Italia. Nella sua ricerca si occupa principalmente di scelte di risparmio, scelte di portafoglio delle famiglie e di economia bancaria. Redattore de lavoce.info.

Le 500 cattedre della legge di Stabilità

L’articolo 15 della legge di stabilità prevede di finanziare il reclutamento di professori ordinari e associati con chiamate dirette di studiosi italiani e stranieri. Ma il programma ha vari difetti, che andrebbero corretti. Soprattutto è sbagliato assumere tutti subito. L’esempio della Catalogna.

Il Nobel per l’economia ad Angus Deaton

Angus Deaton ha ricevuto il Nobel per l’economia per i suoi contributi fondamentali all’analisi della domanda di consumo. E ha dimostrato una straordinaria capacità di essere allo stesso tempo un raffinato teorico, un eccellente statistico e uno studioso attento ai fenomeni economici e sociali.

Quanto cresce il Pil con il Tfr in busta paga

Il Tfr in busta paga dovrebbe stimolare consumi, domanda aggregata e occupazione. I dati suggeriscono che una quota tra il 5 e il 16 per cento di dipendenti del settore privato potrebbe decidere di spendere in consumi il flusso annuale del Tfr. Con un aumento del Pil tra lo 0,1 e lo 0,2 per cento. 

Un modello catalano per la ricerca*

Le università italiane non attraggono i migliori scienziati per eccesso di burocrazia, mancanza di fondi, assenza di meritocrazia. Deludenti i programmi per il rientro di nostri ricercatori. Una proposta per il nostro paese. 

Bibliometria o “peer review” per valutare la ricerca?

In attesa che il ministero precisi come gli esiti della valutazione della qualità della ricerca determineranno i nuovi criteri di assegnazione della quota premiale del fondo di finanziamento ordinario alle università, illustriamo i risultati di un confronto tra metodi di valutazione alternativi.

Pochi scelgono l’Italia

Sono stati appena pubblicati i risultati degli Erc Grants per giovani ricercatori. Lo European Research Council amministra i cosiddetti starting grants per giovani studiosi con non più di sette anni dal conseguimento del PhD e i senior grants per ricercatori più anziani. Si tratta di un fondo di ricerca consistente (circa un milione di euro per quattro anni).Il finanziamento è legato a un particolare ricercatore, che può decidere dove utilizzarlo anche spostandosi da una istituzione a un’altra nel corso dei quattro anni. La sede di ricerca rappresenta quindi un indicatore dell’attrattività di un paese e delle sue istituzioni di ricerca.
Già in passato il Bel Paese non aveva brillato per attrattività: solo il 7 per cento dei vincitori aveva scelto di utilizzare il grant in Italia, circa il 15 per cento dei ricercatori aveva scelto la Francia e la Germania, mentre il 20 per cento l’Inghilterra. I risultati pubblicati ieri per i junior grants e riassunti nelle due tabelle evidenziano che tra i 287 ricercatori che lo hanno vinto 60 hanno scelto di lavorare in Gran Bretagna, 46 in Germania e 32 in Israele. Per noi non sono buone notizie: solo 8 ricercatori (meno del 3 per cento) ha scelto l’Italia come sede della propria ricerca. Tra gli 8, un solo straniero ha deciso di lavorare in Italia. Infine altri 10 italiani hanno vinto il grant, ma hanno deciso di utilizzarlo in altri paesi.
 
Fig.1 Beneficiari per paese dell’istituzione ospitante
Schermata 2013-07-20 alle 16.57.29
Fig.2 Beneficiari per nazionalità del vincitore
Schermata 2013-07-20 alle 16.57.49
 
Fonte: European Research Council 

Imposte e consumi nella crisi

Politiche fiscali finanziate con debito pubblico sono più o meno efficaci di politiche redistributive che spostano il carico fiscale dai poveri ai ricchi? Calcoli su dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane stimano un effetto non trascurabile di queste ultime sui consumi a livello aggregato

L’università dell’incertezza

La riforma dell’università , contestata da studenti, ricercatori e opposizioni, sembra ormai l’ultima bandiera di un governo in difficoltà. Ma richiede decine di decreti attuativi e tempi lunghi per la sua applicazione. E dunque, se approvata, finirà per aggiungere un’ulteriore dose di incertezza nel mondo universitario. Intanto, sui finanziamenti per l’anno in corso e per il futuro regna la confusione, i concorsi sono bloccati e la valutazione della ricerca è ferma al 2001-2003.

 

A medicina va curata la distribuzione degli studenti

Ogni anno il ministero determina a livello nazionale il numero di immatricolazioni al corso di laurea in Medicina e la ripartizione dei posti tra le singole sedi. Il sistema quindi garantisce la sopravvivenza delle piccole facoltà e insieme le progressioni di carriera dei docenti dei grandi policlinici. Il ministero dovrebbe limitarsi a fissare un numero programmato su base nazionale ed espletare un concorso unico per le ammissioni, garantendo poi maggiore autonomia alle singole sedi per decidere il numero di studenti ammessi.

Istruzione, previdenza e abc della finanza

Il confronto internazionale suggerisce che l’alfabetizzazione finanziaria di un paese dipende dall’investimento in istruzione e dalla struttura dei mercati finanziari. L’Italia si trova in fondo alla graduatoria internazionale in materia perché investe poco in istruzione, perché il sistema previdenziale pubblico è molto esteso e perché non ha approfittato delle riforme delle pensioni degli anni Novanta per ampliare le conoscenze economiche e finanziarie dei lavoratori.

Pagina 2 di 6

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén