Le norme comunitarie hanno liberalizzato un notevole segmento del mercato postale, ma sinora in Italia la concorrenza di fatto è invisibile. Ne è una riprova l’abolizione del francobollo di posta ordinaria e la trasformazione di tutte le corrispondenze in “prioritarie”. Se il sonno del regolatore genera mostri tariffari, quello del liberalizzatore impedisce miglioramenti di benessere collettivo facilmente realizzabili. Si deve allora puntare a una completa apertura del mercato ancor prima del 2009 previsto dell’Unione Europea.
Autore: Ugo Arrigo
Ugo Arrigo è professore associato presso l'Università Bicocca di Milano. Ha conseguito il dottorato di ricerca in strutture e comportamenti economici presso l'università Cà Foscari di Venezia. Le aree tematiche su cui si focalizza la sua ricerca sono economia e regolazione delle public utilities, economia delle amministrazioni pubbliche, teoria delle scelte collettive, finanza pubblica, sviluppo territoriale.
L’assenza di un confronto con il mercato rischia di vanificare il risanamento di Poste italiane, proprio quando la liberalizzazione diviene ineludibile e la concorrenza inizia a essere efficacemente tutelata. Dalla riorganizzazione dei servizi postali non sono derivati guadagni di efficienza, che avrebbero potuto essere trasferiti almeno al contribuente, riducendo l’onere sulla finanza pubblica. Una seria riforma del mercato e della regolazione è indispensabile e non può essere ulteriormente subordinata alle esigenze dello Stato-proprietario.