Le donne nei Cda influenzano non solo i risultati, ma anche le scelte strategiche delle imprese. Uno studio mostra gli effetti dell’aumento nella rappresentanza di genere sulle scelte di internazionalizzazione in un campione di società europee.
Autore: Valeria Gattai
Valeria Gattai è Professore Associato di Economia Applicata presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Dipartimento di Economia, Metodi Quantitativi e Strategie di Impresa (DEMS) e Research Fellow al Center for European Studies (CEfES). Ha conseguito una laurea in Discipline Economiche e Sociali e un PhD in Economics presso l’Università Bocconi. I suoi interessi di ricerca spaziano nel campo dell’Economia Internazionale e Microeconomia Applicata, con particolare interesse per lo studio delle catene globali del valore, delle imprese multinazionali e degli investimenti diretti esteri. Su questi temi è autrice di numerosi contributi apparsi su riviste nazionali ed internazionali.
La globalizzazione ha trasformato mercati e imprese, frammentando le catene del valore. Con la pandemia è cambiato qualcosa? L’analisi di duecento manifatture lombarde sottolinea l’importanza dei rapporti di fornitura. E strategie che mutano poco.
La globalizzazione genera vincitori e vinti, non solo tra i lavoratori, ma anche tra le imprese di uno stesso settore. Quali sono le caratteristiche di quelle che scelgono la delocalizzazione? Sono più grandi e più produttive. Forse perché i costi fissi dell’offshoring sono alti. Oppure è l’esposizione a una dimensione internazionale della produzione che tende a migliorare i risultati aziendali in virtù di un processo di learning by offshoring, che risulta maggiore nel caso di attività orizzontali. Anche perché non tutte le modalità di delocalizzazione sono uguali.