Per giorni e giorni i politici europei e il governo italiano hanno sostenuto che l’Europa è sostanzialmente fuori dalla crisi finanziaria che sta falcidiando banche e assicurazioni negli Stati Uniti. Forse questo messaggio rassicurante serviva a coprire il fatto che le autorità europee, da quando la crisi è iniziata, non hanno fatto pressochè nulla per fronteggiare un possibile contagio. Sappiamo da questo fine settimana che l’Europa, come era prevedibile, è invece pesantemente investita dallo tsunami finanziario. I governi di Belgio, Olanda e Lussemburgo sono intervenuti massicciamente per ricapitalizzare Fortis, colosso bancario e assicurativo del Benelux, di fatto nazionalizzandola. Il governo tedesco sta valutando se intervenire per salvare Hypo Real Estate, banca della Baviera esposta nei mutui ipotecari, in procinto di portare i libri in tribunale. I governi inglese e irlandese sarebbero pronti a intervenire per salvare la Bradford and Bingley, colosso dei prestiti ipotecari. Si tratta in tutti questi casi di interventi estemporanei, misure tampone di socializzazione delle perdite che scaricano un costo elevato sul contribuente. Negli Stati Uniti, nonostante il periodo elettorale, i due candidati alle presidenziali hanno trovato un accordo per un piano di emergenza. Criticabile per quanto sia è un piano. L’Europa deve dare prova di analoga determinazione nel bloccare l’estensione della crisi. La prima cosa da fare sarebbe quella di affidare a una agenzia indipendente, se non alla BCE, le responsabilità di vigilanza sul sistema bancario. Sarebbe un segnale importante ai mercati. Vorrebbe dire che si vuole porre rimedio ai difetti di coordinamento fra banche centrali nella supervisione su banche che operano in paesi diversi e che si vogliono scongiurare i casi in cui il supervisore viene condizionato o catturato da chi dovrebbe essere oggetto della sua supervisione.
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Lofferta della Cai è stata ritirata. Significa che Alitalia non ha alternative concrete se non la liquidazione. E una cosa grave. Diverse volte, abbiamo denunciato i costi elevati di questa operazione, anche se, probabilmente, il costo del fallimento è ancora più elevato. Lo scopriremo nei prossimi giorni. Quali sono ora le alternative? Intanto il Commissario deve decidere se continuare a far volare o meno gli aerei di Alitalia. Ha le possibilità di farlo. Ha anche le possibilità di attingere a risorse finanziarie specifiche e privilegiate, con garanzie particolari per chi fornisca queste risorse finanziarie. Auspichiamo che il Commissario decida di farlo. E possibile soprattutto su quelle tratte in cui Alitalia guadagna direttamente denaro, in particolare la Milano -.Roma. Unanalisi precisa di quali rotte sono vantaggiose la può fare soltanto Alitalia. È chiaro che Alitalia non può chiudere domani. Bisogna anche decidere cosa fare dei suoi asset. Se la cordata italiana ha effettivamente chiuso i battenti le uniche alternative potranno essere allestero. Le ipotesi più verosimili sono Air France o Lufthansa. A condizioni purtroppo ancor più penalizzanti di quelle ipotizzate per la Cai e ora rifiutate. La trattativa sarà difficile. Ora il pallino è in mano al governo e ai piedi (per venire qui o andarsene) degli investitori stranieri. Non ci resta che sperare che siano ancora interessati al mercato aereo italiano che è ricco e può dare grandi soddisfazioni. Ci vuole ora un operatore serio e motivato, in grado di cogliere questa opportunità.
1. Ora che il prezzo del petrolio sembra ritornare a livelli "normali" e secondo alcuni potrebbe anche crollare, ora che gli "speculatori" contro cui lei si era tanto accanito sembrano aver preso di mira i petrolieri forzando con le loro subdole manovre il prezzo del petrolio artatamente verso il basso, che farà, restituire il "maltolto" con un Robin Hood subsidy?
2. Pochi giorni fa ci raccontava che sempre quei maledetti speculatori "pompavano" il prezzo del petrolio per rifarsi dalle perdite sui mercati finanziari; ma com’è che oggi hanno deciso di fare perdite su entrambi i fronti, deprimendo le borse e anche il prezzo del petrolio?Che siano diventati scemi?
Ieri è stata una buona giornata per il capitalismo. Dopo il salvataggio con una garanzia pubblica di Bears Stern in primavera e di Fannie Mae e Freddie Mac il mese scorso, si era diffusa l’impressione che il governo americano avrebbe salvato chiunque: oggi le banche, domani le case automobilistiche e le linee aeree, dopo domani chissà. Invece, con grande coraggio, il segretario del Tesoro statunitense Henry Paulson ha detto basta. Il costo è stato elevato, il fallimento della terza/quarta banca d’investimento al mondo, ma il mercato ha impiegato meno di cinque minuti a capire. E Bank of America ha comprato Merrill Lynch senza alcuna garanzia pubblica e ad un premio di 70 per cento sull’ultimo prezzo di mercato. Oggi la cintura di liquidità di cui ha bisogno AIG sarà anch’essa offerta dal mercato. Il Tesoro e la Fed si limitano ad un’opera di coordinamento utile e che non costa nulla. E’ una svolta importante, la vittoria del mercato. Con buona pace di chi ripete che ciò che accade negli Stati Uniti è la prova che il è capitalismo finito.
17 settembre, postilla
Ieri avevamo tirato un respiro di sollievo. La coraggiosa decisione del tesoro americano di lasciar fallire Lehman, sembrava rappresentare una svolta: banche, case automobilistiche, linee aeree, assicurazioni, avrebbero dora in poi dovuto arrangiarsi da sole. Oggi il governo americano ha dovuto smentirsi. E una cattiva notizia perché significa che la situazione finanziaria continua ad essere molto grave. Ma è anche una buona notizia perché dimostra che leconomia del mondo è nelle mani di persone responsabili che non decidono guidate dallideologia (come pure qualcuno ieri, a Washington, suggeriva), ma dal buon senso.
Fg
Mi spiegate il mistero? Sull’Alitalia si sono versati fiumi di inchiostro, migliaia di ore di interviste, i sindacati combattono come gli ultimi giapponesi nella giungla, i politici si scannano e ci costruiscono sopra campagne elettorali. I media volteggiano frenetici. Eppure, stiamo parlando di una compagnia decotta da anni, che è costata fiumi di denaro ai contribuenti, che offre un pessimo servizio e che oltretutto coinvolge relativamente poco i cittadini. La metà degli italiani un aereo probabilmente non l’ha mai preso, e gli altri quando possono evitano Alitalia, visto i prezzi. Quanto ai lavoratori in esubero poi, con tutto il rispetto per la loro situazione, si tratta infine di poche migliaia di persone, oggettivamente privilegiati prima e ora comunque protetti dalla rete degli ammortizzatori sociali rafforzata dal governo proprio per loro. In più, molti sono altamente specializzati, e non avranno eccessivi problemi a trovare un nuovo lavoro. Negli stessi giorni dello psicodramma Alitalia, è stata annunciata la riduzione di 90.000 insegnanti in un triennio (dicesi, novantamila). Già è una categoria mal pagata e bistrattata, ora il taglio colpirà soprattutto i precari. Ammortizzatori sociali? Nessuno, nonostante i costi sociali siano multipli interi rispetto al caso Alitalia. E sì che si tratta di lavoratrici (sì, perché sono quasi tutte donne) impegnate in un servizio fondamentale che direttamente o indirettamente coinvolge, tra utenti, figli, e nipoti, la quasi totalità delle famiglie italiane. Eppure i sindacati pigolano debolmente, i politici al più scrollano le spalle, e i media vi dedicano qualche annoiato servizio, tra l’antipasto e la cena. Al di là del giudizio sulle scelte di politica economica, non è un po’ strano? Non sarà un altro esempio dello strabismo dell’opinione pubblica italiana? Oppure, è che il glamour delle insegnanti non può competere con quello delle hostess?
Il primo dovere del commissario straordinario di Alitalia è assicurare il funzionamento dell’azienda. L’articolo 52 della legge sull’amministrazione straordinaria consente al commissario di accendere finanziamenti che godono di priorità assoluta su tutti gli altri debiti. Ciò è stato fatto per Parmalat, con una situazione debitoria superiore a quella di Alitalia, ed è atto normale in tante situazioni di dissesto, in Italia e all’estero.
Non era ragionevole ipotizzare che una soluzione definitiva per Alitalia si concretizzasse in sole due settimane dall’apertura della procedura, nemmeno quella della vendita a CAI, che si dice dovrebbe iniziare a volare dal 1° novembre. Per questo, era preciso dovere del commissario sin dal suo insediamento il 29 agosto scorso, assicurarsi che vi fossero risorse sufficienti per la continuità aziendale fino alla vendita, o in mancanza, reperirle sul mercato dei finanziamenti.
Non è chiaro, ora, come l’eventuale firma dell’accordo fra CAI e i sindacati possa generare la liquidità per il carburante, se questa davvero non vi fosse. Le dichiarazioni odierne, secondo cui potrebbe mancare il carburante per gli aerei sin da lunedì, generano dunque seri interrogativi qualunque sia il loro grado di fondatezza.
LEurostat ha comunicato che nel secondo trimestre 2008 le economie europee stanno rallentando rispetto al primo trimestre: il Pil è rimasto fermo (-0,1%) nellEuropa a 27 ed è sceso più marcatamente (-0,4%) nellarea euro. Il rallentamento ha soprattutto a che vedere con il netto peggioramento delleconomia tedesca che nel primo trimestre 2008 aveva fatto registrare un +1,3% grazie al traino delle esportazioni nellEst Europa, in Russia e in Cina e a una sostanziale tenuta dei consumi. Nel secondo trimestre, la festa è finita. Il Pil tedesco è sceso dello 0,5%, la riduzione più consistente in tutti i paesi europei. E le brutte notizie proseguono anche nei mesi più recenti. Le vendite al dettaglio in Germania sono scese dell1,5% in luglio, più o meno come in giugno, dopo che nei mesi precedenti si erano alternati dati positivi e negativi. E anche lavanzo della bilancia commerciale è sceso del 30% circa in luglio. Colpa della bolletta petrolifera e della drastica diminuzione dellexport. Certo, dalla metà di luglio ad oggi, tutto è cambiato: sui mercati delle materie prime la deflazione ha preso il posto dellinflazione e ora leuro si sta deprezzando nei confronti del dollaro. Ma per vedere qualche effetto bisognerà aspettare i primi mesi del 2009. Intanto, la prospettiva che leconomia tedesca entri in recessione con una crescita del Pil negativa nel terzo trimestre (si parla di recessione di fronte a una diminuzione consecutiva per due trimestri del Pil) è molto concreta.
Le brutte notizie dalla Germania sono brutte notizie per tutta lEuropa (il Pil tedesco è un quinto del Pil dellEuropa a 27). Sono soprattutto brutte notizie per lItalia per la quale la Germania rimane il principale mercato estero di sbocco. In questo scenario di rallentamento dei mercati esteri, sostenere i consumi interni, soprattutto dei meno abbienti, diventa cruciale. Per questo il governo deve proseguire con anche maggiore decisione la strada intrapresa di riduzione della spesa pubblica in modo da creare un po di spazio a mirate riduzioni di imposta che non peggiorino i nostri sempre scricchiolanti conti pubblici.
Udite, udite! Oggi, 11 settembre, l’amministratore unico della Cai – la nuova Alitalia – Rocco Sabelli ha dichiarato con riferimento alla confluenza di Air One in CAI . "Sul mercato domestico c’è la necessità di avere un maggiore presidio sulle rotte fondamentali e con Air One non lasciamo spazi ad altri competitor". Il programma dell’amministratore è chiaro: conquistare una posizione dominante e amazzare la concorrenza. Compensibile dal suo punto di vista, molto meno da quello dei viaggiatori italani che dalla concorrenza traggono beneficio. E l’autorità antitrust che fa? Vuole dare un segno di vita? O considera la faccenda irrilevante in nome di oscuri supremi interessi nazionali?
Questa è una vera privatizzazione e quindi i soci devono essere solo entità private. E’ la dichiarazione rilasciata dallA.D. di Intesa SanPaolo, Corrado Passera, ieri a Cernobbio a commento della richiesta del Governatore della Regione Lazio, Marrazzo, e del Presidente della provincia di Milano, Penati, di entrare nella cordata che controllerà CAI – la compagnia che dovrebbe rinascere dalle ceneri di Alitalia.
In primo luogo il cosiddetto salvataggio di Alitalia è in realtà la sua chiusura. Dal punto di vista “tecnico” questa è forse la cosa meno rilevante, ma dà fastidio che si metta in liquidazione un’impresa e si dica che la si è salvata.