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COME ELIMINARE QUELLA TASSA ANTIPATICA

L’Irap non è un’imposta assurda, ma non ha una buona reputazione. Genera tuttavia un gettito rilevante e quindi non può essere semplicemente abolita. Occorre un progetto per ricondurla nell’ambito del sistema impositivo più tradizionale. Poiché finanzia essenzialmente un servizio universale, la sanità, deve essere percepita su tutti i redditi. Per esempio, attraverso una sovraimposta a favore delle Regioni sull’Irpef e sull’Ires. Oltretutto, il sistema fiscale italiano tornerebbe così a essere comprensibile e comparabile con quello degli altri paesi.

LA SANITÀ DI SACCONI

Da mesi le Regioni si rifiutano di partecipare alle varie Conferenze Stato-Regioni e cercano affannosamente, e finora senza successo, un incontro risolutore con il Presidente del Consiglio. Il principale tema del contendere è il finanziamento della sanità per il prossimo biennio, che le Regioni considerano del tutto insufficiente. E infatti gli studiosi si aspettano che tutte le Regioni, e non solo quelle più inefficienti, finiranno con i conti in rosso il prossimo anno. Si osservi inoltre che a causa del blocco delle addizionali Irpef e Irap decretato dal governo, le Regioni non possono più contare su strumenti tributari propri per far fronte alle emergenze, nonostante i continui annunci di federalismo fiscale. Eppure, il Ministro Sacconi ha detto pubblicamente, alla trasmissione Ballarò di martedì scorso, che la posizione delle Regioni è sbagliata perché il governo ha invece aumentato il finanziamento della sanità di ben 3,5 miliardi nel biennio, sfidando anche il pubblico a controllare le cifre. Che succede allora? Di che si lamentano i Presidenti delle Regioni? La tabella aiuta a fare chiarezza. Sacconi non mente sulle cifre del sistema sanitario, ma cita solo i dati che gli convengono, dimenticandone altri che viceversa sono più importanti. Come si osserva dalla tabella, è vero che il finanziamento di "base" – escludendo cioè manovre e ulteriori finanziamenti – cresce di 3,5 miliardi nel biennio; ma quello "effettivo", cioè quello che davvero importa per i bilanci delle regioni, cresce solo di 0,471 miliardi nel 2010 e di 2,1 miliardi nel 2011. La ragione è che nel 2010 vengono meno i 434 milioni destinati alla seconda tranche di finanziamento per l’abolizione dei ticket (ticket che formalmente rientrano nella sovranità delle Regioni, ma che l’ultimo governo di centro sinistra ha abolito, compensando in misura insufficiente le regioni, e che il governo di centro destra ha deciso di non compensare affatto) e gli 800 milioni di risparmi sulla spesa farmaceutica (il risultato di un’azione fortemente voluta dalle Regioni, le quali contavano di destinare le economie ai nuovi farmaci, in particolare oncologici) che verranno invece trattenuti e utilizzati dallo Stato. Difficile dunque dare ragione a Sacconi.

POSTO FISSO PER CHI?

Quando parla il Ministro dell’Economia bisogna prenderlo sul serio. In cosa consiste la svolta di Giulio Tremonti sul posto fisso? Ci sono tre interpretazioni. La prima è che sia solo una mossa demagogica, politica, per “spiazzare la sinistra”, come rimarcato da diversi quotidiani e commentatori.  Se così fosse non ci interessa. Notiamo che servirebbe solo a rendere più fisso il posto di Giulio Tremonti alla scrivania di Quintino Sella.
La seconda interpretazione è che il Ministro voglia davvero intervenire dove ha voce in capitolo. Tremonti è di fatto il cassiere del pubblico impiego. Ha dunque il Ministro intenzione di assumere tutti i lavoratori precari della Pubblica amministrazione? Quanto costa? E cosa ne pensa il titolare del dicastero alla Funzione Pubblica, il datore di lavoro dei pubblici dipendenti?
La terza interpretazione è che Tremonti voglia intervenire anche fuori dal pubblico impiego, nel settore privato. Anche qui avrebbe delle leve da muovere. Ad esempio, può aumentare i costi del licenziamento individuale e limitare i casi di licenziamento collettivo per motivi economici. Tutto ciò renderebbe più sicuro il posto “fisso” di chi un lavoro a tempo indeterminato ce l’ha già. Ma esporrebbe ancora di più i lavoratori precari al rischio di licenziamento (già oggi di otto volte superiore a quello per i lavoratori con contratti permanenti).
Tremonti sa bene che non si può garantire il posto fisso a tutti. Neanche in un’economia pianificata. Lo si può fare per alcuni lavoratori scaricando tutti i rischi su chi è lasciato fuori, ad esempio i lavoratori temporanei e i disoccupati. Quello che si può fare è garantire a tutti protezione contro il rischio di perdere il lavoro, riformando gli ammortizzatori sociali in modo tale da offrire copertura assicurativa a tutti. Si può anche ridurre il dualismo fra lavoratori con contratti temporanei e contratti permanenti, cambiando le regole di accesso al mercato del lavoro per consentire a tutti un ingresso dalla porta principale. Ciò può avvenire attraverso la creazione di un sistema di tutele progressive per il lavoratore che aumenti con la durata del rapporto di lavoro. Questo è l’unico modo per permettere che la stabilizzazione dei precari avvenga senza distruggere posti di lavoro.

LA QUINTA COLONNA

Mio amato Presidente, nel giorno del dolore
Mi è d’obbligo avvertirla che temo un traditore
Colui che la difende nell’aule di giustizia
Dimostra ultimamente stolidità e imperizia

A praticar melina  grandissimo campione
Che punta dritto dritto alla mera prescrizione
Ma se deve trovare argomenti per la Corte
Gli escon solo frasi che han le gambe corte

Lui spesso si cimenta a scriver nuove leggi
Vincere in aula è  facile se hai tutti quei seggi
Ma poi c’è qualche inghippo e proprio sul più bello
Gli bocciano il giocattolo, ripassi al nuovo Appello.

Il primus super pares addotto a sua difesa,
che dirlo ai magistrati è bestemmiare in chiesa  
E quando l’ha chiamata utilizzator finale
Sperando che la grana svaporasse nel banale!

Se può lui va da Vespa e lancia i propri strali
Nel dare sulla voce non ha proprio rivali
Sa dir cose tremende guardandoti nel viso
Ti chiedi come faccia a mantenere quel sorriso

Or che non ha più lo scudo dell’Angelino Alfano
Dovrà passare spesso dalle parti di MIlano
E allora il mio consiglio, si trovi un avvocato
Con la battuta pronta, ma che abbia anche studiato.

Potemkin

LA MINISTRA E IL GIOCO DELLE TRE PERCENTUALI

In un paese ci sono tre università, l’università Virtus, l’università Fortitudo e l’università Olimpia. Il governo finanzia le tre università con 10000 euro l’anno, in maniera più o meno proporzionale alle dimensioni, quindi:
 
5000 euro all’università Virtus
3000 euro all’università Fortitudo
2000 euro all’università Olimpia.
 
Un giorno la ministra decide di valorizzare il merito e decide che il 10 per cento del finanziamento sarà distribuito in base ad esso. Allora prende 1000 euro dai 10000 e li ripartisce di conseguenza.
I rimanenti 9000 euro continueranno ad essere distribuiti per dimensioni, quindi 4500 euro all’università Virtus, 2700 all’università Fortitudo e 1800 euro all’università Olimpia. Possiamo calcolare che in questa prima fase le tre università hanno perso 500, 300 e 200 euro rispettivamente che vanno a costituire il fondo meritocratico di 1000 euro.
A questo punto la ministra calcola dei coefficienti di merito Q per ciascuna università ed escono fuori i seguenti valori:
 
Q dell’università Virtus = 4
Q dell’università Fortitudo = 3.3
Q dell’università Olimpia = 2.7
 
La ministra prende i 1000 euro ed assegna ad ogni università una quota pari a 1000 per il suo Q e diviso per la somma di tutti gli Q. Avremo:
 
fondi meritocratici per l’università Virtus = 400
fondi meritocratici per l’università Fortitudo = 330
fondi meritocratici per l’università Olimpia = 270
 
Quindi l’università Virtus avrà perso 100 euro, la Fortitudo ne avrà guadagnati 30 e l’università Olimpia ne avrà guadagnati 70. Ora la ministra divide ciascun guadagno o perdita per il finanziamento dell’anno precedente e moltiplica il tutto per 100. Risulta che l’università Virtus ha perso il 2 per cento del suo finanziamento precedente, la Fortitudo ha guadagnato il l’1 per cento del suo finanziamento precedente e la Olimpia ha guadagnato il 3,5 per cento del suo finanziamento precedente. Quindi la stessa ministra va in conferenza stampa in pieno periodo di immatricolazioni, quando gli studenti stanno scegliendo le università e distribuisce la classifica di merito
 
1) università Olimpia +3,5 per cento
2) università Fortitudo +1 per cento
3) università Virtus -2 per cento
 
Confrontate questa classifica con quella dei coefficienti di merito Q che la
ministra stessa aveva calcolato.
GENIALE!!!

DEI PREFETTI NON SI SA NIENTE

Nella settimana passata è emerso. in tutta la sua evidenza, l’attrito tra il Ministro dell’Economia e alcune banche, quali Intesa SanPaolo e Unicredit, relativamente ai Tremonti Bonds. I T-bonds sono strumenti finanziari predisposti nei giorni più caldi della crisi finanziaria dal Ministero dell’Economia per far fronte alla mancanza di adeguata capitalizzazione delle banche italiane. Avere banche con una solida capitalizzazione è importante non solo per la stabilità del sistema bancario stesso, ma anche perché dal livello di capitalizzazione dipende la capacità delle banche di fornire credito a imprese e famiglie. È per tale ragione che anche in altri Paesi si sono predisposti strumenti finanziari simili ai T-bonds. Il costo di sottoscrizione dei T-bonds è dell’8.5%, con maggiorazioni in caso di rimborso ritardato. La gestazione dei T-bonds è stata piuttosto lunga e oggi, passata l’emergenza le banche italiane hanno scoperto che è possibile, data la nuova situazione di mercato, ricapitalizzarsi con altri strumenti meno onerosi dei T-bonds. Per tale ragione molte banche, incluse le due principali, Unicredit e Intesa, hanno deciso di non sottoscrivere i Tremonti bonds. Il Ministro si è molto risentito, ribattendo che tali strumenti non erano stati pensati per le banche, ma per le imprese, affinché esse non si trovassero nell’impossibilità di ottenere finanziamenti dal sistema bancario. Le banche hanno replicato che già adesso non vi è alcuna restrizione al credito per le imprese sane. Viene da domandarsi se sia compito del Ministro dell’Economia dire quale sia il livello ottimale di credito nell’economia italiana, ma lasciamo da parte questa questione per il momento. Ha ragione il Ministro o hanno ragione le banche? C’è o non c’è un significativo razionamento del credito a famiglie e imprese?
Nel decreto che istituiva i Tremonti bonds, il Ministro affidava ai prefetti il monitoraggio delle condizioni del credito verso famiglie e imprese. I prefetti dovevano essere delle cassette postali nelle quali imprenditori e cittadini potevano riversare le loro lamentele in caso di comportamenti “opportunistici” delle banche.
Chi meglio di loro può allora dirimere oggi la controversia tra banche e Ministro? Le cassette postali dei prefetti sono piene, quasi piene o desolatamente vuote? Oggi che le loro parole potrebbero portare chiarezza, dei prefetti (e dai prefetti) non si sa niente. Non pretendiamo “la parola che squadri da ogni lato”. Ci basterebbe solo qualche storta sillaba. Almeno per dissipare il dubbio che l’operazione prefetti fosse in realtà solo un dispetto verso la Banca d’Italia.

IL RIMPATRIO

Vaga nell’aere un canto dolce e nuovo,
o una novella che sa un po’ d’antico.
E’ un patrio sentimento ciò che provo,
è la lusinga d’un abbraccio amico.

 Giunge alle orecchie mie la sua chiamata.
Oh,  gentil voce che mi rende schiavo !
Corro al confin della mia Patria amata
che un dì lasciai e da  lontan miravo.

Lascio quest’ Eden, pur se addolorato,
per ritornar nelle materne mani
di chi temea finissi dilaniato
dai lunghi artigli di tributi insani,

 di chi in quest’ora, fatti bene i conti,
ha sotterrato tale sentimento
ed al ritorno mio appresta i ponti
su cui di me cadrà il cinque per cento.

 Ma non è d’uopo che di ciò mi lagni,
chiama la Patria e non vo’ far tardi.
Altri trecento mi saran compagni,
ieri spartani oggi euromiliardi,

 nell’elargire  i nostri sacrifici
ad uno Stato dalle casse stanche,
e a tante imprese in cerca d’artifici,
abbandonate, dicon, dalle banche.

 Oh, qual sublime e qual fatale evento
questo mio slancio e questo eroico affanno !
Non finirà in quest’ora, già me lo sento,
vorrò provarlo ancor…tra qualche anno.  

L’ISTAT, LE RILEVAZIONI E UNA DISCUSSIONE SENZA DATI *

L’Istat ha affidato ad una società privata, tramite gara, alcune fasi della rilevazione delle forze di lavoro. Nulla cambia rispetto alla piena titolarità dell’indagine, che resta all’Istituto. Sempre Istat determina i contenuti e le metodologie della rilevazione ed effettua i necessari controlli di qualità in tutte le fasi del processo. La scelta ha comunque suscitato un acceso dibattito. Ma i problemi della statistica sono altri: dal continuo taglio di risorse che mette l’Italia all’ultimo posto per spesa pro-capite tra tutti i paesi europei alla scarsa flessibilità organizzativa.

L’INFORMAZIONE STATISTICA? MEGLIO PUBBLICA

L’affidabilità, imparzialità e accessibilità delle rilevazioni statistiche sono di fondamentale importanza per un sistema d’informazione democratico. Solleva perciò perplessità la decisione dell’Istat di affidare alcune fasi della rilevazione delle forze di lavoro a una società privata di ricerca. In casi simili, non ci sono garanzie istituzionali dell’autonomia e indipendenza delle ditte private esterne, sulle quali potrebbero esercitarsi pressioni indebite. E l’esternalizzazione potrebbe accrescere i costi e peggiorare la qualità delle rilevazioni.

SE SPIFFERI IL REFEREE

Il finanziamento della ricerca sulla base del merito scientifico necessita di valutazioni anonime. Poiché il valutatore spesso conosce le persone che sta valutando e ci interagisce per lavoro, solo l’anonimato ne garantisce la necessaria franchezza. È così in tutto il mondo. Il professor Claudio Fiocchi denuncia che mentre valutava alcuni progetti medici per ottenere fondi del MIUR (Ministero dell’istruzione, università e ricerca), il suo nome è giunto velocemente a conoscenza dei valutati, i quali non si sono fatti scrupoli a fargli pressione per coartagli un buon giudizio. Come riportato ieri da Repubblica, il professor Fiocchi informa il MIUR e rinuncia all’incarico. Il fatto è grave. Il danno è duplice. Getta un’ombra sullo sforzo fatto dal Ministero per fare passare un messaggio tanto ovvio quanto rivoluzionario per l’accademia italiana: premiare il merito. Dà ragione a quanti, incapaci di ottenere finanziamenti avanzando un decente progetto di ricerca, hanno cercato di screditare un meccanismo che ambiva ad allocare i fondi di ricerca solo in base alla qualità della proposta, lasciando ad intendere con ironico, sospettoso scetticismo che tanto, alla fine i soldi vanno sempre agli amici degli amici. E’ grave che il nome del valutatore sia trapelato e giunto alle orecchie dei valutati; è grave e disdicevole che questi abbiano esercitato rozze pressioni sul valutatore. Ma l’aspetto più grave della vicenda è che il MIUR abbia ignorato la denuncia di questi avvenimenti fatta dal Professor Fiocchi. Ci si sarebbe aspettata tutt’altra reazione: un ringraziamento per la segnalazione, una pronta rassicurazione sulle azioni che ne sarebbero seguite… Perché questo non è stato fatto?
Il Ministro Gelmini ha con doveroso e benvenuto tempismo annunciato che su questo fatto il Ministero predisporrà un’inchiesta. Chiediamo al Ministro che l’indagine sia rapida e rivelatrice dei meccanismi che hanno dato luogo all’episodio. Ma soprattutto che risponda alla domanda avanzata sopra: perché il MIUR non ha dato seguito alla denuncia del Prof. Fiocchi? Solo un chiarimento di questo punto e l’individuazione di eventuali responsabilità potrà restituire credibilità al MIUR e convincere i ricercatori seri, oggi palesemente dubbiosi se farlo, a continuare ad offrirsi come valutatori negli anni a venire. Nell’attesa che questo avvenga noi oggi comunicheremo al Ministero la nostra temporanea indisponibilità a fare i valutatori dei progetti, pronti a renderci nuovamente disponibili appena il caso sarà chiarito.

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