La scelta di fissare la residenza fiscale di Fiat-Chrysler nel Regno Unito deriva da una pianificazione del gruppo a livello mondiale. L’obiettivo principale non è probabilmente quello di ridurre Ires e Irap pagate in Italia. Si sposta il baricentro economico.
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Dopo anni di scarsi risultati, la sessione di negoziati per l’attuazione della Doha Development Agenda si è chiusa a Bali con il primo accordo multilaterale. E’ un passo interlocutorio verso gli obiettivi ambiziosi stabiliti dal Wto, sostanzialmente mai raggiunti.
L’accordo Fiat-Chrysler è la logica conclusione del percorso iniziato con il salvataggio della casa americana. Ma la vera sfida inizia adesso. Dal controllo della famiglia Agnelli alla modalità produttiva e al ruolo dei sindacati, negli Usa e in Italia.
I lavori pubblici hanno risentito in modo particolare della crisi. Partono solo le opere minori, da avviare rapidamente con le poche risorse disponibili. Si applicano perciò procedure più semplici, ma meno competitive. La strutturale mancanza di trasparenza. I risultati di uno studio sulla Toscana.
La Legge di stabilità introduce la cosiddetta “Google tax” e al contempo prevede interventi a sostegno dei libri. L’intento è apprezzabile, ma si tratta di misure estemporanee, che non prefigurano una strategia di lungo periodo su obiettivi chiari ed espliciti.
Il piano industriale alla base dell’accordo Indesit imbocca l’unica strada percorribile perché l’Italia resti centrale nelle attività delle grandi aziende manifatturiere, mantenendo alti livelli di occupazione. Ma ci sono importanti questioni irrisolte.
Nel 2013 il turismo italiano ha vissuto una profonda crisi di domanda interna. Ora i timidi segnali di ripresa trovano un quadro mutato. I turisti arrivano dall’Europa e dal mondo intero. E le imprese hanno nuove forme. Spesso innovative, talvolta hanno atteggiamenti disinvolti sulle regole.
La ripresa del finanziamento alle aziende è fondamentale per la ripresa del paese. Non solo attraverso le banche. Destinazione Italia propone alcune misure per indirizzare verso l’impiego produttivo parte del risparmio nazionale e per catturare l’interesse di investitori qualificati internazionali.
L’Italia deve abbattere il debito pubblico e così tornano di moda le privatizzazioni. Ma non avremmo forse maggiori benefici da un aumento della partecipazione dello Stato nelle aziende sane? Una prospettiva solo contabile rischia di compromettere ulteriormente la nostra posizione in futuro.
Per ridurre il debito pubblico si ipotizza di cedere una parte delle partecipazioni azionarie dello Stato. Ma potrebbe essere meno conveniente di quanto appare a prima vista. Perché i rendimenti sono superiori al costo medio del debito. I parametri che dal 2016 acquisteranno maggiore importanza.